Cresce la canapa in Trentino, cultivar basse e adatte, nuovi strumenti come una piccola mietitrebbia cingolata
Canapa anche ai confini Nord dell’Italia e non è un’iniziativa nata da poco. Si parla di un’esperienza cominciata pian piano dal 2013 e che ha dato i primi risultati incisivi dal 2015. Canapa in Trentino, per uso alimentare, prodotti officinali e tessile, quest’ultimo già presente nella tradizione trentina del passato, in località come Bosentino, Bleggio superiore e Dorsino. A seguire gran parte delle aziende è Flavio Kaisermann, responsabile dell’Ufficio piante officinali – Dipartimento Filiere Agroalimentari della Fondazione Edmund Mach nata nel 2008, dedita alla formazione nella ricerca e nel trasferimento tecnologico in campo agricolo, alimentare e ambientale.
“Per la canapa si tratta di realtà piccole, dedite a una serie di produzioni, soprattutto piante officinali e cerealicole, che però hanno compreso che la canapa può diversificare e impreziosire la loro offerta – racconta Kaisermann – Si tratta di canapicoltura indirizzata a sfruttare le proprietà della pianta come per le altre piante officinali, per una produzione indirizzata alla cosmesi e ad alimenti con preziose caratteristiche”. Fra gli estratti, un ottimo olio emolliente, ritardante i segni dell’invecchiamento.
“Siamo ancora in una fase iniziale e abbiamo dovuto letteralmente costruire una sorta di filiera, dal campo alla trasformazione – continua – Quindi, dalla scelta delle cultivar, a quella delle macchine mietitrebbia adatte e ne abbiamo trovata una di piccole dimensioni, fino a trovare chi potesse, per esempio, partire dal seme e passare alla trasformazione ottenendo olio e farine”. Elementi scelti, “ritagliati” sulle realtà aziendali locali.
“Queste sono aziende agricole multifunzionali che coltivano anche piante officinali e che esulano da realtà come Melinda o dal fondovalle della Cavit – prosegue Flavio Kaisermann – Quindi ho introdotto la canapa nell’ottica della differenziazione e diversificazione. L’olio utilizzato per cosmetici e per alimenti, il tutto legato comunque a un ampliamento dell’offerta dei prodotti, in modo che le imprese non facessero tutte la stessa cosa”.
“Siamo partiti tre anni fa. Durante il primo anno utilizzammo la Futura 75 (ndR: arriva a circa tre metri d’altezza) per capire come andava in quattro campi. L’abbiamo raccolta anche a mano, ma le cose oggi sono cambiate molto – spiega il responsabile dell’Ufficio piante officinali della Fondazione Edmund Mach – Abbiamo visto piccole mietitrebbia cinesi in vendita su Alibaba. Una l’aveva qui un agricoltore. L’ho vista, l’usava per i cereali. Così la prospettiva è mutata del tutto. L’abbiamo provata sulla canapa finlandese, la Finola, di taglia bassa, alta circa un metro e mezzo”.
Oltretutto, diversi studi compiuti su molte cultivar, come quello portato avanti dal Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Udine, hanno evidenziato come la Finola abbia la maggior resa di olio per ettaro.
Fra ottobre e novembre del 2015 ecco le prime tappe importanti di questa crescita del settore, dove si è inserita anche l’esperienza di giovani imprenditrici agricole che a Marazzone di Bleggio superiore, a Dorsino nel comune di San Lorenzo in Banale e a Bosentino, si sono dedicate alla canapa per utilizzarne i semi in applicazioni alimentari.
Nel primo 2016, per la canapa in Trentino si è giunti a un altro deciso passo in avanti visto che dalle quattro aziende che nel 2014 si occupavano di canapa, due anni dopo il gruppo ne contava già 20, andamento ulteriormente in crescita fino a oggi: all’apertura della primavera 2017, il numero di imprese agricole che si sono occupate di canapa è salito a 25 e aumenterà ancora.
“La possibilità di meccanizzare la raccolta ha fatto partire tutto, dal recupero dei cereali, ci sono tante aziende bio; quindi anche bio in conversione con la canapa – spiega Kaisermann – La mietitrebbia in questione è larga un metro e mezzo. Con questa si recuperano anche tutti quei terreni che sarebbero stati lasciati incolti, visto che la macchina passa ovunque. Appezzamenti che sono troppo isolati e che adesso possono trovare nuovo utilizzo. Questo strumento è un cingolato e, oggi, un paio di nostre aziende sono interessate ad acquistarlo: costa 4.000 euro più le tasse, che faceva arrivare ai 6.000, ma cercando in giro, l’abbiamo trovata con prezzo finale di circa 5.000 euro. Poi, a favorire il settore, c’è la nuova legge nazionale sulla valorizzazione della filiera canapa, norma che ci ha veramente semplificato la vita: gli agricoltori hanno molte meno incombenze burocratiche da completare per portare avanti una coltura di canapa”.
In più, è il caso di aggiungere e ribadire che con la nuova legge nazionale la canapicoltura è equiparata alle altre del comparto agricolo, donando tranquillità imprenditoriale a chi ci si dedica.
“Tutto si lega: cereali e canapa in rotazione fanno sì che i primi riescano a rendere circa il 15 per cento in più, quindi sembra la soluzione ideale – prosegue – A seguire abbiamo completato la filiera per la canapa in Trentino con una macchina utile a pulire i semi: l’anno scorso in Alto Adige avevamo già chi faceva l’olio, così sono nate un paio iniziative di gruppi che seguo direttamente e che sono andati a comprare questa macchina. Abbiamo chiuso il cerchio”.
“Perplessità sulla canapa in Trentino? Se guardo da un punto di vista strettamente economico, 60/70 chili per mille metri… si fanno presto i conti – conclude Kaisermann – Ma qui si deve considerare la realtà delle piante officinali, dove noi abbiamo per esempio il marchio Trentineve, la Melissa ha otto volte il prezzo normale: chi coltiva e trasforma direttamente ottiene sui trasformati un valore aggiunto molto alto. Esempio: faccio la canapa, un po’ la vendo a olio, cento millilitri a otto euro, quindi 80 euro a litro, meno 10 per le spese di trasformazione. Ma, ripeto, oltre a quello economico ha un valore doppio, perché rende più visibile l’azienda. Va valutato un po’ tutto. Per recuperare e aumentare i quantitativi, quest’anno abbiamo provveduto alla concimazione, cosa che non avevamo portato a compimento negli anni precedenti”.
L’operazione per dare una struttura solida alla canapa in Trentino, permette quindi di valorizzare la realtà territoriale aggiungendo anche l’aspetto della canapicoltura e dei suoi frutti in prodotti di nicchia al panorama turistico e delle altre offerte locali.
Sull’uso della varietà di canapa da utilizzare, quest’anno si farà un’altra prova: “La Finola ha un prezzo pari a 14-15 euro al chilo, così quest’anno proviamo con la Uso, a semina tardiva – spiega ancora Kaisermann – Ci è stata consigliata per proprietà, resa e costi, dal dottor Gianpaolo Grassi del Centro di Ricerca per le Colture Industriali di Rovigo (ndR: sedi a Bologna e Osimo): lui stesso sottolineò come in zone anche alte, questa varietà rimane una taglia che si può raccogliere con la mietitrebbia che abbiamo in dotazione”.
sono interssato alla mini mietritrebbia da voi descrretta