Università e ricerca, prove di adattamento della Cannabis Sativa nell’Appennino dell’Emilia centrale
Guardando alle ricerche e agli sforzi scientifici da parte di istituzioni universitarie e centri di studio italiani, ci si accorge di essere in pieno fermento: un esempio viene proprio da un approfondimento con prove di adattamento della Cannabis Sativa nell’Appennino dell’Emilia centrale, finalizzato alla produzione di infiorescenze da destinare all’estrazione di oli essenziali.
Ne è uscita vincente la cultivar Futura 75.
Si tratta di un’analisi condotta sul campo da 11 ricercatori appartenenti a diverse realtà, Dipartimento di Scienze della Vita dell’Unimore, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, CRA-CIN, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria-Unità di Ricerca per le Colture Industriali sede di Rovigo e, infine, l’Istituto Lazzaro Spallanzani Montombraro.
Proprio quest’ultimo è stato essenziale per la sperimentazione pratica mettendo a disposizione una sua azienda sperimentale biologica che si trova nell’Appennino dell’Emilia centrale, a Montombraro (Modena).
La ricerca intendeva e intende comprendere bene l’adattamento di diverse cultivar moderne di Canapa Sativa a determinate latitudini locali e con determinati suoli, analisi mirate al monitoraggio delle piante per la produzione di infiorescenze da destinare all’estrazione di oli essenziali. Questa fase è stata conclusa nel 2016, redatta poi in uno studio il cui abstract è stato reso pubblico da pochi giorni, il tutto presentato al XIV Convegno Aissa (Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie) svolto a Campobasso nell’Aula Magna dell’Università degli Studi del Molise.
La ricerca sulle diverse cultivar per verificare l’adattamento della Cannabis Sativa nell’Appennino dell’Emilia centrale, è stata inserita in un ampio spettro di analisi riguardanti diverse colture in Italia come già suggerito dal titolo dell’appuntamento accademico, “Le scienze agrarie, alimentari, forestali e ambientali per la valorizzazione delle aree interne”.
In breve, nell’anno di prima sperimentazione svolto nell’Appennino dell’Emilia centrale sui terreni dell’azienda agricola biologica sperimentale dell’Istituto Spallanzani, sono state utilizzate tre tipologie di pianta: “Uso 31, Futura 75 e Fedora 17, sono state seminate nella seconda decade di giugno, secondo uno schema sperimentale a blocchi completamente randomizzati. Durante la prova non sono stati utilizzati fertilizzanti e prodotti fitosanitari ed è stata effettuata solo un’irrigazione di soccorso all’emergenza”, hanno sottolineato nell’estratto dello studio.
“Sono stati poi rilevati i seguenti parametri: emergenza piante, altezza della pianta, diametro colletto, biomassa aerea fresca (di infiorescenze, fusti e foglie), indice relativo al contenuto in clorofilla mediante SPAD-502 ”, hanno descritto i ricercatori. Il Konica Minolta SPAD-502 è uno strumento compatto per misurare agevolmente il contenuto di clorofilla nelle piante senza danneggiarle.
Ebbene, da quanto è emerso dai dati obiettivi sull’adattamento della Cannabis Sativa nell’Appennino dell’Emilia centrale, tutte e le tre cultivar hanno saputo adeguarsi a clima e condizioni dei terreni, ma la “Futura 75 è quella che si è adattata meglio all’ambiente di coltivazione ed ha mostrato una produzione di biomassa fresca di infiorescenze superiore alle altre 2 cultivar. Sono in corso prove di estrazione degli oli essenziali dai campioni di biomassa raccolti mediante distillatore”.
Non resta che attendere i risultati più avanzati di questo studio.
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