Napoli, ‘Canapa in Mostra’, tanta partecipazione alla rassegna del Sud Italia con sguardo internazionale
Produzione locale, italiana e, naturalmente, del Mezzogiorno che ha fatto gli onori di casa. A Napoli, ‘Canapa in Mostra‘, tanta partecipazione alla rassegna del Sud Italia con sguardo internazionale. Migliaia di visitatori arrivati alla sede espositiva della Mostra d’Oltremare dal 27 al 29 ottobre scorsi, insieme a tante realtà aziendali, associative e tipicità giunti delle latitudini più calde del “Bel Paese” e non solo. Moltissimi gli esempi di imprenditorialità anche da tutto il Paese, associazionismo, approfondimento sulla canapa industriale.
Per quanto riguarda il report di Canapa Oggi su questo evento, è stato pubblicato anche un album foto, immagini scattate alla tre giorni della Fiera Internazionale della Canapa Industriale e medica.
A emergere sempre di più, insieme ad altre novità, è il fenomeno infiorescenza inscatolata, impacchettata, la canapa light-legale come alcuni la etichettano, ambito che, oltre al ben noto marchio EasyJoint, ha visto la nascita di nuovi attori, ma anche la presenza di precedenti che, hanno tenuto a sottolinearlo, non hanno mai dato risalto più di tanto a questo loro tipo di produzione pur facendola da un paio di anni o poco meno.
Diversi espositori dall’estero, Spagna e Olanda in primis, capofila in un settore diverso del pianeta canapa, insieme a una vasta panoramica sui frutti dell’ingegno italiano che ha trovato soluzioni di gusto abbinando piatti, dolci tipici della tradizione all’ingrediente canapa combinando matrimoni di sapori spesso sorprendenti e ottimi.
Un centinaio di spazi d’esposizione per il settore alimentare, quindi olio, farina, semi e prodotti realizzati con questi elementi, comprese bevande di diversi tipi, birre, vino e alcolici simil-limoncello (ma con limone sostituito dalla canapa), poi la cosmetica e sistemi per la coltivazione, collezionismo semi-piante, qualcosa sulla bioedilizia.
In breve, da qualsiasi lato la si è esaminata, la Fiera Internazionale Canapa in Mostra (IV edizione), ospitata negli spazi della Mostra d’Oltremare, ha offerto una panoramica parecchio vasta, poliedrica, ricca di promesse e di spunti, perché questa è a oggi la realtà di un settore “istituzionalizzato” a inizio 2017 con l’entrata in vigore della legge 242 per la promozione della filiera della canapa: un comparto agricolo e della trasformazione che deve ancora darsi una struttura univoca come voce interlocutrice con le istituzioni e con le analoghe realtà estere. Una realtà che soffre di eccessiva frammentazione e di pecche nella formazione riguardanti soprattutto gli agricoltori e i trasformatori che si affacciano al mondo della canapa.
Giocando con le parole, le filiere… devono fare filiera.
Esordio in sordina per la manifestazione nella sua prima giornata, il 27 ottobre, poi la valanga di partecipanti sabato 28 e domenica 29. Fra loro anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris che ha goduto di un inizio di visita tutta privata fra gli stand espositivi prima dell’apertura domenicale al pubblico prevista per le 12. Un orario, quello di mezzogiorno, da considerare troppo ritardato nell’arco della giornata, come espresso con chiarezza anche dai tanti curiosi e aspiranti visitatori in attesa fuori dai cancelli.
Rivolgendosi agli organizzatori del’associazione Canapa in Mostra, a partire da Emanuele Altezza e da Davide Gentile, il sindaco partenopeo ha tenuto a sottolineare che “Napoli sarà sempre aperta al dinamismo dei giovani e del Sud Italia. A Canapa in Mostra ho visto uno splendido esempio di vitalità, energia e coraggio. Oltre a una crescita esponenziale rispetto allo scorso anni”.
Ecco quindi entrare nel vivo della descrizione riguardante la manifestazione.
Come consuetudine di Canapa Oggi, il dialogo è stato con i “primi attori” del settore, gli agricoltori, i trasformatori, le associazioni, le cooperative agricole, i maestri del gusto, in modo da avere una panoramica di prima mano da parte di chi lavora la terra e ha a che fare con la materia prima plasmandola con le proprie mani seguendo idee e intuizioni. Lavoro che darà vita anche a successivi articoli di approfondimento per dare una panoramica ampia al lettore.
Tra amici ritrovati e nuovi incontri, Alimenti Superiori, Antico Seme, Campanapa, Canapa Campana, Canapa Felix, Canapa e dintorni, Canapa Info Point, Canapa Verde, CannaBistrò-Sativa Alimentari, Coltivare Cultura, EasyJoint Project, Golden Leaf, Hemp Farm Lab, HempMade, ItalCanapa rete di imprese, La Birra di Frascati-Medieval Canapa Beer, Le Canapaie, La Casa della Canapa, Cooperativa Lentamente, La Paesana, Fattoria Biò, Fracta Sativa uniCanapa, Free Weed, Kanèsis, Gelateria PerlecòNaturosophia, Primizie Italia 4.2.0, Par ‘A Farmacia, Rete della Canapa in Campania, South Hemp Technologies.
Nell’ambito degli approfondimenti ideati per la Fiera Internazionale di Napoli, quello con l’Italian Cannabis Business School, progetto che ha visto tutta una serie di open day, da Firenze a Padova, Milano, poi questo appuntamento partenopeo per Canapa in Mostra. La scuola farà formazione ad ampio spettro di varianti, tutte utili per la preparazione di chi vuole inserirsi o essere più consapevole nella filiera della canapa, dall’imprenditore agricolo al commerciante, passando per chi intende impiantare laboratori di trasformazione per la canapa industriale, fare comunicazione e tanto altro. Corsi in partenza da gennaio.
Al II volume di “Canapa in Tesi” presentato all’evento napoletano, una raccolta di ricerche scientifiche e universitarie di autori provenienti da tutta l’Italia, con il sostegno dell’Italian Cannabis Business School, quest’anno curato da Emanuele Altezza, e con prefazione di Davide Gentile e introduzione di Stefano Vecchio (Comitato direttivo Forum Droghe), Canapa Oggi dedicherà un articolo aggiuntivo: occorre spazio per parlare delle nuove idee del settore.
Altri forum a Canapa in Mostra come quelli riguardanti le tipologie di coltura, le problematiche nella gestione delle piante, le caratteristiche. Protagonisti, Filippo Vona, Markab Mattossi, Valerio Zucchini (Consulting & Trading), Pasquale Gallo, Alfonso Gallo (Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno).
Riferendosi alla coltura della canapa i Italia fino all’alba degli anni 60, Valerio Zucchini (che si occupa di canapa da oltre vent’anni e lavora a macchine per semplificare e massimizzare il lavoro nel settore) ha ricordato come “la canapa fosse coltivata come pianta altissima, se ne ricavavano principalmente le fibre e a ogni famiglia rendeva qualcosa come 700 euro per tonnellata l’anno (rapportato alla moneta attuale), cosa che permetteva di sopravvivere per 365 giorni. Prezzi simili a quelli odierni, ma all’epoca gli stipendi erano notevolmente più bassi come il tenore di vita. Oggi solo con la fibra non ci si starebbe dentro. È necessaria quella che definisco la trivalenza della pianta: semi, parti apicali per gli estratti e le foglie. Rimane ancora vivo il problema degli impianti di trasformazione adeguati, oggi punto debole della filiera”.
“Nella visione degli agricoltori deve esserci un punto di partenza cruciale e necessario – ha continuato Zucchini – La filiera deve essere ben indirizzata fin dalla semina, quindi avere una visione chiara ed esatta del prodotto finale. Per quanto riguarda la trebbiatura esistono macchine adatte per la raccolta delle sole parti apicali, ma è necessario possedere impianti di essiccazione anche questi adeguati, altrimenti la parte tagliata va in fermentazione”.
Cosa occorrerebbe alla filiera della canapa? “Selezionare nuove varietà italiane di canapa adatte allo sviluppo di nuovi prodotti grazie a macchinari appositamente studiati – ha aggiunto – La possibilità di utilizzare tutta la pianta per la produzione di derivati, prodotti intimi e cosmetici, integratori alimentari e poi il panorama del terapeutico attenendosi a regole uniche nel panorama europeo. Da tutto questo deriverebbe un diverso rapporto costo ricavo in relazione a prodotti finali molto specializzati. Servirebbe una legge europea che ammettesse una modica quantità percentuale di THC, come alcuni partner europei già fanno, rendendo la produzione più appetibile nei mercati”.
“Sulle fibre il solo mondo dell’automobile ne consuma migliaia di tonnellate e naturalmente va a prenderle nei mercati più economici capaci di garantire il miglior prezzo – ha proseguito Zucchini – Inoltre, per lo smaltimento degli steli servirebbero raggruppamenti di imprese per una lavorazione in proprio che sia conveniente. Un impianto di stigliatura, per esempio, utile al recupero della fibra lunga vocata al settore tessile. Sulla gramolatura inutile prendere in considerazione altri impianti che non siano quelli a rullo, gli unici capaci di garantire un prodotto ottimale, tutta fibra e zero canapulo”.
“Nuove applicazioni, la fibra convertita in feltri o per il mondo dell’automobile – ha concluso – Sul fronte dei pannelli per isolamento termico per oggi quelli in canapa non reggono il confronto sul costo con quelli in legno. Per la bioedilizia il canapulo che sul mercato presenta prezzi diversissimi: 150 euro a tonnellata per lo sfuso o 350 euro per il confezionato. Anche in questo caso occorrerebbe che le imprese potessero dotarsi di un proprio macchinario da imballaggio”.
Sicurezza alimentare, questo il focus dell’approfondimento curato da Alfonso Gallo e Pasquale Gallo.
“Per gli alimenti i rischi sono di natura fisica, chimica e microbiologica – ha detto Alfonso Gallo – Per l’aspetto chimico, la presenza di metalli pesanti, diossine, micotossine, tracce più o meno rilevanti di pesticidi. Il rischio microbiologico risiede nella presenza di muffe e lieviti, di enterobatteri e quindi dalla pulizia degli ambienti in cui la materia prima è lavorata e dalla cura della pulizia da parte degli addetti. Su queste materie vincolano regolamenti europei diversi come il 2073/2005, il 1881/2006 e il 396/2005. Materia complessa e parecchio articolata”.
“Oggi un alimento può essere considerato sicuro solo se lo è lungo tutto la filiera che gli ha dato forma secondo un’enunciazione che è iniziata in Europa sin dall’anno 2000, ben diversa dalla praticamente assenza di concetto del rischio alimentare risalente agli anni 60 – ha rimarcato Pasquale Gallo – Per quanto riguarda il nostro lavoro sulla canapa, è anche di attento monitoraggio della percentuale di THC nella materia prima regolata dalla Raccomandazione della Commissione UE numero 2115 del primo dicembre 2016 sul monitoraggio di questo principio attivo, dei suoi precursori e di altri derivati della cannabis negli alimenti e bevande già presenti nel mercato oltre che della presenza dei cannabinoidi in mangimi contenenti canapa destinati agli animali e negli alimenti di origine animale e derivati. Vengono raccomandati metodi ben precisi di misurazione. Ma anche il Regolamento UE 68/2013 con il catalogo delle materie prime per mangimi. Ci si deve preoccupare anche dell’alimentazione animale che ha ricadute su quella umana”.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno fa controlli ufficiali e nel 2015/2016 ha ideato e accreditato un nuovo metodo di controllo sulla presenza di THC in semi, olio, farina, infiorescenze e foglie, sistema che ha permesso di rilevare altri cannabinoidi di grande interesse scientifico, medico e nutrizionale. Lavoro molto utile da una parte per il lavoro congiunto con il ministero per rilevare valori che definissero rischi di tossicità acuta e dall’altra la rilevazione dei valori nutrizionali aggiunti. Da qui la definizione dei margini numerici da stabilire poi nei decreti.
Un controllo a campione su farine, oli, semi, ma anche prodotti finiti come bevande alcoliche, fusilli a base di farina di canapa, ha dato a volte risultati medi sorprendenti con valori che, con i distinguo del caso, farebbero segnare un superamento delle soglie previste di THC. Ancora di più se riferito alla bozza di decreto proposta dal ministero della Salute.
Rispetto ai valori decisi nella proposta di decreto, guardando la tabella, la farina di canapa eccede leggermente rispetto a quanto stabilito come valore massimo. Sull’olio di canapa, questo eccede di poco il valore stabilito pari a 5.
Olio e semi hanno valori molto alti per CBD e CBDA, gli elementi tanto ricercati per il loro alto valore nutrizionale.
Diverso il discorso per i prodotti derivati. Prendendo dalla tabella i fusilli, il valore rilevato di THC 0,035 sembra regolare, ma essendo un prodotto composto, secondo la normativa bisogna risalire al suo contenuto in farina per stabilire se è conforme: se per quei fusilli la farina di canapa è al 20 per cento, vorrà dire che il contenuto di THC è stato diluito cinque volte, quindi il valore reale di partenza sarà pari a quanto rilevato (0,035) moltiplicato per cinque volte. Il risultato nel caso portato a esempio dal dottor Pasquale Gallo sarebbe pari a 0,175 quindi entro i limiti.
Questo tipo di misurazioni hanno grande importanza per rilevare se le percentuali di THC nei prodotti possono essere oltre quanto stabilito in altri paesi, a cominciare da quelli europei, inficiando la possibilità di poterli esportare.
Almeno fino a quando l’Unione Europea non giungerà ad armonizzare questi limiti rendendoli uguali per tutti i paesi membri e le nazioni aggregate al sistema di interscambio europeo.
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