Efficacia della cannabis nei pazienti con sclerosi multipla per il controllo della spasticità e del dolore
Questa volta è spettato a ricercatori italiani riassumere e confutare o meno i benefici della canapa come contrasto a gravi affezioni e sindromi. Ecco quindi venir fuori la provata efficacia della cannabis nei pazienti con sclerosi multipla per il controllo della spasticità e del dolore.
La ricerca altro non è che un’analisi di studi e prove cliniche effettuate prevalentemente in Europa tra il 1975 e il 2015 dopo una consultazione di banche dati elettroniche fino a settembre 2016 e studi clinici in corso.
A ribadirle i risultati come elemento di novità pubblicando il tutto su Epidemiologia & Prevenzione, sono i dottori Larua Amato, Silvia Minozzi, Zuzana Mitrova, Elena Parmelli, Rosella Saulle, Fabio Cruciani, Simona Vecchi, Marina Davoli, tutti del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale della Regione Lazio, ASL Roma 1 che per commissione dell’Oms doveva trarre conclusioni sulla pluridecennale ricerca medica riguardante la cannabis terapeutica.
Il tutto cade proprio in concomitanza con la presentazione alla Camera della proposta di legge che disciplina l’uso terapeutico della cannabis.
Fra i punti venuti fuori da questi confronti documentali come novità più volte provata, quello già indicato: l’efficacia sul controllo della spasticità e del dolore negli affetti da sclerosi multipla, anche se l’effetto della cannabis sui questi stessi malati non favorisce la qualità del sonno.
Sulla Sclerosi multipla i ricercatori sottolineano come questa malattia degenerativa cronica del sistema nervoso centrale conti circa 500.000 pazienti in Europa e più di 2,3 milioni di malati nel mondo.
In più, per questi pazienti risulta limitata l’efficacia assoluta e comparativa e la tollerabilità dei farmaci più utilizzati, baclofen, la tizanidina, la gabapentina o il dantrolene. Per quanto riguarda il contrasto al dolore le terapie esistenti non sono in grado di gestire al meglio la situazione mentre la cannabis costituisce un’opzione valida, soprattutto per chi è refrattario ai trattamenti convenzionali.
Infatti, il “dolore neuropatico cronico, che colpisce circa il 3% della popolazione generale, può essere la conseguenza di varie patologie, ma, indipendentemente dall’eziologia, è molto difficile da trattare coi farmaci in uso quali oppioidi, FANS, anticonvulsivanti, antinfiammatori e antidepressivi. Esiste, pertanto, la necessità di identificare nuove opzioni terapeutiche con differenti meccanismi di azione. Il sistema endocannabinoide può svolgere un ruolo importante nella modulazione del dolore e nell’attenuazione dell’infiammazione“.
D’altro canto, come è risultato dalla comparazione dei vari studi oggi esistenti, per “i pazienti con dolore neuropatico cronico, si notava un modesto effetto positivo e vi è incertezza circa l’efficacia della cannabis nel ridurre nausea e vomito nei pazienti oncologici in chemioterapia. Le prove disponibili per molti degli esiti considerati erano di qualità/affidabilità bassa o molto bassa, il che significa che ulteriori ricerche sono necessarie e potrebbero modificare sostanzialmente i risultati sulla stima dell’effetto”.
Su questi punti si addensano quindi gli interrogativi che richiedono risposte grazie a ulteriori sperimentazioni e prove cliniche.
Per avere un quadro chiaro di quanto portato avanti in oltre quarant’anni di ricerche, sono state letteralmente “spulciate” le banche dati elettroniche del Registro centrale Cochrane degli studi controllati, PubMed, EMBASE.
Poi gli studi clinici ancora in atto grazie al ClinicalTrials.gov, portale dell’Oraganizzazione mondiale della sanità e l’International Clinical Trials Registry Platform (ICTRP) search portal.
Come descritto dagli autori, “sono stati inclusi gli studi controllati randomizzati (RCT) che valutavano l’efficacia e la sicurezza della cannabis (inclusi estratti e tinture) rispetto al placebo o altri agenti farmacologici”.
(per una panoramica su studi e notizie riguardanti la canapa terapeutica rilevati da Canapa Oggi, cliccare su questo link)
Alla fine i ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia hanno incluso 41 studi controllati randomizzati (RCT) per un totale di 4.550 pazienti. Di questi, 15 studi sull’efficacia e la sicurezza della cannabis per i pazienti con sclerosi multipla, 12 su pazienti con dolore cronico e 14 su pazienti oncologici in chemioterapia.
Nel testo che riassume i risultati di questo screening, è scritto con chiarezza che “La maggior parte dei confronti era verso il placebo (80%); solo 8 studi, che includevano pazienti oncologici in chemioterapia, confrontavano la cannabis con altri farmaci antiemetici”.
E ancora, “Le prove di efficacia sono risultate a favore della cannabis nel confronto col placebo in pazienti affetti da sclerosi multipla per la riduzione della spasticità (misurata con la scala numerica, NRS, e la scala visiva analogica, VAS, risultato non confermato con la scala Ashworth), prove di alta qualità e affidabilità. Nei pazienti affetti da dolore neuropatico cronico, i risultati mostravano un effetto, sebbene limitato, della cannabis rispetto al placebo”.
Esitazione su quest’ultimo punto raffrontando i risultati trovati: “Vi è, invece, incertezza relativamente all’efficacia della cannabis rispetto al placebo e/o ad altri farmaci antiemetici nel ridurre nausea e vomito nei pazienti oncologici sotto trattamento chemioterapico”.
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