Sottolineando l’enorme carenza di farmaci da cannabis, i pazienti diffidano ministero della Salute e Agenzia Italiana del Farmaco
Azione legale che vede agire insieme Art.32 Associazione Italiana per i Diritti del Malato Aidma Onlus e Codacons-Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori. Al centro sta la critica situazione riguardante medicinali a base di canapa: sottolineando l’enorme carenza di farmaci da cannabis, i pazienti diffidano ministero della Salute e Agenzia Italiana del Farmaco.
Ma è anche una questione del tutto funzionale di accesso alle terapie con un’Italia che non garantisce omogeneità di trattamento in ogni regione.
A fine articolo la riproduzione delle sei pagine che compongono la diffida con il testo che dà un quadro analitico della situazione oggi dal punto di vista legislativo, regolamentare, il fatto che solo 11 regioni italiane erogano i farmaci necessarie alle terapie, ma manca spessissimo il prodotto, tramite il Servizio Sanitario Nazionale (Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia) ma non per tutte le patologie per le quali ci sarebbe bisogno. Gli altri malati pagano di tasca propria.
E le richieste reiterate, nonostante norme già esistenti, restano ignorate.
Da fare una doverosa premessa. Attualmente in Italia si dipende da due sole fonti per l’approvvigionamento di farmaci a base di cannabis: dalla produzione dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze che, anche con il previsto programma di triplicazione del lavoro, non riesce e non riuscirà a soddisfare le richieste in continuo aumento; dall’irregimentata importazione della gamma dei prodotti olandesi prodotti dalla Bedrocan, anche in questo caso in quantità insufficiente (da leggere l’articolo a questo link).
L’unione fra prodotto “nostrano” e quello olandese non riesce neppure lontanamente a soddisfare le richieste di tanti pazienti, a cominciare da parte di coloro che seguono una terapia del dolore perché malati terminali, affetti da Sclerosi Multipla, per alleviare i sintomi che colpiscono chi è sottoposto a chemioterapia o radioterapia, per chi è affetto da morbo di Crohn, Parkinson, Sindrome di Giles de la Tourette, epilessia e altro.
Inoltre lo stabilimento fiorentino produce un solo farmaco denominato l’FM2 (da Cannabis Sativa, con 5-8% di THC e 7,5-12% di CBD), quindi una sola formulazione che si vorrebbe adattare a diverse situazioni cliniche e terapie: impossibile che un giorno (vista la situazione… lontanissimo nel tempo) possa rappresentare l’unico disponibile soppiantando l’importazione dalla Bedrocan che ne rende disponibili cinque con diverse proporzioni nei principi attivi per adattarsi al meglio alle terapie.
In questo momento è vera emergenza con la proposta di legge sulla cannabis terapeutica ancora in lento cammino al Parlamento per le posizioni contrapposte anche in seno alla maggioranza di governo.
Sembra che fra gli scranni di Palazzo Chigi e di Montecitorio non abbia fatto breccia neppure il forte invito da parte di alcuni presidenti di regione che hanno chiesto ai deputati e al governo di fare in fretta e di consentire nuclei controllati di produzione locali sotto l’egida delle strutture sanitarie regionali.
“Al momento noi speriamo che venga posto rimedio immediato alla situazione di emergenza che stiamo vivendo a causa dell’irreperibilità della terapia – scrivono a Canapa Oggi quattro firmatarie della diffida, Elisabetta, Melissa, Santa, Valentina – Se l’italia o la Bedrocan non ne hanno la possibilità si spera che la Direzione Generale Ufficio Centrale Stupefacenti dia autorizzazione all’importazione da altri paesi (Canada, Israele, Olanda) almeno per arrivare a fine anno. Per il nuovo anno si spera in una valutazione più oculata sul reale fabbisogno nazionale tenendo a mente dell’incremento esponenziale dei pazienti di anno in anno. Speriamo che la diffida ad adempiere appena depositata contribuisca a sbloccare la situazione e a dare eco mediatica al nostro problema“.
“In ogni caso noi andremo avanti affinché vi sia una regolamentazione a livello nazionale più omogenea con accesso gratuito in tutte le regioni come è giusto che sia – proseguono – A questa diffida ci siamo arrivati dopo una serie di campagne di sensibilizzazione con i nostri gruppi Facebook CON LA CANNABIS MI CURO, DOLORE E CANNABIS TERAPEUTICA e CANNABIS SHE CAN. Ogni giorno riceviamo segnalazioni da tutta Italia di mancanza di farmaco che portano i malati ad interrompere la propria terapia, spesso con effetti veramente pesanti per la salute stessa del malato. La malattia non aspetta e la salute è un diritto prioritario per tutti sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 32 e per questo noi andremo avanti: DIRITTO DI CURA“.
L’invito perentorio fatto tramite diffida, appena presentata e firmata dall’avvocato Cristina Balducci e dalla dottoressa Elisa Alessandrini, preme su cinque punti che devono essere realizzati da ministero e Aifa:
- La cannabis a uso terapeutico sia dispensata secondo le stesse modalità di tutti gli altri farmaci prescrivibili e per i quali è prevista l’erogazione tramite il Servizio Sanitario Nazionale;
- Sia garantita la continuità terapeutica necessaria ad assicurare ai soggetti che ne hanno bisogno la corretta somministrazione di tutti i prodotti con i tempi e le modalità adeguate nel rispetto delle prescrizioni mediche;
- Sia integrato l’elenco delle patologie per cui sia possibile accedere a tali terapie a base di cannabis;
- Siano regolate le norme a livello regionale, così da non avere una disparità nella possibilità di accesso alle cure in base alla regione di residenza;
- Sia assicurata l’importazione dei prodotti della Bedrocan a seconda delle necessità reali dei pazienti e non venga a mancare la fornitura di quelli italiani da parte dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
La diffida chiude con un invito agli organi giudiziari, “Si chiede espressamente alla Procura della Repubblica di Roma di valutare se nei fatti sopra esposti siano ravvisabili comportamenti integranti gli estremi di fattispecie penalmente rilevanti in particolare in riferimento alle ipotesi di reato di cui agli artt. 331 ovvero 335 cp. e, in caso affermativo di voler esperire nei confronti di chi sarà ritenuto responsabile l’azione penale”.
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