Inizio vendite per la cannabis ricreativa in Nevada dopo gli stati Usa del Colorado, Oregon, Washington e dell’Alaska
In centinaia ad acquistare la cannabis a uso ricreativo nel centro di Las Vegas, in due dei tre negozi Essence Cannabis Dispensary, The Las Vegasr Strip (Las Vegas Boulevard) e al Tropicana West (W Tropicana Ave). Negli Usa inizio vendite per la cannabis ricreativa in Nevada proprio in questo primo luglio 2017, dopo altri quattro stati, Colorado, Oregon, Washington e Alaska. Il via libera alla canapa ricreativa fu sancito anche in California, stato federato che già dal 1996 aveva legalizzato l’uso terapeutico grazie alla Proposition 215.
In California a legalizzare la ricreativa ci ha pensato la “proposition 64” (referendum a novembre 2016 con il 57,13% dei voti favorevoli) che entrerà in vigore il primo gennaio 2018: ha stabilito come i maggiori di 21 anni potranno fumare cannabis in casa o nei locali predisposti, possedere fino a 28 grammi di marijuana per uso personale e coltivare fino a sei piante di cannabis da tenere in posizione non pubblicamente visibile. La legge californiana prevede una tassazione da parte dello Stato e delle città sulla coltivazione e la vendita di erba: tassa di coltivazione pari a 9,25 dollari a oncia per i fiori e 2,75 a oncia per le foglie, con eccezioni per determinate vendite di marijuana medica e per la coltivazione; tassa del 15 per cento sul prezzo di vendita al dettaglio; valori da adeguare all’inflazione dal 2020.
Molto interessante la suddivisione dei proventi californiani da queste tassazioni (si prevede più di un miliardo di dollari l’anno) dirette verso la ricerca, verso quegli atenei che porteranno avanti studi mirati, al Dipartimento della Polizia Stradale della California, alla diffusione ed educazione nelle scuole riguardo i pericoli da dipendenze, ai dipartimenti locali e organizzazioni no-profit per “l’inserimento lavorativo, trattamento di salute mentale, il trattamento del disturbo da uso di sostanze, servizi di navigazione del sistema e collegamenti alle cure mediche per le comunità colpite in modo sproporzionato dalle passate politiche federali e statali sulla droga“.
Le imprese devono acquisire una licenza statale per vendere cannabis a uso ricreativo.
Tornando al caso del Nevada, il nulla osta legislativo che ha autorizzato questo tipo di utilizzazione della cannabis è stato dato, anche qui, a novembre 2016. Il tutto grazie alla consultazione referendaria “Question 2“ che ha visto favorevole il 54,47 per cento dei votanti.
La norma stabilisce il divieto assoluto di consumo nei luoghi pubblici come bar, ristoranti e casinò, pena una multa di 600 dollari. Anche guidare un’auto sotto effetto della cannabis è considerato fuorilegge.
La vendita è consentita solo a chi ha più di i 21 anni, ma si può fumare la cannabis solo in privato e i dispensari sono autorizzati a vendere fino a un’oncia (28,35 grammi) di cannabis a persona (o, al massimo, un ottavo di oncia di marijuana concentrata). Vendite concesse anche ai turisti.
Il provvedimento ha imposto un’accisa del 15 per cento sulle vendite di marijuana a coltivatori ci canapa. Le tasse annuali di licenza variano da 3.300 a 30.000 dollari, a seconda del tipo di licenza. La “Question 2” è stata progettata per allocare il gettito delle tasse, costi di licenza e sanzioni, prima al Dipartimento delle imposte e ai governi locali (contee e città) per coprire i costi relativi alla misura. Il restante delle tassazioni va allo State Distributive School Account.
Da come raccontano le persone presenti, l’apertura del negozio sulla strip la mattina del primo luglio e l’inizio delle vendite sono stati salutati con un urlo di gioia dai primi clienti che erano già in fila.
Secondo i dati comunicati dal Dipartimento della Salute del Nevada, sono 60 i dispensari distribuiti nel territorio dello stato nordamericano, punti dove si fornisce la cannabis terapeutica a malati dotati di prescrizione medica e inseriti in apposito registro statale.
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