Filiera della canapa, primo tavolo tecnico al ministero
Folta partecipazione alla convocazione del 28 febbraio 2017 per il Tavolo tecnico sulla filiera della canapa voluto dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. In tanti hanno affollato la Sala Cavour nella sede del dicastero per confrontarsi sulla nuova legge 242 e su come procedere con altri appuntamenti per disegnare i prossimi e futuri decreti attuativi, circolari ministeriali, fornire idee e tracciare una panoramica completa sulle esigenze del settore.
Presenti grandi associazioni come Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, Confederazione Italiana Agricoltori, Coldiretti, con rappresentanze di settore e realtà come le associazioni Canapa Live o Canapa e Filiera.
“Oggi è stato solo l’inizio, serviva a riunirci tutti e a mettere le prime carte sul tavolo – ha rimarcato Emiliano Stefanini, presidente e fondatore dell’associazione culturale Canapa Live – Ci sono stati punti di incontro condivisi, ma su due elementi ho già ravvisato una certa preoccupazione. Primo fra tutti un tentativo di ‘interpretare’ l’utilizzo delle biomasse per produzione energetica: nella nuova legge 242 è scritto con estrema chiarezza che l’aspetto è limitato alla sola autoproduzione di energia da parte delle aziende, non è consentito altro. Eppure c’è chi durante l’incontro ha posto il quesito se sia possibile l’utilizzo in chiave estensiva al dottor Giovanni Di Genova (dirigente del ministero, ndR) il quale ha risposto in maniera non chiara. Ma la legge lo è. Poi c’è la questione della fissazione dei limiti di Thc nel comparto alimentare; non si è capito bene se con un decreto attuativo, una circolare ministeriale… ma la vera preoccupazione è un’altra”.
“Abbiamo raccomandato che ci si adegui ai pareri emessi in ambito europeo – ha proseguito Stefanini – Per il settore alimentare si dovranno fissare limiti per il Thc nel seme e nei suoi derivati, quindi olio e farine, ma auspico che non siano limiti particolarmente restrittivi rispetto all’Europa, perché potremmo trovarci all’improvviso in una situazione di concorrenza dannosa per i nostri prodotti. Avere, per esempio, la possibilità di vedere sugli scaffali, in vendita, una tisana che arriva dalla Germania con determinate caratteristiche e prezzo, mentre un nostro prodotto equivalente non potrebbe essere distribuito. In Italia vedo un grande futuro per la canapa, soprattutto nel settore alimentare e in quello terapeutico. Ma bisogna agire in fretta perché oggi, senza una regola ancora fissata in ambito alimentare, vedo fare un po’ di tutto – conclude Stefanini – C’è per esempio chi effettua estrazioni o manipolazioni da infiorescenze della canapa.”.
“Un altro punto critico è la mancanza di impianti per la lavorazione e, ancora di più, l’assenza di poli sementieri italiani utili alle piantagioni; poli che sarebbero necessari per affrancarci dalle forniture estere. È un punto su cui tutti abbiamo concordato. Rimango pessimista sul fronte delle potenzialità per il commercio di fibre, visto che ne importiamo di prima qualità dall’Asia, lavorate con macerazione ad acqua e al prezzo di 700/800 euro a tonnellata: una concorrenza difficile da sconfiggere. Vedrei meglio la fibra per il tessile; come ho potuto rilevare direttamente in Cina, in quella Nazione hanno piccoli impianti da 30/40 mila euro, abbastanza elementari, ma capaci di produrre fibre lunghe e che danno l’impressione di essere frutto di antichi brevetti italiani: sarebbero perfetti per i nostri laboratori del tessile”.
Altro parere sull’incontro del 28 febbraio è quello di Antonino Chiaramonte, presidente e fondatore dell’associazione Canapa e Filiera, personaggio che ha notato con grande soddisfazione la grande partecipazione a questo primo vertice generale post-legge. “Si era veramente in tanti; tutti gli invitati sono arrivati e c’era voglia di confronto – ha detto Chiaramonte – Come avevo preannunciato, ho spinto soprattutto sulla necessità di avere dei poli sementieri italiani, fattore imprescindibile per la crescita sicura della nostra filiera della canapa. Poi l’importanza della bioedilizia, intesa come vera valvola di sfogo e di sicura crescita sul fronte delle fibre da canapa, suggerendo un piano di ristrutturazione immobiliare nazionale. Gli elementi canapa-calce, canapa-argilla, sono perfetti per ottenere case termicamente efficienti e salubri. In passato sono stati fatti importanti passi legislativi sull’edilizia, sull’ammodernamento e su facilitazioni in questo senso, come sull’adozione dei doppi vetri e di altri elementi per il miglioramento energetico degli immobili: è il momento di muoversi per l’utilizzo di fibre da canapa che possono dare un apporto decisivo”.
Su come le regioni si stiano adeguando alla legge 242, le visioni di Chiaramonte e di Stefanini differiscono. Mentre per il primo esiste una seria “preoccupazione diffusa per come le regioni si stanno muovendo in ordine sparso, con provvedimenti interni dissimili e senza coordinamento con il ministero”, per Stefanini invece non esiste dubbio, “o si disconosce l’ordinamento costituzionale, oppure si devono rispettare le libertà di scelta delle singole amministrazioni regionali”.
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