Cannabis, sono 30 i geni che ne caratterizzano l’aroma
Come per i vini e le varie tipologie di olio, anche i prodotti da cannabis possono assumere fragranze diverse. Oggi la cosa sta ottenendo una sempre più una spiccata rilevanza, visto che molti paesi, come l’Italia, hanno approvato leggi sulla canapa industriale per valorizzarne le filiere e norme-regolamenti per l’uso medico. Nella cannabis sono 30 i geni che ne caratterizzano l’aroma. È il risultato di uno studio condotto da ricercatori della canadese Ubc, la University of British Columbia, esplorando il patrimonio genetico di questa pianta.
Il lavoro scientifico con il suo report è stato pubblicato il 29 marzo 2017 anche sulla piattaforma web PLoS ONE, sistema a rapida diffusione di pubblicazione offerta ai ricercatori, presentazione ad alta qualità, come fosse una rivista, per gli studi che raggiungono determinati e rigorosi standard tecnico-scientifici.
Autori di questa ricerca, Judith K. Booth (Michael Smith Laboratories, University of British Columbia, East Mall, Vancouver), Jonathan E. Page (Anandia Laboratories, Lower Mall, Vancouver – Botany Department, University of British Columbia, University Blvd, Vancouver), Jörg Bohlmann (Michael Smith Laboratories, University of British Columbia, East Mall, Vancouver – Botany Department, University of British Columbia, University Blvd, Vancouver).
Come sottolineato dal professore Jörg Bohlmann (nella foto, l’ultimo a destra dei tre ricercatori), l’obiettivo dello studio “è quello di sviluppare varietà di cannabis ben definite e altamente riproducibili”, infatti l’accademico rimarca come, grazie a questa ricerca, i produttori di varietà commerciali di cannabis potrebbero avere informazioni ben più numerose e particolareggiate su aromi e sapori a seconda delle tipologie delle piante coltivate.
Nel loro lavoro di ricerca, i tre responsabili dello studio hanno individuato una trentina di geni che determinano la produzione di enzimi dovuti alla sintesi dei terpeni, molecole naturali che conferiscono l’aroma alla cannabis, così come determinano caratteristiche simili in altri prodotti a partire dal vino, tanto per fare un esempio, grazie alla loro presenza nell’uva, soprattutto nella buccia e, in parte, nella polpa.
Le piante di Cannabis Sativa producono e accumulano una resina ricca di terpene nei tricomi (peli) ghiandolari, abbondanti sulla superficie dell’infiorescenza femminile.
I terpeni o, semplificando, isoprenoidi, sono componenti principali di resine e oli essenziali delle piante: danno a ogni fiore o a ogni pianta un caratteristico odore. Da loro derivati si ottengono aromi usati in cibi e profumi, come dal pinene per usarne l’aroma nelle caramelle balsamiche. Sono anche i precursori biosintetici degli steroidi.
Classificati come terpeni, il geraniolo, il mentolo, la canfora, il limonene tipico del limone, il pinene delle resine dei pini, il mircene molto presente nella cannabis variante Purple Kush, l’isoprenolo e infine lo squalene, un triterpene che (notare il nome) è in quantità elevate, 90 per cento, nell’olio di fegato di squalo, mentre è in piccole tracce, massimo lo 0,7 per cento, nei semi di amaranto, nella crusca di riso, nel germe di grano, nelle olive e nell’olio, nel lievito, nel sebo umano e nel cerume.
Tornando allo studio che ha determinato come nella cannabis sono 30 i geni che ne caratterizzano l’aroma, i ricercatori sostengono che questi dati forniscono la base per ulteriori indagini indirizzate alle caratteristiche terapeutiche. Si deve esplorare la possibilità concreta di interazione dei terpeni della cannabis con altri principi attivi contenuti nella pianta.
Fra questi ultimi, l’E-BCP o beta-cariofillene, presente anche in rosmarino, origano, luppolo, chiodi di garofano, basilico e, in alte concentrazioni, nel pepe nero. È una molecola con effetto ansiolitico e antidepressivo, attivo su determinati recettori posti sulla superficie delle cellule umane, i CB2, detti recettori cannabinoidi: dà alla canapa aromi piccanti, dolciastri e legnosi. L’E-BCP sembra avere una marcata azione contro il consumo di alcol, adatto quindi per la cura di alcolisti, mentre il suo legarsi ai recettori CB2 aiuta nel contrastare il rilascio dei mediatori di infiammazioni: citandone solo un paio, artrite e cistite della vescica. Ma è ancora campo di grande approfondimento.
Questa spiccata proprietà riscontrata nella cannabis, accomuna la pianta a un’altra molto presente nelle cucine mediterranee, anch’essa con tale marcata caratteristica: l’origano.
Se nella cannabis sono 30 i geni che ne caratterizzano l’aroma, sta continuando l’esplorazione del genoma e dell’interazione dei terpeni con le proprietà medicinali della pianta. Secondo il professore Jörg Bohlmann sono elementi che stanno diventando fondamentali per individuare varianti di pregio fra quelle permesse dalle legislazioni delle varie nazioni, utili a caratterizzare le tipologie a seconda delle caratteristiche sensoriali e/o funzionali.
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