A Casalattico l’Associazione Celtic ci prova con un campo coltivato a canapa
Lazio, provincia di Frosinone, nella Valle di Comino vicino al fiume Melfa, nella cittadina di Casalattico l’Associazione Celtic ci prova con un campo coltivato a canapa. Il tutto secondo i termini di legge nazionale 242, quelli della legge della Regione Lazio e l’utilizzo di una varietà della Cannabis Sativa L. l’unica contemplata dalla norma.
Fra i “motori dell’iniziativa Alex Angelucci, attivista del M5S originario del confinante Comune di Atina, nonché vice presidente della stessa associazione (gruppo Facebook), personaggio che tiene a ribadire, come ha già fatto su Ciociaria Oggi, che dalla canapa “si possono ricavare prodotti di qualità utili in diversi ambiti quali l’alimentare, il tessile, il cosmetico e anche il biocombustibile, materiali isolanti dalle eccezionali caratteristiche, bioplastica ad alta resistenza e materiali per l’edilizia di qualità. Dal 1990 l’Italia ha concesso la possibilità di coltivare la canapa industriale seguendo specifici iter peraltro sotto il controllo delle forze dell’ordine affinché garantiscano che la canapa non contenga principio psicoattivo oltre il limite permesso dell 0,2 %”.
Si moltiplicano ancora gli esempi di questo tipo lungo tutto il “Bel Paese”, sperimentazioni che recentemente hanno visto nascere nuovi campi anche in Toscana e Piemonte (vedi l’articolo a questo link), mentre altre realtà sono ben più sperimentate e sviluppate come quella di Canapa Campana o Lucanapa e ancora CanapaLive oppure Toscanapa (solo per citarne alcune), spesso con sguardo critico e duramente realista su questo fiorire di iniziative, come quello di Massimo Guido Conte di Borghi della Canapa e La Città della Canapa.
Senza tralasciare iniziative di imprenditori di valore come Vittorio Sessa che dopo aver fatto esperienza con la sua azienda agricola in quel di Cassino ha tirato su la Cooperativa Semi Antichi con ambiziosi progetti raggruppando diverse realtà non solo del settore alimentare ma con una proiezione verso la bioedilizia.
Tornando alla cittadina di Casalattico, il progetto per la canapicoltura locale ha seguito un preventivo studio del suolo e del microclima della Valle di Comino, poi il programma per la fattibilità della prima semina utilizzando una varietà monoica della Cannabis Sativa L., la Uso 31 originaria dell’Ucraina, tipologia con una buona resa finale in olio (pure in farina) anche se inferiore alle cultivar Felina e Chamaeleon come testato dal Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Udine.
Dopo la raccolta il programma prevede l’invio degli steli della pianta alla SouthHempTecno con sede a Crispiano, in provincia di Taranto, struttura guidata dalla titolare Rachele Invernizzi, l’unico stabilimento a oggi operativo per la lavorazione della biomassa.
A questo esperimento in Valle di Comino partecipa anche l’Università degli studi di Salerno che porta avanti lo studio scientifico e le analisi delle coltura, il suo andamento e il suo sviluppo.
Chiare le idee di Piero Morelli, presidente dell’Associazione Celtic: “Oltre al settore agroalimentare l’intento nostro è quello di chiedere la filiera corta come da progetto istituito dalla Regione Lazio con l’apporto del M5S e di Sel”.
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