Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna: “La poca conoscenza frena l’uso di cannabis terapeutica”
L’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna, Amrer, ha riproposto il problema della poca chiarezza sulle regole per quanto riguarda la somministrazione della cannabis terapeutica. Al primo Convegno italiano “Cannabis terapeutica e dolore cronico” svoltosi nell’Aula Magna dell’Ospedale Maggiore di Bologna, l’associazione ha caldeggiato una tavola rotonda per fare il punto, “Cannabis terapeutica: una possibile risposta al dolore cronico” riunendo medici, farmacisti e pazienti.
Nonostante la disponibilità della cura, criticità evidenti sono rappresentate da una non chiara conoscenza delle norme esistenti, quindi da scarsa informazione, confusione e incertezza, che si manifestano a cominciare dagli stessi professionisti medici. Eppure i benefici di questa terapia sono del tutto evidenti in più aspetti, mentre sono ancora da esplorare fino in fondo le già ampie capacità contro artriti e artrosi (cliccare qui per una panoramica sulle proprietà).
Una grande sfida oggi per una cura a base di cannabis è la lotta contro la Fibromialgia, sindrome che ancora non ha un efficace contrasto terapeutico mediante i farmaci convenzionali: si tratta di una sindrome muscolo-scheletrica, detta anche sindrome di Atlante, colpisce muscoli e legamenti, porta una vasta complessità di sintomi, dolore muscolare cronico e diffuso, rigidità, astenia e disturbi del sonno, solo per citarne alcuni.
Oggi, oltre all’Emilia Romagna, altre dieci regioni (Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Veneto, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia e Lombardia) hanno stabilito che la cannabis per uso medico sia a carico del Servizio Sanitario Regionale. La terapia è legalizzata a livello nazionale dal 2013, con precisi “paletti”, è vero, ma legale, mentre è iniziata da gennaio 2017 la produzione della cannabis terapeutica da parte dell’Istituto chimico e farmaceutico militare di Firenze dando vita al farmaco di Stato Fm2.
“Nonostante la legge nazionale del 2013 e la legge e una delibera regionali che in Emilia Romagna stabiliscono l’accesso alla cannabis terapeutica a carico del servizio sanitario regionale per i pazienti con alcune forme di dolore cronico – ha rimarcato Marco Bertolotto, direttore del Centro di Terapia del dolore e cure palliative, Asl 2 di Savona – è ancora scarso l’utilizzo di questa opzione terapeutica rispetto al reale fabbisogno. I medici che sanno impiegare la cannabis terapeutica sono pochi e i farmaci di cui disponiamo per combattere il dolore cronico non sono molti”.
“È noto che la cannabis per uso medico funziona molto bene a bassi dosaggi per molteplici patologie, tra cui alcune forme di dolore cronico; i pazienti che possono giovarsene sono di tutte le età, dai giovanissimi agli anziani – ha proseguito Bertolotto – Diversi studi sono stati condotti negli anni sull’artrite reumatoide, sull’artrite psoriasica e su alcune forme di fibromialgia associata a dolori articolari diffusi. In questi casi le evidenze confermano l’effetto di modulazione della cannabis sul sistema immunitario e la sua azione riguardo il deficit del sistema cannabinoide endogeno. Avere un’arma terapeutica naturale come la cannabis, ad azione antinfiammatoria e antidolorifica, che agisce sia a livello sia centrale sia periferico, potrebbe essere una chance davvero importante per i pazienti reumatici e per i reumatologi”.
Eppure ancora questa conoscenza non si è diffusa a dovere, e l’applicazione stenta.
“La situazione è critica – ha sottolineato Daniele Conti, responsabile dell’area progetti dell’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna – Dobbiamo lavorare molto sulla formazione pubblica, sui medici di famiglia e sugli specialisti, in modo che possano prescrivere la cannabis terapeutica secondo criteri appropriati e fare in modo che non ci siano differenti velocità di accesso sul territorio”.
“La cannabis terapeutica rappresenta una potenziale chance molto importante per i pazienti che convivono con il dolore da malattia reumatica – ha proseguito Conti – in modo particolare quando il dolore cronico si dimostra refrattario ai trattamenti farmacologici tradizionali. Quando parliamo di malattie reumatiche, in abbinamento all’opportunità terapeutica rappresentata dalla cannabis per uso medico, ci riferiamo ad una vasta gamma di patologie che si differenziano molto tra di loro: reumatismi degenerativi, quali l’osteoartrosi, reumatismi infiammatori cronici come le artriti, e reumatismi extrarticolari tra cui si annoveriamo le Sindromi fibromialgiche che coinvolgono un enorme bacino di persone”.
“Tutte queste patologie – ha concluso il responsabile dell’area progetti dell’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna – hanno un minimo comune denominatore che è rappresentato dal sintomo dolore che spesso cronicizza e può presentarsi refrattario alle opzioni terapeutiche tradizionali. In questi casi, la cannabis terapeutica diventa sicuramente una importante opportunità che deve essere presa in considerazione e valutata per dare sollievo ai pazienti”.
“L’utilizzo della cannabis terapeutica potrà senz’altro occupare una posizione nella terapia del dolore nelle malattie reumatiche, assumendo un ruolo importante – ha detto Riccardo Meliconi, responsabile di Medicina e Reumatologia dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna – Al momento disponiamo di una sufficiente mole di prove di efficacia sul dolore neuropatico, mentre i dati su artriti e artrosi non hanno ancora la robustezza e il peso necessari a un uso routinario della cannabis terapeutica”.
“Tuttavia il grande interesse da parte dei pazienti reumatici nei riguardi di questa opzione terapeutica e la presenza di una legge e di una delibera regionali – ha concluso Meliconi – impongono a noi medici di utilizzarla nella pratica clinica su grandi numeri e su diversi sottogruppi di pazienti, partendo dai dosaggi più bassi, al fine di valutare i risultati e la reale efficacia. Il problema del dolore e del suo trattamento rappresenta una priorità assoluta per il paziente con patologie articolari croniche. Attualmente la terapia sintomatica del dolore si basa su FANS/COXIB (ndR: antinfiammatori non steroidei) e su antidolorifici oppiacei. Tali farmaci hanno variabile efficacia e sono comunque gravati da effetti collaterali non rari. Pertanto il controllo del dolore rappresenta tuttora un problema per il paziente e per il medico. L’introduzione dell’uso medico dei derivati della Cannabis Sativa rappresenta quindi una grande opportunità e speranza”.
AMRER Onlus Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna
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