Agricoltura Lazio, come “usare” la legge regionale per il rilancio della canapa
Il 2 febbraio 2017 è una data divenuta storica per la canapicoltura laziale. Proprio quel giorno, l’approvazione alla Pisana della legge regionale per il rilancio della canapa, provvedimento entrato in vigore il 3 marzo 2017, 24 ore dopo la pubblicazione sul Bollettino regionale (come stabilito all’articolo 9 del nuovo dispositivo), legge che stabilizza la materia in maniera armonica rispetto al provvedimento nazionale entrato in vigore a gennaio (link all’articolo sulla Legge 242).
La norma laziale è stato frutto di tanti sforzi, del concorso delle realtà produttive che hanno lavorato con politici e tecnici per dare forma al dispositivo finale. Il dispositivo considera azioni di bonifica da attuare grazie a questa spiccata attitudine della canapa, nelle Valle del Sacco, Valle Galeria e sui terreni vicini agli impianti termoelettrici di Civitavecchia.
Finanziamenti pari a 600.000 euro per il 2017 e il 2018: per ogni anno 100.000 euro per la parte corrente e 200.000 in conto capitale. Fra i progetti pilota, quello della ricerca di sementi e cultivar giuste per il Lazio, uno fra i passi cruciali per la nascita della filiera, come sottolineato per l’ennesima volta da Carlo Hausmann, assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca nel corso dell’evento sulla canapa organizzato il 17 marzo all’Università di Roma La Sapienza.
Ribaditi con esattezza due concetti: divieto assoluto per la coltivazione della canapa a uso ricreativo e per “ogni attività illecita finalizzata alla produzione ed estrazione di sostanza stupefacente”.
Contemplata come sola cultivar la Canapa Sativa, ricalcando come d’obbligo la regolamentazione nazionale, varietà a più basso contenuto di Thc, il componente psicotropo per eccellenza, compreso in un valore inferiore allo 0,2 e non superiore allo 0,6 per cento.
La norma è frutto dell’unione di due testi diversi, un “assemblaggio” che fu compiuto nella commissione Agricoltura presieduta da Daniele Fichera (Psi): una proposta da Gino De Paolis (Sinistra italiana – Sel) più altri consiglieri e la seconda frutto del lavoro concluso dal Movimento Cinque Stelle.
Emblematico quanto recita il primo articolo della legge regionale per il rilancio della canapa riguardo al nuovo clima e al riconoscimento di una filiera agricola che si sa bene essere carica di potenzialità e promesse (clicca qui per il testo integrale della legge regionale del Lazio):
“La Regione, nel rispetto della normativa europea e statale nonché nel quadro della ruralità multifunzionale e sostenibile, promuove la coltivazione, la trasformazione, la commercializzazione e la filiera della canapa nonché la strutturazione delle relative filiere produttive finalizzate a sostenere la competitività e la diversificazione produttiva delle imprese agricole e a favorire, nell’ambito delle proprie politiche agricole, ambientali e industriali, l’integrazione fra i processi agricoli e i processi industriali, contenendo l’impatto ambientale in agricoltura, il consumo di suolo e tutelando la biodiversità”.
I progetti pilota rivestono un ruolo fondamentale assoluto perché saranno quelli che daranno il quadro esatto dello sviluppo futuro e consentiranno all’istituzione regionale di decidere come indirizzare i programmi strutturali o come inquadrare nell’ambito di questi le imprese appartenenti alla filiera della canapa.
Quindi, progetti pilota per la realizzazione di filiere produttive regionali riguardanti i prodotti derivanti dalla coltivazione, lavorazione e trasformazione della canapa nonché alla verifica della sostenibilità economica ed ambientale dei relativi processi produttivi.
Ma la natura di questi progetti andava definita meglio, ecco quindi l’articolo 2 che li mette nero su bianco e analiticamente.
Seguendo i principi generali espressi al primo articolo, devono essere considerati progetti pilota quelli contenenti, in particolare, i seguenti interventi:
a) individuazione delle varietà di canapa più idonee alla coltivazione nel territorio regionale, in base all’esito delle sperimentazioni già realizzate e delle ricerche effettuate, favorendo, in modo particolare, le varietà autoctone nazionali e, laddove reperibili, regionali, autorizzate e certificate dalle autorità competenti;
b) coltivazione delle varietà di canapa individuate ai sensi della lettera a);
c) realizzazione di campi per la sperimentazione dei diversi processi produttivi;
d) realizzazione di impianti sperimentali di prima trasformazione, in favore della produzione a chilometro zero;
e) realizzazione sperimentale delle filiere produttive della canapa, anche attraverso la meccanizzazione delle fasi di coltivazione, raccolta, movimentazione e stoccaggio;
f) realizzazione di impianti sperimentali per la coltivazione di piante di canapa ad uso florovivaistico;
g) impiego e test dei semi di canapa per:
- la produzione di semi decorticati ad uso alimentare;
- la produzione di olio alimentare, mediante spremitura a freddo e/o attraverso tecnologie estrattive innovative ecocompatibili e per la trasformazione in farina degli scarti derivanti dalla spremitura stessa;
- la produzione di mangimi ad uso animale;
h) utilizzo della bacchetta della pianta di canapa nel settore della bioedilizia e bioingegneria per la ricerca e la produzione di pannelli isolanti e fonoassorbenti, manufatti prefabbricati, mattoni, malte per intonaci, nel settore tessile e della carta di pregio nonché in quello energetico;
i) ricerca relativa all’utilizzazione dell’infiorescenza della canapa nel settore alimentare e parafarmaceutico;
l) creazione di una banca dei semi delle varietà di canapa selezionate, finalizzata alla produzione delle sementi di canapa a livello regionale da destinare alle aziende agricole interessate alla coltivazione della stessa, mediante la collaborazione di ditte sementiere autorizzate e convenzioni con istituti di ricerca;
m) mappatura e monitoraggio delle coltivazioni di canapa sul territorio regionale attraverso la banca dati dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA);
n) realizzazione di campi dimostrativi per l’avvio della coltivazione;
o) coltivazione della canapa a fini fito-depurativi, in particolare per la bonifica di terreni inquinati con forte presenza di metalli pesanti, con specifico riferimento alle aree della Valle del Sacco, della Valle Galeria e alle aree limitrofe agli impianti termoelettrici di Civitavecchia;
p) impiego della canapa proveniente da fito-depurazione e/o dai residui dei processi di lavorazione nei settori della bio edilizia, qualora il quantitativo di inquinanti contenuti nella biomassa lo consenta, o utilizzo della stessa come bio combustibile nei micro impianti per la produzione di energia ad esclusivo uso aziendale. E’ esclusa, sul territorio regionale, la coltivazione della canapa per la produzione di biomassa ad uso energetico;
q) elaborazione di progetti specifici per la formazione di operatori specializzati nella coltivazione della canapa.
I risultati scientifici ottenuti dai progetti pilota, dovranno essere pubblicati sul portale istituzionale della Direzione regionale competente e dell’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio.
La norma regionale intende poi favorire gli interventi previsti dai progetti pilota per mezzo di bandi attuativi dei regolamenti europei nei settori delle attività produttive, dell’ambiente e delle risorse energetiche, ma anche la concessione di contributi per la realizzazione di ulteriori interventi diversi da quelli previsti per i progetti pilota.
Tutto dovrà seguire un programma preciso di interventi stabilito all’articolo 3 che dà priorità allo studio, alla ricerca e alla realizzazione di impianti sperimentali e industriali per la coltivazione e trasformazione della canapa. E ancora, alla creazione di una banca dei semi delle varietà di canapa selezionate, finalizzata alla produzione delle sementi di canapa a livello regionale. Infine priorità anche all’utilizzo dei derivati della lavorazione della canapa in campo parafarmaceutico, alimentare e cosmetico.
Come descritto all’articolo 4, destinatari dei contributi per ulteriori interventi sono: aziende agricole, cooperative agricole e loro consorzi; associazioni operanti nel settore e di comprovata esperienza, costituite secondo la normativa vigente da almeno ventiquattro mesi; imprese, società e associazioni costituite tra imprenditori dei settori agricolo, industriale, alimentare ed ambientale.
Su tutto questo lavoro di ricerca e sviluppo andrà fatto un bilancio periodico (articolo 5) e dovrà essere la Giunta regionale a riferire tutto alla commissione consiliare competente e al Comitato per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi e la valutazione degli effetti delle politiche regionali. Quindi una relazione su: andamento dei progetti pilota fra successi e difficoltà; gli altri progetti che hanno avuto contributi; chi li ha avuti e il loro status; a seguire i dati sulle coltivazioni di Cannabis Sativa nel Lazio e le criticità nell’attuare la legge regionale.
Controlli sulla qualità e sulle componenti del prodotto potrebbero far ravvisare trasgressioni e la Regione Lazio all’articolo 6 si rifà a quanto stabilito nella norma nazionale: acquisisce i dati dei controlli effettuati dal Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei carabinieri e se fra i colpevoli vi fossero realtà che hanno avuto accesso a contributi, la stessa Regione si farà restituire l’intera somma elargita.
Gli articoli 7 e 8 fanno riferimento alle normative europee e alle disposizioni finanziarie cui fa riferimento il nuovo dispositivo regionale, i fondi dai quali prelevare il necessario per le sovvenzioni.
In più la Regione lazio “promuove all’interno della programmazione europea il riconoscimento della coltivazione della canapa come greening per i programmi di Politica agricola comune (PAC)”.
Salve,ma si sa quali sono le aziende agricole che partecipano a questi progetti pilota e su come sia andata?
Buon pomeriggio, il progetto di finanziamento è ancora in corso comprendendo (per adesso) gli anni 2017 e 2018. Comunque, anche se ora la Regione Lazio dovrà passare la prova elettorale del 4 marzo 2018, agli uffici dell’assessorato all’Agricoltura, Caccia e Pesca dovrebbero poter dare risposte. Questo l’indirizzo web con i dati di contatto (telefono e mail) anche di segreteria e direzione: http://www.regione.lazio.it/hausmann/