Petrollino (Vitelium) sulla Cannabis Sativa e sugli aspetti critici della scelta del seme da semina
“Ritengo che sia giunto il momento di aprire un confronto serio e onesto su quelle che sono le molteplici criticità di un comparto, quello della canapa, dalle potenzialità altissime ma che paga in Italia un ritardo di sviluppo a discapito di qualità e quantità“. Queste le parole di Davide Petrollino (Vitelium) sulla Cannabis Sativa e sugli aspetti critici della scelta del seme da semina che costituisce un nodo primario e di partenza nella canapicoltura.
Per dare un quadro esatto dell’attore principale, occorre far capire cosa è Vitelium. L’azienda di Davide si trova a Provvidenti, provincia di Campobasso, Molise. Regione compresa in Età Augustea nel regio IV Samnium, popolata in origine da genti di stirpe sannitica, poi l’età longobarda, il Contado del Molise.
Dopo, il Regno delle Due Sicilie che diede maggiore fisionomia amministrativa al territorio oltre a rendere Provvidenti comune a sé stante staccandolo nel 1820 da Morrione del Sannio.
Vitelium quindi, da un antico termine sannitico (Viteliú) di unione fra i popoli locali, azienda che pesca nella grande storia e tradizione della terra molisana caratterizzata da produzione artigianale di prodotti agroalimentari, eredità che Petrollino unisce a inventiva e innovazione vista la sua preparazione che lo avvantaggia nelle scelte operative: studi in Biologia e Biotecnologie Agro-Industriali, prima a Milano e poi a Ferrara, poi un Dottorato in Biochimica e Fisiologia Vegetale, infine un master ECO-polis, politiche ambientali e territoriali per la sostenibilità e lo sviluppo locale per lo sviluppo territoriale con successiva esperienza in Sudamerica insieme a ricercatori di diverse nazionalità.
L’attività portata avanti dall’azienda è di trasformazione facendo da baricentro tra produttori agricoli dell’area. Tra i “frutti” di Vitelium, l’olio di olive solo locali, prodotto eccellente per le sue proprietà come lo è l’olio da semi di canapa cui l’impresa si dedica insieme alla produzione di farina da questa pianta oltre che di prodotti derivati.
“L’interesse prevalente di Vitelium è la produzione e commercializzazione di prodotti derivati dai semi di canapa, di olio d’oliva e di prodotti a base di tartufo. Quella della vendita dei semi di Cannabis sativa da semina è più una necessita dettata dalla volontà di costituire filiere virtuose in Italia – sottolinea Davide Petrollino – Infatti uno dei punti critici della filiera è l’approvvigionamento delle sementi da semina sempre molto difficoltoso in termini di varietà disponibili, di prezzi e di quantità. La distribuzione di seme pone l’azienda volutamente al centro di una rete di produttori. In questo modo diviene possibile il coordinamento di più realtà, il trasferimento di conoscenza tra le aziende e soprattutto la raccolta e la condivisione di dati reali sull’andamento delle colture in diversi areali. Nel 2017 abbiamo seguito più di 30 aziende medie e piccole, abbracciando una latitudine compresa tra il 42° ed il 46° parallelo su otto regioni Italiane. Questo ha permesso di incrociare dati di semina, di andamento colturale e di resa preziosissimi per il miglioramento della produttività in campo”.
Canapa Oggi – Il primo nodo critico è rappresentato proprio dall’individuazione dei semi da utilizzare in campo. Dalla tua esperienza cosa viene fuori?
Davide Petrollino – “Non è in questa sede che s’intende affrontare esaustivamente le problematiche del settore ma vorrei porre l’accento sulle sementi da semina. Questo è un aspetto che intessa tutti i produttori di canapa e che può senza dubbio essere determinante della resa quali-quantitativa e, di conseguenza, influire positivamente sulla competitività. Le possibili filiere della canapa sono tante ma riconducibili per sommi capi a tre macro-aree, ovvero: bacchetta, seme e fiore“.
Da qui Davide separa tre punti sviluppandoli.
- La bacchetta quindi fibra e canapulo o biomassa tal quale è di primaria importanza perché rappresenta la parte maggiore della pianta e può avere ricadute importantissime nel settore dei biomateriali ( bio-edilizia e bio-plastiche), dei tessuti e delle carte di pregio. Soffre di un ritardo tecnologico in termini di meccanizzazione delle operazioni in campo e della carenza di impianti di trasformazione performanti.
- La produzione di seme è, se si vuole, il modello più diffuso in italia per via della grande tradizione e capacità di trasformazione del settore agro-alimentare. La frammentazione rende particolarmente onerosa e difficoltosa la gestione del seme in post-raccolta e la carenza di cultivar selezionate per ambiente mediterraneo espone a rischi di perdite importanti in coltura non irrigua.
- Le inflorescenze ad oggi rappresentano un potenziale indotto milionario. In questo caso la carenza di una regolazione legislativa specifica rappresenta il limite di sviluppo maggiore. Anche l’impossibilità di usare varietà selezionate per la produzione di CBD o con tenori di THC superiori allo 0,2-0,6 %, limita enormemente lo spettro varietale e costringe gli “imprenditori avventori” del settore a ripiegare su varietà selezionate per altri scopi che però mostrano una attitudine soddisfacente anche per la produzione del fiore.
(CO) – Fatti salvi questi punti non credo diventi così automatica la scelta del seme…
(DP) – “Come prima regola generale bisogna essere consapevoli che non esiste una scelta ottimale in termini assoluti, ma che si devono tenere in considerazione più fattori come la tipologia di prodotto/i che si vuole realizzare, la possibilità o impossibilità di meccanizzare delle fasi e che non si può prescindere da una esperienza in campo che resta fondamentale per la buona riuscita del raccolto”.
Ecco quindi uno schema consigliato da Petrollino, una sorta di tabella di marcia che dovrebbe essere considerata come primaria linea guida per comprendere prima e poi passare alla scelta della varietà di canapa.
Considerare la capacità multiprodotto della canapa. Con alcune cultivar si può realmente pensare di realizzare doppio raccolto seme/biomassa e in alcuni casi si arriva a ipotizzare anche un terzo raccolto cioè il fiore. Quella che è la parte radicale, per ora, non rappresenta una concreta possibilità di sviluppo anche se esistono alcune esperienze pure in questa direzione. Oltre al vantaggio di poter realizzare più prodotti, previa valutazione economica, il vantaggio di impiegare cultivar a doppia o tripla attitudine è quello di poter riconvertire in corso d’opera la destinazione d’uso sulla base delle condizioni climatiche. Ad esempio, in una annata siccitosa come la scorsa molte aziende hanno optato per la raccolta del fiore piuttosto che del seme potendo così, pur non operando in condizioni ottimali, valorizzare parte del raccolto.
Cannabis sativa è una specie brevidiurna, cioè fiorisce quando le giornate di luce si riducono (generalmente sotto le 12 ore) e questo ha importanti implicazioni nella pratica agronomica. Difficilmente si dispone di informazioni esatte sul fotoperiodo cui ogni singola varietà risponde, ma vi è una macro distinzione in precoci, medio e tardive. Inoltre esistono alcune varietà definite autofiorenti che non rispondo al fotoperiodo e che terminano il ciclo in modo automatico e breve. Il numero delle ore che intercorrono fra l’alba e il tramonto varia, nei diversi luoghi, in funzione del periodo dell’anno e della latitudine. La principale implicazione del fotoperiodo è la prefioritura. Quando le condizioni che inducono la prefioritura persistono per un periodo sufficientemente lungo, la pianta completa inderogabilmente il suo ciclo. La scelta del periodo di semina va fatta tenendo conto della latitudine cui ci si trova e del fotoperiodo cui risponde la varietà che si vuole seminare.
Qualità genetica del seme da semina. I prezzi di ogni varietà cambiano in funzione della disponibilità di seme, della richiesta e delle perfomance di una certa cultivar. Spesso erroneamente si guarda alla percentuale di germinazione come fattore cruciale. Non che questo non lo sia, ma normalmente le differenze tra i vari lotti, certificati e selezionati, non è tale da incidere significativamente sulla resa e sui costi di produzione. Quindi, fatto salvo casi di percentuali bassissime di germinazione, il dato resta più utile per aggiustamenti di ordine tecnico in semina.
(CO) – Esiste comunque un dato spesso collocato in secondo piano. Al contrario, è determinante.
(DP) – “Un dato, troppo spesso omesso da chi vende seme ma di cruciale importanza, soprattutto per la destinazione alla produzione di granaglia, è la generazione delle sementi. Si distinguono infatti i lotti C1 cioè generati da incrocio controllato di piante madri selezionate e C2 ovvero reincrocio della prima generazione. I semi C1 hanno un pregio maggiore di quelli C2 ancor più quando la destinazione d’uso è la produzione di seme. Alle prime corrispondono piantagioni più uniformi e rigogliose grazie al noto fenomeno biologico del vigore degli ibridi o “vigor ibrido”. Le popolazioni C2, al contrario, mostreranno disomogeneità nei campi e portamento generalmente meno rigoglioso”.
(CO) – Da rimarcare, è sempre bene farlo, le caratteristiche delle varietà di canapa.
(DP) – “La canapa è normalmente classificata come Dioica cioè con i due sessi separati su individui diversi. Frequentemente nelle popolazioni di canapa si riscontrano individui monoici cioè con entrambi i fiori sulla stessa pianta. Questo carattere è stato oggetto di interesse di breading per molto tempo e oggi esistono varietà stabili di monoiche con alta resa di seme. Il ciclo vegetativo è importante, una maturazione precoce riduce i rischi di raccolta del seme e lascia i terreni pronti per le lavorazioni successive. Una maturazione tardiva favorisce l’accumulo di cannabinoidi, terpeni e flavonoidi elementi positivi nella qualità del fiore. Va detto che la maggior parte di informazioni derivano da coltivazioni in ambiente Continentale ed Atlantico mentre sono scarsi i dati di coltivazione nel terzo ambiente Europeo cioè quello Mediterraneo”.
Da qui Davide Petrollino si sofferma su altri due elementi.
Dimensioni e Fibra. Le dimensioni medie della varietà in condizioni ottimali, cioè quelle di selezione e origine, nonché il contenuto in fibra, sono caratteristiche utili per la scelta varietale. Nella produzione di seme si preferiscono piante meno alte e fibrose e quindi più facili da trebbiare viceversa se la produzione è la biomassa.
Caratteristiche dei Semi e rese. La resa dipende da una gamma di fattori molto ampia quali: condizioni climatiche, tipo di suolo, disponibilità di nutrienti, periodo e densità di semina o anche il momento di raccolta. Tra le varietà di canapa esistono, tuttavia, differenze genetiche in termini di quantità di seme prodotto, ad esempio le monoiche hanno una resa media del 70% superiore rispetto alle dioiche. Esistono differenze genetiche anche nelle dimensioni del seme e del relativo contenuto in olio.
(CO) – E qui andiamo a fare il quadro sui Cannabinoidi. Quali caratteristiche?
(DP) – “Il CBD è attualmente il più ricercato tra quelli presenti in Cannabis. Per i suoi impieghi farmacologici è un prodotto di grande interesse e attualmente rappresenta un mercato in crescita esponenziale. La maggior parte di accumulo di cannabinoidi è il fiore e nelle varietà di canapa ammesse per la coltivazione in campo ad uso industriale si aggira in un range tra 0-3%. Esistono numerosissime varietà selezionate ma non ammesse alla libera coltivazione in Europa principalmente a causa della correlazione, spesso positiva, tra CBD e THC. La legge italiana oggi tollera sforamenti dal limite dello 0,2% di THC sino allo 0,6% in campo. Sulla base di queste considerazioni e delle esperienze provenienti dalla rete di aziende in Italia è stato possibile selezionare alcune varietà come più interessanti e promettenti attualmente. Nella lista completa delle varietà che proponiamo e che trovate in calce vorrei porre l’attenzione su cinque varietà molto performanti ma poco diffuse in Italia”.
(CO) – Sulle diverse varietà qual è quindi il quadro sulle caratteristiche di presenza in campo e di resa?
(DP) – “La Jubileu una varietà vigorosa nella sua categoria, cioè da granella e molto precoce, ha un seme leggermente più piccolo di quello della Zenit che è la varietà che offre il seme di maggior pregio per dimensione. Entrambe, quotate qualche centesimo di più, sono più produttive della UZO 31, varietà precocissima e ottima per prime esperienze di produzione seme. In particolari condizioni, da alcune varietà monoiche è possibile recuperare una parte di paglie, ma la criticità principale nella valorizzazione resta la distanza da un centro di conferimento. Altre due varietà che meritano menzione perché oggi ancora poco diffuse in Italia sono la Kompolti e la Antal, molto vigorose, selezionate per la produzione di fibra, entrambe tardive ma con un bioacumulo di CBD tra 1,5 e il 3% attestato in ambiente continentale!
“In questa annata molte aziende italiane hanno impiegato la Finola, dioica autofiorente, per la produzione di fiore di qualità – conclude Davide Petrollino – In alcuni casi sforzi sono stati fatti anche nella selezione di plantule da trapiantare. A mio avviso questa resta una operazione di marketing fatta a danno del produttore. La Finola, tra le varietà ad oggi disponibili, è la meno interessante e performante in outdoor. L’unica attenuante sta nel fatto che la pianta nana è decisamente più gestibile con mezzi scarsi e in spazi di stoccaggio ristretti”.
Vitelium – Davide Petrollino
Via Garibaldi snc
86040 Provvidenti (CB)
Italia – Italy
Sito web: www.vitelium.com/it/vitelium
Pagina Facebook: www.facebook.com/vitelium
Mail: info@vitelium.com
Phone: +39.3479027689
Contatto in Germania:
Constanze Engelbrecht
Phone: +49.1707088567
Commenti recenti