Canapa e lana, innovazione nei materiali isolanti, matrimonio perfetto
Una soluzione del tutto naturale capace di soppiantare pannelli in polistirene espanso e materassi in lana grezza o altro materiale. Piena sostenibilità ambientale con il matrimonio fra canapa e lana, innovazione nei materiali isolanti, possibile, auspicabile, del tutto riciclabile e senza danno.
È una delle realtà di sviluppo amplificate anche durante lo scorso convegno internazionale Canapa Mundi, svoltosi a Roma, grazie a quanto esposto e descritto dalla dottoressa Nicoletta Ravasio, ricercatrice del Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari.
Vantaggi ecologici, di grande resa come isolante, resistenza meccanica e alle fiamme, grande capacità di resistenza agli attacchi di muffe. Un quadro molto confortante, pieno di promesse e descritto, oltre che sviluppato, dal progetto Vegetali Lino Canapa (VeLiCa) nell’ambito dell’abbinamento canapa-lino, una ricerca condotta dal CNR, dall’Università di Milano e dall’Ateneo di Pavia, con finanziamento della Regione Lombardia.
In tutto questo si inserisce idealmente anche un secondo progetto, quello dell’Associazione CanapaValleSusa che per ridare vita a filiere storiche della zona, la Valle Susa per l’appunto, prevede un connubio fra realtà produttive tradizionali, quella della lana e l’altra della canapa, come loro stessi hanno definito, “filati e filiere che si intrecciano”.
Nella proposta dell’associazione si ravvisa una strategia iniziale più rapida nei suoi effetti di ritorno economico, lasciando a un secondo tempo lo stadio industriale, a quando la coltura della canapa e gli strumenti meccanici e processi dedicati saranno più maturi e renderanno la filiera più remunerativa. Di contro il vantaggio più a breve termine, come strumento di partenza, viene individuato nella “lavorazione artigianale o semiartigianale” che “potrebbe consentirle di trovare una nicchia di mercato – descrivono su CanapaValleSusa – Se si cominciasse, seppure in piccolo, ad avviare una produzione di canapa ad uso tessile, questa potrebbe creare un interesse verso questa fibra e conseguentemente riattivare la ricerca e lo sviluppo indispensabili per modernizzare il processo rendendolo salubre ed economico”.
Così anche la lana, come sottolineano da CanapaValleSusa, deve essere riportata alla “dignità di prodotto utile e nobile qual è, e poi di trovare sul territorio quegli impianti che permettano la sua lavorazione, senza obbligarla a traslocare in giro per il Piemonte per essere lavata o cardata a norma. Servirebbero piccoli impianti, dimensionati al potenziale del territorio, senza immaginare per forza strutture sproporzionate al fabbisogno o gigantesche quantità di prodotto”.
In fondo, questo delle strutture di lavorazione e trasformazione sembra essere una problematica comune dai due mondi della canapa e della lana.
Tornando alle proprietà del materiale naturale che è possibile assemblare grazie all’abbinamento fra le due materie prime, questo renderebbe possibili vari punti di svolta e del tutto decisivi oltre che forieri di grandi vantaggi.
Esiste una tecnologia di fabbricazione dei pannelli in fibra di canapa e lana, il CNR ne ha fatto un brevetto acquisito e messo in produzione da un’industria tessile lombarda. Diversificazione, competitività sono a portata di mano dell’industria tessile italiana, come sottolineato anche da Mario Rosato, ingegnere e giornalista, personaggio che a Canapa Mundi ha fatto da apripista per la serie di approfondimenti e convegni.
Ma l’abbinamento canapa e lana consentirebbe di risolvere un grande spreco caratteristico della filiera della lana, spreco che è conseguenza della forte delocalizzazione di realtà produttive in paesi esteri caratterizzati da manodopera e costi industriali ben più bassi.
Il risultato di questa “migrazione” delle aziende tessili e, di contro, dell’importazione di filati esteri, è che in Italia si accumulano notevoli rimanenze di lana di pecora non lavorata, non trattata: questa, secondo il regolamento (CE) 1069/2009, viene classificata come rifiuto speciale di Categoria 3. Ecco cosa si trova fra le mani un allevatore: materiale da buttare portandolo agli inceneritori o in discariche (con ricadute ambientali).
L’alternativa alla distruzione di questo materiale è data da un’altra norma della Commissione Ue contenuta nel Regolamento 142/2011: in breve, affinché questa lana-sottoprodotto non sia bollata come rifiuto e resti quindi vendibile senza dover pagare per il suo smaltimento, il titolare dell’allevamento deve farla lavare in un impianto autorizzato, come stabilito dalla norma.
Un procedimento farraginoso e che non dà nessun aiuto a questa categoria di produttori italiani.
La scelta, una delle possibili e vincente, è proprio quell’abbinamento canapa e lana per la produzione di pannelli isolanti e materassi che, oltretutto, sarebbero un’alternativa ambientalmente sostenibile rispetto ai prodotti di sintesi derivati dal petrolio.
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