Consentire l’uso floreale ed erboristico delle infiorescenze da canapa industriale: risoluzione presentata alle commissioni Agricoltura e Affari sociali della Camera
Una risoluzione, la 7/01319 è stata presentata alle Commissioni Affari Sociali e Agricoltura di Montecitorio per consentire l’uso floreale ed erboristico delle infiorescenze da canapa industriale: servirà una regolamentazione che tiri fuori questo particolare settore della Cannabis Sativa (l’unica legalmente coltivabile) da una “terra di nessuno” legislativa svincolandolo dalla normativa sulle terapie farmacologiche.
Presentatori del documento i deputati del M5S (primo firmatario, Silvia Benedetti) che furono tra i fautori della legge nazionale sulla canapa. Il tutto per dare maggiore impulso alla canapicoltura e ai suoi prodotti ampliando l’offerta finale e le possibilità operative per gli agricoltori italiani.
Secondo il testo della risoluzione si chiede al governo di impegnarsi per questa nuova regolamentazione che riguarderà infiorescenze fresche ed essiccate, “anche alla luce della Convenzione unica sugli stupefacenti adottata a New York il 30 marzo 1961 e del protocollo di emendamento, adottato a Ginevra il 25 marzo 1972 che, all’articolo 28, comma 2, stabilisce una chiara e netta distinzione tra piante da droga e non da droga“.
In più, “ad adottare un’apposita, chiara e precisa iniziativa normativa, che riconosca che tutti i prodotti derivati dalla canapa industriale, senza distinzione tra prodotti a base di semi o a base di infiorescenze, non sono da considerarsi stupefacenti“.
Proprio secondo la legge 242 per rilanciare la filiera della canapa in Italia, approvata a fine 2016 ed entrata in vigore a gennaio 2017, il limite massimo di THC (elemento psicotropo) ammesso nelle coltivazioni, non deve essere superiore allo 0,6% e “le infiorescenze della canapa industriale potrebbero restare escluse dall’applicazione delle norme sui medicinali – ha detto Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – alle quale sono, invece, attualmente soggette in considerazione delle sostanze farmacologiche ritenute attive presenti nelle infiorescenze della cannabis”.
“Infatti, benché contenenti tracce di THC – prosegue L’Abbate – il quantitativo di principio attivo presente non è di misura tale da provocare effetti stupefacenti o psicotropi, come peraltro già affermato da anni dagli stessi Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute, consentendo, di conseguenza, l’immissione sul mercato di prodotti derivanti da canapa industriale certificata e tracciata diversi dalla fibra o dal seme”.
“Si tratta, quindi, solo di eliminare l’attuale ‘corto circuito’ – ha concluso il deputato – dando seguito al parere stesso di Governo e ISS in modo da liberare un altro segmento della filiera produttiva della canapa industriale da cui possono nascere nuove opportunità”professionali e imprenditoriali”.
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