Grido di dolore dei pazienti che necessitano di cannabis terapeutica: il convegno dell’Associazione Canapamo a Bastia Umbra
Larga partecipazione all’evento organizzato dall’Associazione Canapamo al Palazzo della Salute di Bastia Umbra dove si è innalzato un vero e proprio grido di dolore dei pazienti che necessitano di cannabis terapeutica (immagini concesse dalla fotografa Maria Novella De Luca).
Un momento di grande forza e di commozione che ha lasciato il segno tra i presenti e ha gettato ancora una volta piena luce sulla completa insufficienza della fornitura di canapa a uso medico.
Il mese di dicembre è quasi completamente scoperto, le scorte sono praticamente finite e i malati che nei mesi scorsi venivano riforniti (se andava bene) col contagocce, non sanno a quale santo rivolgersi, costretti a convivere con la fonte del loro dolore, malesseri profondi, corpi che non vogliono rispondere ai più elementari comandi.
Patologie che resistono ad altre terapie e hanno come ultima antagonista la cannabis terapeutica… ma questa non si trova nonostante le prescrizioni mediche e le concessioni del Sistema Sanitario Nazionale.
Dopo l’evento allestito da Canapamo è venuta fuori anche una lettera aperta al ministro Beatrice Lorenzin a firma del Comitato Pazienti Cannabis Medica (testo nella parte finale di questo articolo).
A centro dell’appuntamento di Canapamo il tema “Cannabis Terapeutica: stato dell’arte, applicazioni e possibili sviluppi”.
Tra i partecipanti all’evento di Bastia Umbra, oltre ai noti protagonisti della ricerca italiana, della medicina e del mondo dei farmacisti, anche rappresentanti d’eccellenza di quei pazienti, di quei cittadini che curabili solo con preparati a base di cannabinoidi, sono costretti da tempo a subire sul loro corpo la mancanza di farmaci e preparati, impossibilitati a proseguire le necessarie terapie con la dovuta costanza.
A fare gli onori di casa, Simone Casagrande, presidente dell’Associazione Canapamo. Tra i protagonisti della cannabis terapeutica, ricercatori, medici, farmacisti, specialisti, Carlo Privitera, Marco Bertolotto, Marco Ternelli, Massimo Nabissi, Giuseppe Cannazza.
Elisabetta Biavati e Santa Sarta hanno espresso a chiare lettere la loro situazione, sia personale che in rappresentanza di tutti gli altri. Solo le amministratrici del gruppo Facebook “Dolore e Cannabis Terapeutica“.
Con loro anche l’avvocato Maria Assunta Vispi, portavoce dei pazienti e rappresentante del gruppo pazienti fibromialgico umbro.
Cannabis Terapeutica, il racconto di chi vive il dolore
Racconti che ad alcuni potrebbero sembrare incredibili, ma che sono spesso la norma in una Nazione che si comporta da matrigna (nell’accezione negativa del termine) rispetto ad alcuni dei suoi figli più deboli.
“Siamo pazienti e siamo in crisi perché stiamo male, non abbiamo più le medicine – ha detto Elisabetta Biavati – Rendiamo grazie a questi medici e a quei farmacisti che ci aiutano. Dobbiamo peregrinare ovunque per ottenere quanto ci serve. Ai farmacisti che sanno, noi chiediamo di formare e istruire bene i loro colleghi, per esempio per non avere degli oli che non sono proprio ben filtrati. Stessa cosa per i medici”.
“Chiediamo a gran voce due cose – ha proseguito Elisabetta – Per prima, avere una legge che ci tuteli in tutto e per tutto e non un decreto ministeriale o emendamenti buttati in una legge di bilancio. Poi, che ci venga assicurata la continuità terapeutica: non è possibile che io riesca a curarmi solo per due o tre mesi, poi devo tornare a tremare, a stare male, a non controllare il dolore perché non si trova il farmaco o il preparato”.
“È assurdo leggere in gruppo che alcuni bambini restano preda di crisi epilettiche perché non c’è più in giro il Betrolite o un altro prodotto – ha detto Elisabetta – Abbiamo inviato a organi di governo una diffida firmata da più di cento di noi, ma lo Stato, gli enti preposti e interpellati, dopo le sei settimane previste, non hanno risposto, il silenzio più assoluto sulla cannabis terapeutica”.
“Per me emiliana, per il mio problema sono a carico al servizio sanitario regionale. Ma quale carico, mi ha abbandonato: per terapia ho 30 grammi di bedica al mese, invece ne ricevo solo 5. A dicembre invece proprio il nulla e sarà così fino a gennaio”, ha poi concluso.
“Ci stanno ignorando, abbiamo tutti una terapia prescritta da medici e dalle strutture della sanità pubblica, c’è chi se la deve pagare perché non tutte le regioni la passano – ha rimarcato Santa Sarta – Dicono che vogliono fare una legge, ma ancora non passa, quindi non possiamo cantare vittoria per avere un minimo di tutela in tutta Italia”.
“Oggi siamo praticamente tutti senza terapia – ha raccontato Santa – Avevo bisogno solo di CBD, da due mesi ne ho praticamente la metà di quanto previsto dalla terapia: soffro artrite psoriasica, ma mi sono dovuta adattare al Bedrocan che non è mai stata la mia prima prescrizione. Se mi avessero prescritto gli oppiacei, sarei potuta andare tranquillamente in farmacia a ritirarli, ma non è giusto come non lo è costringere la gente verso il mercato nero o verso la coltivazione della piantina con la quale, per esempio, personalmente non ci faccio nulla:ho bisogno di olio, creme, una terapia standard e costante”.
“Chi ha bisogno di 30 o 40 grammi di CBD al mese, come deve fare? Cosa dovrebbe fare? – ha chiesto a gran voce Santa – Coltivarsi la piantina? Scherziamo? Lo Stato deve garantire la cura che serve per farci stare bene, lo chiediamo subito, lo volevamo ieri e non domani”.
Cannabis terapeutica: la lettera aperta dei pazienti al ministro Lorenzin
Un testo chiaro e una fotografia esatta della situazione sulla problematica cannabis terapeutica. Questo è quanto emerge dal testo a firma Comitato Pazienti Cannabis Medica. Ecco quanto hanno scritto al capo dicastero della Salute:
Noi siamo i malati a cui ha detto di “aspettare che le piantine stanno crescendo” in un servizio a Le Iene sulla cannabis terapeutica. Noi siamo i malati a cui sta saltando qualsiasi continuità terapeutica perché non abbiamo più i farmaci con cui ci stiamo curando.
Noi siamo i malati che, se non si farà nulla, faranno un bruttissimo natale tra sofferenze, crisi epilettiche e chissà quali altre patologie potrebbero essere non più controllabili in questo mare di farmaco-resistenti. Noi siamo i malati che in questo momento stanno correndo a destra e a sinistra cacciando l’ultimo grammo di un Bedica, una Bedrolite o un Bediol ormai introvabili (ndR: nomi dei prodotti di importazione olandese, concessi dal Sistema Sanitario, acquistati per compensare l’insufficiente produzione italiana, ma ormai finiti).
E per questo le chiediamo di richiedere una importazione di urgenza ed emergenza al fine di porre rimedio a questa reale emergenza sanitaria che si è abbattuta su un numero enorme di persone, da bambini ad anziani, che non possono essere abbandonati in questo stato.
Persone a cui viene anche erogata la terapia dalle regioni e che si vedono abbandonate anche da queste ultime!
L’importazione è necessaria e fondamentale per noi in quanto la produzione assicurata dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze non ci copre per quantità e soprattutto per tipologia.
Non vogliamo rivolgerci ed alimentare il mercato illegale, ma molti di noi arriveranno, mossi dalla disperazione a farlo, lo trova giusto?
Esporre un malato a tali gesti di disperazione?
Con la quasi sicurezza della mancanza del risultato terapeutico ricercato e la sicura esposizione a rischi legali e di salute.
Noi siamo i malati che con la cannabis medica si curano e vogliono continuare a farlo senza elemosinare il diritto ad una continuità terapeutica, a non dover peregrinare per trovare il nostro farmaco e non perdere la dignità nel nostro dolore, nelle nostre crisi e in tutte le nostre patologie.
Comitato Pazienti Cannabis Medica
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