Ipotesi Ce.Mi.Vet di Grosseto come secondo polo per produrre cannabis terapeutica in Italia
Siamo a Camere sciolte, le elezioni politiche fissate per il 4 marzo 2018, si spera che le dichiarazioni fatte in questa atmosfera non restino pura propaganda elettorale senza mai concretizzarsi. In quest’ambito è venuta fuori l’ipotesi Grosseto come secondo polo per produrre cannabis terapeutica in Italia.
Quindi la Toscana dovrebbe raddoppiare il suo peso in questo comparto ospitando già la produzione dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
Hanno lanciato la proposta Luca Sani, deputato del Partito Democratico, originario di Massa Marittima (Grosseto), nonché presidente della XIII commissione Agricoltura della Camera e Leonardo Marras, nato a Grosseto, capogruppo del Pd al Consiglio regionale della Toscana.
Dove collocherebbero geograficamente l’ipotesi Grosseto come secondo polo per produrre cannabis terapeutica? Al Ce.Mi.Vet. il Centro Militare Veterinario di Grosseto collocato su via Castiglionese, struttura che ha ampie estensioni di terreno utilizzabili allo scopo.
Lo dichiarano con chiarezza anche a Il Giunco.net (quotidiano della Maremma), il deputato Sani in particolare, rimarcando come “le difficoltà di approvvigionamento di cannabis terapeutica a livello nazionale potrebbero essere superate grazie all’utilizzo dei terreni del Centro Militare Veterinario di Grosseto (Ce.Mi.Vet.), che ha le caratteristiche logistiche e meteo-climatiche ideali per diventare il polo di produzione delle piante di marijuana, con la supervisione dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze”.
“Il successo terapeutico della cannabis per combattere dolore neurologico e profondo, contrastare gli effetti della chemioterapia e crisi epilettiche – dichiarano insieme Sani e Marras – sta provocando una seria difficoltà nel reperimento dei principi attivi ricavato dalla marijuana, che nel nostro Paese può essere prodotta solo dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, pronto a decuplicare la produzione per far fronte alla richiesta crescente. Negli ultimi anni, infatti, la domanda di principi attivi è cresciuta di 100 kg all’anno, con una previsione di 350 kg consumati a consuntivo 2017, e di 500 kg per il 2018. Questo richiederà investimenti significativi in serre e laboratori”.
Le due figure istituzionali sottolineano come la Toscana sia stata la prima Regione italiana sin dal 2012 a regolamentare con una propria legge l’utilizzo della cannabis terapeutica, con la stessa istituzione regionale che attualmente sta lavorando a un protocollo d’intesa con Icfm, Università e Fondazione Toscana Life Science per implementare la filiera della cannabis terapeutica, “progetto all’interno del quale potrebbe tranquillamente inserirsi il Centro militare veterinario di Grosseto, che ha le condizioni ideali per diventare il polo produttivo e di prima trasformazione della marjuana terapeutica, ma anche per la formazione di medici e farmacisti specializzati nella preparazione di medicinali a base di cannabis”.
Ammettendo che la proposta passasse (e ce ne vorrà prima di una decisione dei nuovi vertici amministrativo-istituzionali), occorrerà molto tempo anche per l’operatività della produzione.
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