Attenti alla marea di canapa cinese e se lo dicono gli australiani…
Euforia. Questo il sentiment predominante del momento nel settore della canapa italiana e mondiale, poi si passerà alla fase reale e lì si saprà chi sarà riuscito a farne vera produzione e sarà entrato nel mercato. Intanto, attenti alla marea di canapa cinese.
L’incombere della Cina nel comparto della cannabis è già abbastanza noto, ma gli australiani che geograficamente sono ben più vicini all’antico Impero Celeste (poi Rosso), ne hanno esperienza molto diretta e hanno avuto modo di prendere ancora meglio le misure del fenomeno.
Anche la testata Abc Australia ha raccontato la situazione evidenziando pure le molte contraddizioni di questo settore agricolo australiano.
In breve, l’evidenza cinese sulla canapa sta per esplodere in faccia a tutti.
Anche nella patria dei canguri c’è grande eccitazione nel settore della cannabis da quando i semi sono stati approvati per il consumo umano, interesse moltiplicato dall’avvio delle prove sulla canapa terapeutica che si svolgono in tutta l’Australia oltre che nel mondo. C’è un gran parlare sul potenziale di questa nuova importante industria in Australia.
In questo panorama si inserisce la testimonianza di Colin Steddy, direttore di The Hemp Corporation, appena tornato dalla Cina.
“Quest’anno lì hanno iniziato a piantare un milione di acri (ndR: 404.686 ettari) – racconta Steddy – La Cina sta comprando anche in Bangladesh e in Africa, ma non gli basta. Preferirebbero acquistare dall’Australia per la nostra reputazione di un prodotto di qualità”.
L’Australia vorrebbe vendere e vende semi alla Cina ma, contemporaneamente, si trova in una situazione di carenza di varietà di canapa che si adattino alle esigenze interne e alle varie aree climatiche del Paese. Una palese contraddizione, uno strappo fra guadagno immediato e sviluppo di un’industria che potrebbe essere molto fiorente.
Colin Steddy di ritorno dal suo viaggio in Cina ha riportato una serie di prodotti della canapa fatti in Cina per mostrare come quel paese sta usando la canapa. Questi includono sacchetti biodegradabili in plastica e pallet per le spedizioni, ma a basso contenuto di THC la canapa viene usata anche nelle costruzioni e come fibra per l’abbigliamento, così come nei materassi e nei mobili. E siamo solo agli inizi, a pochi esempi da un’industria colossale che rischia di sommergere il mondo con i suoi derivati dalla trasformazione di canapa.
Di contro, cosa succede in Australia che vende semi alla grande Cina?
Lo ha raccontato Bob Doyle, coltivatore australiano di canapa industriale nella Hunter Valley e presidente della Australian Industrial Hemp Alliance (gruppo Facebook) che raggruppa operatori della canapicoltura della sua regione.
In breve, Doyle ha costruito un impianto di trasformazione della canapa, ma ha pure sottolineato come in Australia, al momento, ci sia ancora una limitata capacità di trasformazione della materia prima.
“Prendiamo i lunghi steli, li decortichiamo e separiamo in bast fibre o fibra vegetale dalla corteccia interna e canapulo dal cuore della canna stessa – dice Doyle – In Australia non esiste un mercato per le fibre, quindi stiamo lavorando con Colin su come aprirci un mercato in Cina. Al contrario per il canapulo c’è un grande mercato in Australia, in primo luogo nel settore edile”.
Klara Marosszeky, dell’Australian Hemp Masonry Company, coltiva la canapa, ma si è spostata nel settore edile ed è coinvolta nella costruzione di 75 case in Australia, “Abbiamo un villaggio ecologico in edificazione nella Hunter Valley e un progetto di housing sociale la cui realizzazione sta iniziando nell’Australia del Sud”.
Come sottolineato dalla stessa Marosszeky, la cattura del carbonio da parte del materiale edilizio a base di canapa è un elemento chiave della sua industria, “È possibile costruire un edificio commerciale e catturare 500 tonnellate di carbonio, perciò potremmo far assorbire il carbonio nella canapa e bloccarlo nei materiali da costruzione di questa tipologia e natura”.
Come in Italia anche in Australia c’è bisogno di semi e in più tipologie
A fronte dell’entusiasmo sul potenziale insito nella canapa, l’industria australiana ha ancora bisogno di una fornitura di semi e sue varietà che si adattino sia alle diverse regioni che ai differenti scopi finali.
Andrew Kavasilas, presidente della Northern Rivers Hemp Association nonché canapicoltore e selezionatore di varietà della NSW Industrial Hemp Association, ha lavorato sulla coltura di piante capaci di una maggiore produzione di semi ma, allo stesso tempo, più facili da mietere con i macchinari.
Kavasilas ha sviluppato nuove varietà di canapa a basso THC per l’uso nella produzione di fibre e di semi per il consumo umano: “Abbiamo tipologie più corte, più basse, che producono tutto il loro seme nella parte superiore della pianta che si può tagliare. Ci concentreremo sullo sviluppo di una varietà della Northern Rivers, ma se saremo in grado di produrre piante con più alto rendimento di omega 3 e 6, sarò veramente felice”.
La discriminante che lascia titubanti i coltivatori è il prezzo. Una volta che le varietà saranno sviluppate, gli agricoltori saranno ancora riluttanti nei confronti della coltivazione della canapa a meno che il prezzo sia giusto.
Doyle ha sottolineato che attualmente varia da 3,50 a 4 dollari al chilogrammo, per un prodotto pulito e garantito, valore che regge abbastanza bene con il grano. Comunque la canapa ha molta strada da fare per essere paragonabile all’industria del grano o del cotone agli occhi dei coltivatori.
Kavasilas ritiene che il valore della produzione di semi di canapa in Australia potrebbe essere di un miliardo di dollari entro un decennio. Basta guardare al Canada che è passata da zero nel 2002 a circa mezzo miliardo di dollari nel 2014: “Qui in Australia, credo che entro 10 anni potremo realizzare un miliardo di dollari nel settore alimentare da semi di canapa fra il mercato nazionale e quello estero”.
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