Cannabis terapeutica in Italia: la produzione risulta ancora sottodimensionata
E’ di pochi giorni fa la pubblicazione delle raccomandazioni rivolte ai medici che prescrivano, ai sensi della normativa vigente in Italia, canapa terapeutica a diverse classi di pazienti (vedi precedente notizia). Dalla stessa circolare ministeriale si evince tuttavia che, in confronto a quanto noto sugli effetti della cannabis ricreativa, “non ci sono altrettante informazioni nel caso dell’uso medico della cannabis”. Gli studi clinici sono infatti ancora tutti da realizzare e si è alle fasi iniziali nella conoscenza di terapie che potrebbero rivelarsi rivoluzionarie e foriere di grandi ricadute positive.
Alcuni dati su cui riflettere
Nell’attesa di sviluppare pienamente una produzione nazionale di cannabis terapeutica (per ora possibile solo presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze), la pianta a uso farmacologico è stata finora importata (dai Paesi Bassi) dietro prescrizione medica. Secondo il Min Salute, nel 2016 sono stati importati legalmente in Italia 240 kg di cannabis terapeutica; nel 2015 erano stati 150 kg e nel 2014 70 kg.
“Anche se le cifre sono cresciute, rappresentano solo la punta dell’iceberg. L’importazione infatti richiede tempi lunghi: possono trascorrere anche 4-5 mesi, il che non assicura una continuità reale nella cura”, così ha sottolineato, riportando i dati suddetti, lo scrittore e giornalista Fabrizio Dentini, il quale ha introdotto la mattina del secondo giorno di convegni a Canapa Mundi, dedicato proprio alla canapa terapeutica.
Ciò, secondo Dentini, ha creato una pericolosa area grigia nella quale molte persone sono costrette a rivolgersi al mercato nero (cioè allo spaccio), oppure all’autoproduzione, commettendo un reato penale.
Il relatore ha aggiunto: “Tanto per fare un confronto, in Italia, che ha il doppio della popolazione del Canada, le persone che sono riuscite ad avere accesso alla cannabis terapeutica nel 2016 sono state solo 450. In Canada, nello stesso anno, sono state 145mila, per 8 tonnellate distribuite di farmaco. Quel paese, infatti, ha deciso di compilare una lista di produttori autorizzati (circa una quarantina) i quali, sempre a seguito di una prescrizione medica, possono rifornire mensilmente i pazienti delle dosi prescritte”.
Quello che secondo Dentini è fondamentale, sarebbe creare una cultura medica sulla canapa, sfatando preconcetti che possono ritardare la possibilità, per molti malati alle prese con forti sofferenze, di accedere alle terapie. Dentini è il curatore del blog Canapamedica.it, dove raccoglie, suddivisi secondo la patologia sofferta, i racconti di tante persone comuni che, per motivi di salute, si sono imbattute nella canapa e hanno imparato a riconoscerla come preziosa alleata nel percorso che ogni malato compie per rendere la propria vita il più possibile simile a quella dei sani.
“Il tempo di una persona malata – ricorda Dentini – non è quello di una persona sana. Il nostro sistema sanitario deve avere la capacità di comprendere prima di tutto questa sofferenza e anzi dovrebbe coinvolgere i pazienti per una più ampia e accurata casistica che possa contribuire alla conoscenza clinica in materia”.
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