La Birra alla canapa di White Tree, produzione campana e casertana pura, dalle idee e dalla materia prima… in poi
Passione ventennale per la produzione casalinga della birra, veri homebrewer. Sergio e Fabio Landolfi, fratelli con due provenienze professionali diverse, hanno dato vita a una realtà aziendale di gusto nelle terre dell’antico Regno delle Due Sicilie e hanno creato eccellenze. La Liburia, birra alla canapa di White Tree, quest’ultimo il nome dell’impresa, sfrutta materia prima locale, ma non è l’unica creazione che ha fatto parlare dei Landolfi.
Di birre artigianali ne hanno fate diverse.
Come indicato da Fabio, “ricetta dopo ricetta, è nata la pazza idea di intraprendere il grande passo nel mondo della produzione e commercializzazione della birra artigianale”, le difficoltà per piccoli-novelli imprenditori sono note ma “le soddisfazioni stanno iniziando ad arrivare come il primo posto ottenuto con la birra Easy rye nel 2016 al Premio Cerevisia organizzato dal Ministero delle politiche agricole in collaborazione con Assobirra. Nel corso di quest’anno è partito il progetto Agrimemorie da spillare ossia il nostro modesto contributo alla valorizzazione della nostra terra attraverso quello che più sappiamo fare: la birra. Nel progetto, infatti, rientrano solo birre realizzate con l’utilizzo di prodotti che identificano da sempre la nostra terra e ne rappresentano la memoria storica”.
Le birre White Tree (gruppo Facebook) del progetto Agrimemorie da spillare sono tre:
- Liburia (dall’antico nome di Terra di Lavoro) – Blond ale alla canapa 100% campana ottenuta con l’utilizzo di canapa sativa coltivata esclusivamente nel nostro territorio.
- Bubala – Milk stout con siero di latte di bufala campana di caseifici aderenti al Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana
- Antiqua (non ancora in commercio) – Birra di frumento nella quale vengono utilizzati grani antichi delle terre casertyane e campane: la materia prima è ancora al vaglio e oggetto di sperimentazione.
E qui entra in campo Sergio Landolfi, il Mastro Birraio dei due fratelli, chiara visione del prodotto e del mondo della canapa industriale per quello che è, per come dovrebbe diventare e crescere.
Sergio Landolfi: “Per quanto mi riguarda sono ingegnere chimico, mio fratello avvocato. L’idea è nata dalla mia passione, faccio birra in casa dal 1999. Dalle sperimentazioni casalinghe siamo passati alla vera produzione. La birra Bubala è l’ultima uscita, l’ultima novità, unica e mai tentata prima. Sia questa birra al siero di latte di bufala che quella alla canapa, rientrano appunto nel progetto più ampio legato al territorio, il progetto Agrimemorie da spillare. Non è una cosa semplice legare un prodotto al territorio. In questo 2017 arriveremo a una produzione che si aggirerà sui 300 ettolitri comprendendo tutte le tipologie di birre da noi imbottigliate”.
CanapaOggi: La Birra alla Canapa, primo prodotto con questa materia prima che pesca nella tradizione campana e del casertano, dell’antica Campania Felix. Come è venuta l’dea, quando e come si è sviluppato il progetto insieme a quello dal siero di latte di bufala?
SL: “La canapa è stato il primo passo, questa coltura sta prendendo piede nel territorio del Casertano, così un anno fa iniziai a informarmi fra i canapicoltori locali. L’altra idea, quella che ha dato vita a Bubala, è nata anche grazie al caso e un po’ per gioco. Mi domandai proprio come realizzare qualcosa legato alla mozzarella di bufala. Prima pensai al latte vero e proprio, ma è impossibile utilizzarlo per la birra: troppi grassi, troppe proteine. Però mi venne in mente che c’era un suo sottoprodotto, il siero. Questo portava con sé tutte le cose che mi servivano, il lattosio naturale, i minerali, poche proteine. Poteva essere un’idea valida. Così ho fatto un anno di sperimentazioni trovando la giusta combinazione e il corretto processo”.
CO: Come ha combinato gli elementi per dare vita a una birra?
SL: “Il siero ha sostituito parte dell’acqua di lavorazione della birra utilizzandolo così fin dall’inizio del processo, facendogli fare la bollitura: l’alta parte di carica batterica non mi interessava perché non volevo la connotazione acida finale che avrebbe dato alla birra. L’obiettivo era il lattosio naturale, i minerali, i profumi, i sapori che avrebbe conferito al prodotto finale. Naturalmente siero di latte di bufala certificato e solo dal circuito del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana. Per quanto riguarda la canapa, ebbi un quadro di tutti i suoi pregi e apporti nutraceutici. Come vegetale è stato più semplice da utilizzare. È un valore aggiunto per la tipologia di birra cui abbiamo dato vita”.
CO: Da qui l’utilizzo della canapa, ma come e quale parte della pianta?
SL: “Ho scelto di non utilizzare gli oli essenziali: ho assaggiato altre birre con questo ingrediente e il sapore di canapa in quei casi è sempre stato troppo forte, sembra a volte quasi finto, innaturale. Non ho voluto intraprendere questa strada perché cercavo un matrimonio di sapori più naturale e armonioso. Quindi, ho scelto l’ingrediente più genuino possibile, direttamente dalla pianta per dare sapori e profumi equilibrati. Oltretutto la canapa ha componenti aromatiche molto simili al luppolo. Il connubio è perfetto. Della canapa ho usato semi e farina. Con i primi non posso esagerare perché hanno una grossa componente oleosa che sono nemici della birra. La farina, pur conservando la parte aromatica e di proteine, manca degli oli. Utilizzare solo semi era rischioso, avrei potuto tostarli per cercare di ridurre la componente oleosa, ma avrebbe complicato non di poco l’intero processo produttivo e avrebbe mutato il sapore finale, invece volevo il tipico, leggero e naturale sentore nocciolato dei semi di canapa. Ho usato quelli integrali, non quelli decorticati, spezzati nei nostri mulini, utilizzandoli insieme al malto, lasciando invariato il processo della birra come per qualsiasi altra. Come concetto potrei affermare che ho utilizzato la canapa come quando si adoperano le spezie”.
CO: Descriva la Liburia, la vostra birra alla canapa.
SL: “È una blond ale di stile belga, con parte maltata presente ma nel modo più semplice possibile, come da birra chiara. Ho scelto questa rotta per non coprire la parte dei sentori della canapa. Se avessi fatto una birra più scura o rossa con malto più tostato e caramellato, avrei rischiato di coprire profumi e sapori degli altri elementi”.
CO: Quando sono entrate nel mercato queste due birre-novità e come avete affrontato i potenziali clienti?
SL: “La birra alla bufala è stata presentata a inizio giugno e quella alla canapa due mesi prima. Abbiamo vinto un poco di diffidenza da parte della gente spiegando bene cos’è la canapa, così laa birra viene assaggiata, piace molto e viene acquistata. Il mio dubbio e la mia paura iniziali erano non sul prodotto ma sul punto di vista commerciale. La gente non ha più idea di cosa è realmente la canapa. Partecipo sempre infatti a qualsiasi iniziativa di divulgazione sulla canapa: bisogna informare, farne capire le proprietà e riportare il mondo agricolo a questa coltura che decenni fa caratterizzava le nostre campagne. È una grande storia quella della canapa, anche per quello mi interessa. Dietro a qualunque prodotto a me interessa che ci sia una storia e da questa la parte commerciale viene da sola”.
CO: Partecipate quindi a eventi legati al mondo della canapa. Esperienze, suggerimenti, speranze per un’ottimale presentazione di questo comparto?
SL: “Sugli eventi dedicati alla canapa, bisognerebbe separare il mondo della canapa sativa da tutto il resto, altrimenti non si riuscirà a vincere e a superare il pregiudizio della gente. Se a tali festival, fiere locali, nazionali e internazionali partecipano anche altre tipologie di persone che cercano altre cose, secondo me non si andrà lontano. Bisogna separare le cose.
CO: Separazione e distinzione, per valorizzare gli aspetti della Cannabis Sativa, della canapa industriale e non confondere le idee con altre realtà?
SL: “La canapa industriale è una cosa a parte che può dare lavoro a tanta gente ed essere molto utile. Altrimenti gli resta addosso un marchio non suo e, a quel punto, saremo rovinati tutti quanti. Dobbiamo parlare a un pubblico più ampio possibile. La Sativa rappresenta un’ottima opportunità per tutti e non c’entra nulla con un altro mondo della canapa. Bisogna fare chiarezza, eliminare la confusione per evitare che il consumatore non si avvicini. Dobbiamo insistere sull’alimentare, sulla bioedilizia e su tanti altri aspetti.
CO: La situazione in Campania sullo sviluppo del comparto canapa industriale?
SL: “Molti parlano, blaterano, poi vedo molte poche persone che mettono le mani sulla terra, che sperimentano. Si deve sperare che il fenomeno non venga inquinato da altri interessi, che non si faccia un po’ la fine del tabacco. Se dovrebbe far capire ai contadini che piuttosto di mettersi a coltivare mais e grano, oggi pagati pochissimo da non valerne più la pena, si dovrebbero rivolgere alla canapa, avendo guadagni più alti. Anche in regime di rotazione delle colture, accoppiando la canapa ad altre migliorando i terreni come solo la canapa riesce a fare, a tutto vantaggio delle altre coltivazioni. La Campania avrebbe solo da guadagnarne dalla questione canapa, sia economico, sia sociale, che di salute. Dobbiamo lavorare il più possibile per cercare far tornare qui la canapa a quello che era. Con questa pianta si possono realizzare tante cose e rendere complete intere filiere. Le diverse varietà permettono di rivolgersi all’alimentare, alla bioedilizia, al tessile e a tanto altro, a seconda della tipologia di Sativa scelta”.
CO: Materia prima d’eccellenza sopra a tutto. Da chi vi rifornite per la canapa?
SL: “Nostro fornitore è Cooperativa agricola Canapa Campana che è perfetta, ha ormai una bella esperienza, ampi appezzamenti e raccoglie i frutti di diverse sperimentazioni (link all’articolo sul Canapa Day del 20 giugno 2017). Poi facciamo attenzione ad altre associazioni in provincia di Caserta, ma queste sono agli inizi e bisogna vedere come gestiranno le lavorazioni”.
White Tree Birra Artigianale
Via Antonio Niccolini – Caserta
Telefoni: +39.339.3148506 • +39.347.3127980
Email: info@whitetree.it
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