Confronti all’Unione Europea sulla filiera della canapa: sicura fonte di sviluppo, ma richiede unità
C’è grande attenzione in Europa sull’evoluzione della canapicoltura, sviluppata nei paesi dove non ha mai smesso di esistere, ha rappresentato una grande risorsa economica piena di grandi potenzialità. Si susseguono confronti all’Unione Europea sulla filiera della canapa e la cosa interessa molto Italia e Grecia alla ricerca di sbocchi economici.
La pianta si è rivelata dalle grandi proprietà nutraceutiche, perfetta per la bioedilizia, bioingegneria, settore tessile, medico, migliaia i possibili utilizzi.
Lo scorso 7 marzo molte realtà fra associazioni, gruppi di canapicoltori, realtà fieristiche, studenti delle facoltà di Agraria, tecnici e professionisti che operano nel settore hanno partecipato a un incontro organizzato a Bruxelles, al Parlamento Europeo, “I molteplici usi della canapa: rigenerazione del suolo e bio-economia”, momento che ha visto relazioni espresse da studiosi, operatori, esperti, rappresentanti della Commissione Ue.
A coordinare i lavori, gli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini e Marco Zullo, che hanno preso l’impegno di continuare ad occuparsi del tema canapa nelle commissioni Ambiente e Sanità e Agricoltura, di cui fanno parte.
Fra i relatori, Rachele Invernizzi (Federcanapa), Manuela Tolve (Lucanapa), Gianmaria Iorio (Campanapa), Michele Giacalone (Canopea Srl), Davide Busatto (Assocanapa Veneto), Antonio Formisano (Università di Napoli, Dipartimento ingegneria e architettura), Tomasz Calikowski e Michel Quicheron (Commissione Ue). Inoltre, erano presenti vari operatori, esperti e studenti provenienti da molte regioni italiane.
Parte del resto del mondo si è già organizzato. Realtà estere come il Canada hanno creato una filiera potente, capace di proporsi in mercati esteri come la Corea del Sud (leggi l’articolo) come testa di ponte verso Cina, Giappone e paesi limitrofi. Il segreto è stato quello di sfruttare principalmente le proprietà nutritive e di apporto in elementi benefici, come l’alto carico di Omega 3 e 6, proprietà capaci di sostituire anche l’apporto di elementi nutritivi del pesce.
L’Europa non può restare indietro in questa gara sulla canapa industriale che è capace di rispettare l’ambiente e trovare risorse ecocompatibili da impiegare in una miriade di settori. Al momento i paesi membri stanno andando in ordine sparso, ancora peggio sull’uso medicale della canapa, come dichiarato in precedenza dall’Eiha, l’European Industrial Hemp Association (vedi articolo).
E proprio l’uso medico sta al centro di confronti all’Unione Europea sulla filiera canapa, come quello di fine 2016 proprio al Parlamento europeo che ha ospitato la prima Conferenza Internazionale sulla cannabis medica riunendo esperti, medici, pazienti e rappresentanti del settore provenienti da 11 paesi: “La cannabis è il settore in più rapida crescita per le economie degli Stati Uniti e di Israele – dichiarò Stelios Kouloglou del Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea – L’UE è rimasta indietro”, concetto sottolineato anche da Majda Robić, direttore del World Hemp Congress: “Per l’industria statunitense legata alla canapa si prevede un valore di oltre 40 miliardi di dollari entro il 2020. Quella europea può raggiungere la stessa scala, ma richiede un linguaggio comune in tutta l’UE dal punto di vista delle politiche, leggi e regole”.
Ancora prima, l’appuntamento di febbraio 2016 sempre all’Ue con un focus internazionale indirizzato soprattutto alla Grecia, altro antico Paese produttore di cannabis e molto interessato agli sviluppi futuri in termini di lavoro e sviluppo economico.
Tornando all’ultimo incontro di Bruxelles del 7 marzo 2017, è stato sottolineato come la canapa sia una delle materie prime più sottovalutate e bistrattate, perché il suo utilizzo è stato associato stupidamente e volutamente solo alle controversie sull’uso come stupefacente. Una strumentalizzazione montata ad arte per consentire alle lobby del petrolio, alle industrie del tabacco, e dell’alcool e ad un mucchio di aziende chimiche e dell’edilizia, di non avere come concorrente temibile una risorsa di questo tipo.
Dalla pianta della canapa industriale infatti si possono ricavare tessuti, corde, farine alimentari, oli, fino ai materiali per l’edilizia sostenibile.
In più, le piantagioni di canapa, coltivate su terreni inquinati, sono usate anche come metodo di bonifica per ridurre gli effetti devastanti dell’uomo sul clima e sull’ambiente. Per l’Italia le colture di canapa sarebbero molto importanti per bonificare tantissimi siti industriali: dall’Ilva di Taranto alla Terra dei fuochi, dalle aree ex Enichem in Puglia e Calabria, all’ex Liquichimica di Potenza. Poi ci sono ex discariche e centinaia di discariche abusive da risanare (vedi qui una panoramica sulle proprietà).
Ed ecco venire i nodi al pettine per la realtà italiana che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha letteralmente demolito il suo grande patrimonio agricolo della canapa, capace di essere nel passato il secondo produttore al mondo. Adesso è tutto da riorganizzare, si deve quasi ripartire da zero. Come sottolineato dai rappresentanti delle associazioni e delle aziende all’incontro organizzato al Parlamento Europeo, uno dei problemi da affrontare è quello che mancano i macchinari per utilizzare pienamente la fibra di canapa industriale e renderla remunerativa sul piano economico. Un appello è stato lanciato alle università italiane affinché si occupino di questo settore.
I rappresentanti della Commissione europea hanno presentato i programmi di finanziamento dell’Ue che prevedono fondi per sostenere lo sviluppo della canapa. In particolare hanno presentato il Programma Life per la decontaminazione dei terreni e le misure per la bio-economia e i bio-prodotti avanzati provenienti da fonti rinnovabili.
C’è da considerare che lo scorso 14 gennaio in Italia è entrata in vigore la nuova legge sulla canapa industriale, la numero 242 del 2 dicembre 2016 (leggi qui per capire come funziona e cosa stabilisce), grazie anche alle associazioni e canapicoltori che hanno tanto lottato per ottenere dignità grazie a una norma inequivocabile. Quindi il Bel Paese sta iniziando a dotarsi dei primi strumenti per riorganizzare un settore che deve rinascere dalle ceneri.
Il dialogo in Parlamento Europeo va quindi avanti, basta ricordare l’altro importante appuntamento di un anno fa circa, a febbraio 2016, altri confronti all’Unione Europea sulla filiera canapa, ma anche cannabis medica, Stelios Kouloglou (Syriza Mep) a coordinare per un particolare focus rivolto alla Grecia con partecipazioni internazionali e un dibattito costruttivo sul valore terapeutico della cannabis e dei molteplici usi derivanti dalla coltivazione di questa pianta.
“L’evento è il terzo di una serie e intende combattere la disoccupazione e riavviare l’economia in Grecia – dichiarò Stelios Kouloglou nel suo discorso di apertura – Il primo è stato sui programmi di imprenditoria giovanile, il secondo sull’economia sociale e solidale e questo è il terza sulla canapa e cannabis farmaceutica, il loro benefico come l’impatto economico. Le cose sono molto difficili in Europa e ancora più difficili in Grecia, ma il tempo è spietato. Dobbiamo lavorare duramente per far fronte a questa sfida”.
Allo stesso congresso di inizio 2016 ancora confronti all’Unione Europea sulla filiera canapa: Francesco Tropea, analista politico dal servizio European Parliament’s Research (EPR), ebbe modo di sottolineare che la cannabis non è una novità in Grecia e in Europa in quanto era una storica produzione molto diffusa in Europa, soprattutto in Grecia, Polonia e Romania. L’Italia primeggiava come secondo produttore mondiale dopo la Russia.
Poi i vari programmi di aiuto oggi attivi in base alle programmazione agricola Ue, sostegni economici che possono arrivare fino a 70.000 euro per i giovani agricoltori.
Michael Carus, amministratore delegato dell’European Industrial Hemp Association, fondatore del Nova Institute e studioso da oltre 20 anni nel campo della bioeconomia, aggiunse, sempre a Bruxelles, che nel 2013 si registrarono 11.500 tonnellate di consumo totale di canapa e che il suo impiego nella catena alimentare è notevolmente aumentato in quanto contiene più di 20 vitamine e proteine. Molti prodotti di cannabis sono ora disponibili nei supermercati di tutta Europa.
Sempre nell’incontro di febbraio 2016, Joep Oomen, coordinatore della Coalizione Europea per una politica giusta ed efficace sulle droghe, rimarcò l’impatto finanziario della coltivazione della canapa e sottolineò che in Europa 2-3 milioni di persone utilizzano la cannabis per ragioni mediche. Dagli 85-200 principi attivi della pianta, 12 sono stati riconosciuti per le loro proprietà curative.
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