Israele è all’avanguardia per la canapa terapeutica e depenalizza l’uso di marijuana
Sono circa 23.000 i pazienti curati in Israele grazie a prodotti estratti dalla cannabis. Questa Nazione ha una produzione di oltre 400 chili di derivati da questa pianta che stanno rappresentando una svolta in terapie contro alcune forme di cancro. È un dato di fatto, Israele è all’avanguardia per la canapa terapeutica.
Forti i legami con gli istituti di ricerca statunitensi e nordamericani, oltre a quelli europei, per portare avanti studi terapeutici, in primis quelli che stanno consentendo di trovare nuove armi killer nei confronti di alcune forme di cancro. Del resto è già consolidata la conoscenza sul cannabidiolo (CBD) a spiccata azione antitumorale, specialmente se in combinazione con il THC e con farmaci già utilizzati nelle terapie “classiche”.
Fra i pionieri italiani in questo settore il professore Massimo Nabissi dell’Università di Camerino che ha stretti rapporti proprio con centri di ricerca israeliani per la sperimentazione clinica su quanto lo stesso Nabissi ha appurato in vitro (leggi i particolari a questo link).
Nello stato della Stella di David, il ministero dell’Agricoltura guidato da Uri Ariel, si è dato parecchio da fare a Rishon LeZion, città israeliana situata sulla pianura costiera centrale, a sud di Tel Aviv: ha investito circa 2 milioni di euro per la costruzione di serre messe a disposizione della ricerca, di quegli scienziati che vogliono approfondire l’uso medico della canapa.
Terapie da sviluppare e altre, nuove di zecca, tutte da trovare, ma non solo. Lo scopo delle istituzioni israeliane e dei vertici scientifici locali, è quello di creare anche la prima banca genetica al mondo per registrare i brevetti utili alle cure.
Un intento necessario perché “la canapa rappresenta un tesoro farmacologico ancora da scoprire, finché non è possibile garantire la proprietà intellettuale le case farmaceutiche esitano a investire nella ricerca” ha detto il professore Raphael Mechoulam (רפאל משולם) biologo e chimico israeliano estremamente noto per i suoi studi sul Δ9-tetraidrocannabinolo, il maggiore principio attivo della cannabis (lo scoprì e lo sintetizzò nel 1964). Individuò anche il CBD con il suo gruppo di ricerca all’Università Ebraica di Gerusalemme, team con il quale scoprì e isolò anche cannabinoidi endogeni, l’endocannabinoide anandamide per primo, dal cervello.
È lui che ha reso possibile la conoscenza di tantissime proprietà della canapa, ha identificato i recettori nel corpo umano che interagiscono con la cannabis e i cannabinoidi e quale legame esiste con questi recettori.
“Scoprimmo che c’era un solo composto attivo riguardo la psicoattività, il THC. Vi era un secondo componente che aveva un sacco di effetti terapeutici, chiamato cannabidiolo e ne abbiamo chiarito la sua struttura – ha raccontato il ricercatore al Culture Magazine – Sono un chimico. Io lavoro con prodotti naturali ed ero alla ricerca di qualcosa di importante nei prodotti da piante. Sono rimasto sorpreso di scoprire che, mentre la morfina era stata isolata dall’oppio quasi 150 anni prima e quindi la cocaina dalle foglie di coca, di contro la chimica della cannabis non era ben nota. Così ho pensato che fosse un buon argomento per fare ricerca”.
Il dottor Mechoulam si avvicinò alla cannabis spinto dalla sua curiosità di chimico organico che voleva scoprire qualcosa di nuovo e, tranne che in laboratorio, non ha mai nemmeno sfiorato la canapa. Tant’è vero che la sostanza da lui usata negli anni 60 del 1900 gli era fornita dalle forze di polizia, mai direttamente procurata. Tanto lavoro e passione hanno dato vita a un mondo di conoscenza e le sue scoperte stanno portando verso nuove frontiere dell’utilizzo di questa pianta.
Potrebbe sembrare strano, ma Israele è all’avanguardia per la canapa terapeutica grazie anche all’incoraggiamento della ricerca da parte di Yaakov Litzman, ultra ortodosso ministro della Salute. In ballo c’è anche un grosso giro d’affari con la creazione di una grande industria legata alla cannabis e lo Stato ebraico potrebbe diventare diventare uno dei più grandi esportatori di prodotti terapeutici della filiera: centinaia di milioni di dollari sono in vista.
Ed è proprio il governo israeliano a depenalizzare l’uso di marijuana grazie al voto bipartisan dei parlamentari di destra e sinistra, ma sono stati fissati dei militi ben netti: chi verrà sorpreso a fumarla in pubblico sarà comunque sonoramente multato, una sanzione da 270 dollari; sorpreso una seconda volta, la multa salirà a 500 dollari; la terza volta sarà possibile il ritiro della patente e, di sicuro, l’avvio alla riabilitazione; la quarta volta potrebbe comportare un ricorso al procedimento penale. La somma raccolta con le multe servirà proprio all’educazione e alla riabilitazione.
“Importante è non trattare chi ne fa uso come un criminale – ha detto Ayelet Shaked, ministro della Giustizia del governo Netanyahu – e che Israele non chiuda gli occhi di fronte ai cambiamenti globali che avvengono sull’uso e gli effetti della cannabis”.
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