Cannabidiolo e farmaci antitumorali, perfetto mix contro cancro al cervello e mieloma multiplo
Realtà d’eccellenza italiane in campo medico e terapeutico stanno sperimentando con successo l’uso della canapa nei casi di gravi malattie. Conosciuto già da tempo il professore Massimo Nabissi, ricercatore del gruppo di Patologia ed Immunologia della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute e la realtà del suo laboratorio all’Università di Camerino dove la cannabis sta rivelando sempre più le sue proprietà, in particolare il mix cannabidiolo e farmaci antitumorali. E si passa alla sperimentazione clinica…
Nel caso specifico, fra i principi attivi della pianta, il CBD (leggi a questo articolo alcune sue proprietà) si sta rivelando particolarmente efficace contro il Glioblastoma multiforme (GBM), meno comunemente noto come Glioblastoma polimorfo, il tumore del cervello. Questa tipologia di cancro è quella più maligna e diffusa nelle neoplasie delle cellule della glia costituenti il sistema nervoso insieme ai neuroni.
Successo del CBD da cannabis anche come antagonista del Mieloma multiplo (MM) o malattia di Kahler-Bozzolo, neoplasia delle cellule appartenenti al sistema immunitario presenti soprattutto nel midollo osseo che hanno la funzione di produrre anticorpi.
La ricerca del professore Nabissi è nata di concerto con il Dipartimento di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Ancona rivelando le positività dell’interazione cannabidiolo e farmaci antitumorali e ancora di più: il “matrimonio” con il THC.
In breve ecco quanto è accaduto. Nabissi e la sua équipe sono riusciti a dimostrare che gran parte delle cellule tumorali del mieloma multiplo possiedono un recettore di membrana che risponde allo stimolo del cannabidiolo. In laboratorio si è proceduto a sperimentazioni seguendo due vie: l’effetto del CBD da solo e, dall’altra parte, in combinazione con il Bortezomib, farmaco utilizzato nella terapia “classica”.
Lo studio ha dimostrato che il cannabidiolo frena la proliferazione delle cellule malate e agisce anche in ottima sinergia con il farmaco aumentando l’azione antitumorale del Bortezomib. Stessa cosa con altri farmaci. Il CBD si è dimostrato un’ottima arma contro le neoplasie.
La sperimentazione è poi andata oltre dimostrando un’ulteriore efficacia partendo da un altro farmaco, il Carfilzomib, questa volta in combinazione con THC (tetraidrocannabinolo) e CBD contenuti nella cannabis. Il processo di formazione delle metastasi viene ulteriormente osteggiato avvalorando ulteriormente l’efficacia dell’azione congiunta di cannabidiolo e farmaci antitumorali in combinazione questa volta con il THC.
Si tratta naturalmente di prove in vitro che, però, avranno un seguito con sperimentazione diretta su pazienti colpiti da mieloma multiplo grazie a un’azienda biotech Israeliana di ricerca clinica (One World Cannabis Pharmaceutical) facente parte di gruppo statunitense e che ha avviato la richiesta per l’inizio di questa fase.
Fra le case farmaceutiche e imprese internazionali che hanno avviato fattive verifiche su questa stessa rotta, Vinergy Resources Ltd, Canopy Growth Corporation, Cannabis Sativa, Inc., Cannabics Pharmaceuticals Inc. e l’israeliana OWC Pharmaceutical Research Corp molto attiva anche nella ricerca contro il tumore al cervello sfruttando anche i principi attivi della cannabis.
Passando quindi al Glioblastoma multiforme, tumore che colpisce il cervello, si è in fase avanzata alla GW Pharmaceuticals, come sottolineato dal professore Nabissi, grazie al superamento della fase clinica II per la combinazione THC/CBD-Temodal (farmaco con Temozolomide, il più utilizzato contro questa malattia). Si passerà presto alla fase III per andare oltre e avere idee ancora più chiare sugli effetti clinici fra cannabidiolo e farmaci antitumorali.
Risultati molto incoraggianti ottenuti dalla GW Pharmaceuticals che ha svolto la sperimentazione: questa fase è stata portata avanti su 21 pazienti con recidiva di glioblastoma multiforme (fase controllata con placebo randomizzato in cui 12 pazienti sono stati randomizzati a THC/CBD come terapia aggiuntiva rispetto a 9 pazienti randomizzati a placebo -più lo standard di cura-).
Lo studio ha mostrato che i pazienti con Glioblasstoma multiforme (GBM) recidivante trattati con THC/CBD ha avuto un tasso di sopravvivenza pari all’83 per cento nel corso di un anno rispetto al 53 per cento per i pazienti del gruppo che prendeva anche placebo. La sopravvivenza media per il gruppo che aveva ricevuto la combinazione dei prodotti da cannabis era superiore a 550 giorni rispetto ai 369 giorni nel gruppo placebo. Il mix THC/CBD è stato generalmente ben tollerato tranne che in due pazienti in ciascun gruppo. Fra le manifestazioni più comuni durante il trattamento, vomito (75%), vertigini (67%), nausea (58%), cefalea (33%) e costipazione (33%).
“I risultati di questo studio controllato e ben progettato, suggeriscono che l’aggiunta di una combinazione di THC e CBD a pazienti in cura intensiva con Temozolomide, ha prodotto miglioramenti importanti in termini di sopravvivenza rispetto al placebo e questo è un buon segnale di potenziale efficacia”, ha detto la professoressa Susan Short, professore di Oncologia clinica e di Neuro-Oncologia all’Institute of Cancer and Pathology della città di Leeds (Gb) presso l’ospedale universitario St James e ricercatore principale dello studio. “Inoltre, il farmaco cannabinoide – ha proseguito la studiosa – è stato generalmente ben tollerato Questi risultati promettenti sono di particolare interesse e di come la farmacologia del THC/CBD sembra essere distinta da quella dei farmaci oncologici già esistenti, ma può offrire una possibilità unica di sinergia per il futuro trattamento del glioma”.
La sperimentazione della GW Pharmaceuticals ha evidenziato ancora una volta la maggiore riuscita della combinazione cannabidiolo e farmaci antitumorali e THC-CBD in quanto i due principi agiscono in maniera differente sulle cellule tumorali quindi, insieme, sono ancora più efficaci. La combinazione con il Temozolomide ha rafforzato l’azione antitumorale.
Come più volte sottolineato dal professore Massimo Nabissi sulla situazione italiana, è ancora da vincere un certo radicamento culturale errato anche nelle istituzioni per dare finalmente il via libera alle sperimentazioni in tutte le sue fasi, finanziarle senza attendere il solo apporto del privato o l’avanzamento nel settore delle sole realtà estere, agire perciò a modello di altre nazioni europee, seguendo quanto avvenuto per esempio negli Stati Uniti o in Israele, quest’ultima all’avanguardia in questa branca della ricerca e della sperimentazione.
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