Sulla Cannabis terapeutica la Camera è rimandata a novembre mentre si avvicina il 7 ottobre, appuntamento Isal in 100 città sul dolore cronico
Mesi di lavoro delle commissioni Giustizia e Affari sociali, presentazione a Montecitorio e… sulla Cannabis terapeutica la Camera è rimandata a novembre per il carico di emendamenti, 300, moltissimi dei quali a firma dei componenti di Alternativa Popolare-Centristi per l’Europa-NCD. La proposta di legge resta momentaneamente al palo.
Quindi si tratta di un forte rallentamento dell’iter di esame-approvazione da parte del partito del ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, la stessa che il 28 agosto ha mandato ad alcune associazioni di filiera della canapa la bozza di decreto sul tenore di Thc negli alimenti da cannabis (con richiesta di risposta immediata in soli 6 giorni), proposta che per molti della filiera è inaccettabile anche per il suo articolo 7 (mutuo riconoscimento): “Le disposizioni del presente decreto non si applicano ai prodotti legalmente fabbricati e/o commercializzati in altro Stato membro dell’Unione Europea o in Turchia ovvero fabbricati in uno degli Stati firmatari dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA), parte contraente dell’accordo sullo spazio economico europeo (SEE), purché garantiscano un livello equivalente di protezione della salute“.
Con questa bozza si irregimentano quindi, con numeri impossibili, le produzioni alimentari italiane, ma si accetta quel che viene da altre nazioni (compresa la Turchia e altre) pur essendo possibili per quei prodotti esteri caratteristiche da principi attivi secondo maglie più larghe previste in altre legislazioni.
Tornando però alla cannabis terapeutica, deputati Pd e di Articolo Uno-Mdp condannano l’atteggiamento di Alternativa popolare. Fra tutti, molto critica, la deputata Pd Maria Amato, facente parte della commissione Affari sociali della Camera.
Uno dei punti salienti del proposta di legge è il punto 5 (Coltivazioni autorizzate) per l’individuazione di nuovi siti per la produzione ci canapa terapeutica.
Poi la variazione al comma 2 dell’articolo 26 del testo unico di cui al DPR 9 ottobre 1990/309: “Il Ministro della salute può autorizzare enti, imprese, istituti universitari e laboratori pubblici aventi fini istituzionali di ricerca, alla coltivazione delle piante indicate”. Resta vietata l’autocoltivazione da parte dei pazienti.
Tutto questo si tradurrebbe nella fine del duopolio tra importazione dall’Olanda e la produzione italiana di farmaci a base di canapa dal solo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, sistema quantitativamente molto al di sotto rispetto al fabbisogno nazionale, anche con il programma di triplicazione della produzione da parte della struttura fiorentina.
Il progetto di legge potrebbe rendere applicabile quanto chiesto a più voci da regioni italiane per l’avvio di produzioni locali di cannabis terapeutica in centri specializzati.
Intanto, mentre sussiste questa impasse-blocco istituzionale sulla cannabis terapeutica, il vicinissimo 7 ottobre prenderà vita l’iniziativa della Fondazione ISAL la Giornata Cento Città contro il Dolore (la prima fu nel 2009) per la sensibilizzazione sul tema del dolore e, in particolare, del dolore cronico.
Coinvolgerà cento città (link al documento pdf aggiornato con piazze e vie interessate) come da programma e da titolo per raccogliere adesioni utili a sostenere la ricerca, la diffusione di informazioni ad associazioni e pazienti, la formazione in scienze algologiche ECM dedicata a professionisti della sanità, tutto con il solo scopo di agire sempre più efficacemente sul dolore cronico combattendolo.
A questo evento l’Italia consegna quindi il suo messaggio di paralisi istituzionale da infruttuoso braccio di ferro fra partiti su un tema vitale per tanti italiani: il 26 per cento circa dei cittadini, scrive Isal, soffre di dolore cronico. Oltre un quarto della popolazione.
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