La Corea del Sud ha fame di canapa e il Canada ne approfitta alla grande
Tanti semi di canapa rimasti in magazzino e una crescita della resa delle piantagioni hanno determinato una flessione nell’utilizzo dei campi per la coltura di questa pianta. Questo è quanto avvenuto in Canada nel 2016, tanto che il Paese nordamericano ha dovuto trovare uno sbocco tutto nuovo. La Corea del Sud ha fame di canapa e il Canada ne approfitta, senza contare che sta mirando alle grandi promesse di altri mercati asiatici, ben più grandi.
Il 2017 acquista grandi potenzialità di crescita per la canapicoltura in Canada e, nell’ambito degli agricoltori dello Saskatchewan, provincia del Canada occidentale, è lo stesso Garry Meier, presidente di Hemp Productions Services, ad aver già ribadito il concetto di sviluppo in mercati esteri sottolineando i ben noti vantaggi nutrizionali dei prodotti derivati dalla pianta. La Hps è in Canada il maggiore fornitore all’ingrosso di canapa e il più grande esportatore di prodotti alimentari del settore verso i mercati asiatici.
Un andamento confermato anche da Russ Crawford, presidente della Canadian Hemp Trade Alliance in merito alle esportazioni in Asia e Corea del Sud: “Siamo passati da esportazioni di semi per un valore di 600.000 dollari ai 45 milioni di dollari”.
I coltivatori dello Saskatchewan e trasformatori hanno lavorato molto per soddisfare la domanda di esportazione per il raccolto multi-uso, tanto che la canapa è utilizzata in tutti i tipi di prodotti, dalla carta al tessile passando per l’abbigliamento. La pianta e le sue lavorazioni hanno però trovato la loro forte vocazione per un utilizzo nel settore della nutrizione e degli integratori.
Con il mercato in espansione fra Europa e Asia, i produttori canadesi di canapa si sono fatti strada in Corea del Sud anche grazie ad alcuni spot pubblicitari ben mirati. In questo modo il prodotto ha preso un suo largo spazio negli scaffali dei negozi e si è affermato in varie forme. C’è anche da considerare che lo “sbarco” canadese in Corea del Sud, prefigura uno sbocco allargato (e prossimo) per i semi di canapa e per gli alimenti derivati, verso i mercati del Giappone, Taiwan, Thailandia e Cina.
La più grande richiesta nello Stato di Seul è per i cosiddetti cuori di canapa che sono semi appena sgusciati, da poter aggiungere agli alimenti per un potente apporto di di proteine, Omega-3 e Omega-6.
Ma non si sono fermati qui: la canapa è usata anche per trarre proteine in polvere e come supplemento in sostituzione delle compresse di olio di pesce.
“La composizione in acidi grassi e aminoacidi nella canapa è stata identificata dai nutrizionisti come simile a quella del pesce – ha aggiunto Garry Meier – La domanda supera rapidamente l’offerta proprio per le limitazioni del mercato del pesce. Così la canapa rappresenta un modo molto gustoso, molto appetibile per sostituire il prodotto ittico e suoi derivati. Ciò che in quei mercati stanno notando è che la canapa stessa sta per diventare un gruppo alimentare mancante nella loro dieta. La percezione del prodotto del Nord America come incontaminato, sta aiutando il flusso dei prodotti della canapa. Prevediamo che la domanda sia destinata a continuare nella sua crescita, così stiamo modificando e stabilizzando la filiera per cercare di ampliarci e soddisfare questa condizione”. La Corea del Sud ha fame di canapa e il Canada si struttura, evolve e si prepara alle esigenze di quel mercato.
Questo e altri elementi spiegano la nuova crescita della canapicoltura canadese che nel 2016 ha registrato una flessione, con superfici coltivate fra i 12.000 e i 20.000 ettari mentre nel 2015 gli ettari utilizzati erano 35.000. Con il nuovo e vincente sbocco nei mercati esteri, asiatici e della Corea del Sud in particolare, la previsione per il 2017 pare si attesti su 60.000 ettari coltivati a canapa, necessari a soddisfare le ampliate necessità di esportazione.
Il calo 2016 è stato determinato in buona parte da un’eccessiva rimanenza di semi nei depositi delle aziende che si occupano della canapa alimentare per una momentanea stasi del mercato e per un aumento di resa delle coltivazioni passate da 500/700 chili a 900 per ettaro.
Nello stato nordamericano i coltivatori hanno facilitazioni nel passaggio alla coltura della canapa nella misura di 85 centesimi massimo (60 centesimi di euro) per 450 grammi di produzione (per la canapa organica i contratti prevedono un rendimento pari a 1,85 dollari per lo stesso quantitativo). Andando oltre i 450 chili ogni mezzo ettaro, il rendimento lordo è di 1.600 dollari a ettaro.
Il Canada ha poi tolto norme restrittive e di super controllo per chi si dedica alla canapicoltura: dallo scorso novembre gli agricoltori possono scegliere i campi al momento della semina senza identificare i terreni e darne comunicazione alle autorità prima di procedere; l’obbligatorietà dei test sulla presenza di Thc è stata eliminata per una vasta varietà di piante ed è stato tutto accorpato in un’unica licenza agricola a differenza delle diversificazioni del recente passato. Questo solo per dare una breve panoramica dello snellimento normativo e di controllo.
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