Coldiretti e canapicoltura, un settore che potrebbe garantire almeno 10.000 posti di lavoro
L’Aula della Camera approva proposta di legge che riordina a livello nazionale la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico e la Coldiretti sottolinea come la canapicoltura in Italia potrebbe garantire un giro di affari di 1,4 miliardi e garantire almeno 10.000 posti di lavoro.
La Confederazione sottolinea come questo particolare comparto e il suo sviluppo vadano attentamente valutati per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto sperimentale di filiera italiana al 100 per cento che unisca l’agricoltura all’industria farmaceutica.
Le premesse sono ottime anche dando uno sguardo al mercato globale della cannabis terapeutica visto che fino al 2020 si prevede uno sviluppo del 700 per cento.
Molte le nazioni di vari continenti che stanno avviando produzioni esplorative o ben più avanzate e importanti. Gli ultimi tre casi fra i possibili sono nel Portogallo, nel Regno del Lesotho e nello Sri Lanka.
Per non restare indietro, soprattutto per la salute dei nostri malati, bisogna darsi da fare anche per non dipendere ancora a lungo dai farmaci importati dall’Olanda che riescono faticosamente a sopperire (in parte) all’insufficiente produzione nazionale svolta dallo Stabilimento Farmaceutico Militare di Firenze.
“Un primo passo che apre potenzialità enormi se si dovesse autorizzare l’estensione della produzione nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura – spiegano da Coldiretti – La campagna italiana può mettere a disposizione da subito mille ettari di terreno in coltura protetta. Negli anni Quaranta, con ben 100.000 gli ettari coltivati, l’Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici”.
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