Federcanapa per una cordata sementiera italiana, la conoscenza di regole, contro concessioni in esclusiva delle sementi
Prese di posizioni nette, scenari sulla situazione della Canapicoltura italiana, programmi chiari come linee guida d’azione. Il 16 marzo assemblea a Roma, in una delle sedi del Cnr, è stata tracciata la rotta di Federcanapa per una cordata sementiera italiana anche perché il ricco e prezioso patrimonio paesistico-climatico italiano potrebbe rendere questa terra il fulcro della produzione di canapa e di semi.
Larghissimi i possibili orizzonti di mercato nel panorama mondiale.
La Federazione Italiana Canapa intende portare avanti un confronto serrato con realtà europee per giungere a una decisione netta e adeguata per la definizione dei livelli di THC negli alimenti, meglio se normativa variegata che comprenda diverse tipologie di prodotti, come in Germania.
Tantissimi i tempi del confronto, non ultimo il fenomeno Cannabis Light Legale quindi il mondo dell’infiorescenza piazzata sul mercato con etichetta “uso tecnico” o per florovivaismo.
A guidare l’assemblea Beppe Croce, presidente di Federcanapa (tra i suoi costitutori nel 2016), responsabile Agricoltura di Legambiente e Rachele Invernizzi, vicepresidente di Federcanapa, amministratore delegato di South Hemp Tecno srl e parte del direttivo EIHA, l’European Industrial Hemp Association.
Tra gli invitati come ospiti, Gianpaolo Grassi, primo ricercatore del Crea di Rovigo e il Alfredo Battistini, funzionario del ministero delle Politiche agricole.
Solo per rimarcare ancora di più un concetto ed eliminare favole o visioni “adattate” e strane interpretazioni di legge sui livelli di THC permessi dalla 242 del 2016, il delta-9-tetraidrocannabinolo è ammesso SOLO nella soglia massima dello 0,2% (oltre il quale l’agricoltore perde anche qualsiasi diritto a incentivi).
Come confermato anche dagli esperti presenti, la soglia fino allo 0,6% rimane solo come margine di salvaguardia, una sorta di livello cuscinetto-protettivo (limite di tutela agronomico) per gli agricoltori durante controlli in campo onde evitare conseguenze e nulla di più.
Visto che chi non conosce la legge 242 potrebbe equivocare (poco più sopra c’è il link), per conseguenze si intendono solo sequestro e distruzione della canapa in campo. Secondo l’articolo 4 comma 5 e comma 7, se l’agricoltore avesse rispettato tutti i passi descritti nella legge per impiantare la coltura, ma alle verifiche di laboratorio il contenuto di Thc sui campioni di piante nella coltivazione risultasse superiore allo 0,6 per cento, l’autorità giudiziaria potrebbe disporre il sequestro o la distruzione della canapa presente nel campo, ma all’imprenditore agricolo non verrebbe contestata alcuna responsabilità.
In più, è bene sottolinearlo, se nello stesso anno ci fossero diversi sforamenti dello 0,2% di THC per una varietà di Canapa in più casi-aziende, il rischio è per il costitutore della semente: la varietà entrerebbe sotto osservazione; se lo sforamento avvenisse anche nell’anno successivo, lo stato membro potrebbe decidere di ritirare dal mercato quella varietà certificata e vietarne la coltivazione, oltre a proporne la cancellazione dal registro europeo delle sementi certificate.
La varietà cancellata dal registro andrebbe sotto continui test per tre anni e, solo se la situazione si normalizzasse, potrebbe tornare sui campi.
I prodotti (ricavato dai campi e trasformati) da commercializzare devono avere un contenuto di THC NON superiore allo 0,2% (è bene ribadirlo).
Altro punto: le talee. Impossibile utilizzarle se non a scopo florovivaistico e da escluderne la vendita per nuovo impianto in campo. Punto ben illustrato da esperti presenti all’assemblea.
La legge 242, la più recente cronologicamente per il settore (quindi prevalente sulle precedenti norme) stabilisce che è possibile fare canapa solo da sementi certificate. La talea non è pianta per produrre seme e non è da seme.
La cosa ha provocato acceso dibattito, ma l’impianto normativo non lascia scampo.
Fissati questi punti, ecco la panoramica su quanto raccontato successivamente all’assemblea Federcanapa.
Federcanapa per una cordata sementiera italiana… ma non solo
“La situazione italiana della Canapa? Di varietà italiane c’è poco o niente. È del tutto evidente. La prima azione di Federcanapa nel caso venisse fuori un governo, sarà di fare pressione politica con una nostra contrarietà totale a concessioni in esclusiva per le sementi e lo ribadiamo già al Crea”. A sottolinearlo è Beppe Croce dopo aver fatto il quadro del settore con la sua forte dipendenza dal prodotto-seme estero.
“Dopo l’entrata in vigore della legge 242 con i suoi grandi meriti, ma anche demeriti – ha proseguito Croce – registriamo ancora la mancata uscita dei decreti sui livelli di THC negli alimenti, che non riguarda quindi solo l’olio di canapa. Sarebbe molto interessante avere una normativa come quella tedesca sui limiti di THC in diverse tipologie di alimenti come per il latte da canapa, le bevande alcoliche, la birra e tanto altro: non riguarda solo il seme, ma anche le infiorescenze, vedi il confezionamento delle tisane. Metterebbe in tranquillità i coltivatori e ancora di più i produttori”.
Il punto sulla Cannabis Light Legale secondo Croce e Invernizzi
“Da colmare è poi il vuoto sulle infiorescenze dopo il boom della Cannabis Light esploso nella tarda primavera del 2017 – ha sottolineato il presidente di Federcanapa – Molti agricoltori hanno sì potuto assicurarsi dei redditi, ma il risultato è che quest’anno tutti si sono scatenati, hanno voluto buttarsi in questo settore, anche impegnando mezzo ettaro o un ettaro assicurandosi introiti strappando contratti molto interessanti di 150 o 200 euro al chilo di infiorescenza secca. Persino con punte da 800 euro”.
“È chiaro che stiamo parlando di prezzi incomparabili con quello che può dare la produzione di un buon seme o di una buona fibra – ha rimarcato Beppe Croce – Una situazione che scoraggia dal dedicarsi alla produzione di seme e fibra. Uno squilibrio dovuto alla nostra carenza normativa. Credo che tutto questo sia dovuto comunque a una bolla per l’esplosione di un nuovo mercato, ma quest’anno, verso settembre, quando se ne parlerà in autunno, vedremo una situazione ben diversa. Vedremo”.
“Come Federcanapa siamo favorevoli all’utilizzo di ogni parte della pianta di canapa, purché sia da varietà iscritte nel catalogo europeo delle varietà – ha detto Croce – Una volta misurato il livello di THC nel campo, il coltivatore e il trasformatore hanno il diritto di coltivare, trasformare e commercializzare come meglio credono, nel rispetto però delle regole del catalogo delle varietà registrate e delle regolamentazioni di ogni settore. L’uso tecnico della Cannabis Light, questo espediente venuto fuori e che si sono inventati, copre troppe cose, che possono essere fumo, tisana, birra aromatizzata, deodorante d’ambiente, ricerca e sviluppo, cose del tutto eterogenee tra loro. Bisognerebbe chiamare tutti questi elementi con il loro nome invece che mettere tutto nell’unico calderone di una definizione non chiara e generica”.
“Il fiore, nota dolente per me che lavoro sulla paglia che pago 15 euro al quintale – ha precisato a sua volta Rachele Invernizzi – ma chi lavora con me conferendo paglia, può tagliare il fiore non avendo la necessità di fare seme. Concordo nell’affermare che adesso stiamo assistendo a una bolla speculativa al seguito anche di una moda. La situazione è in rapido cambiamento e in forte crescita. L’anno scorso una ventina di nostri produttori hanno venduto fiori a Easy Joint. Quest’anno invece saranno circa 500 i nostri produttori di paglia che saranno anche fornitori di fiore per il mercato italiano”.
“Non dimentichiamo il blocco delle importazioni di fiore dalla Svizzera. Adesso però il prodotto elvetico aggira l’ostacolo passando dall’Austria per giungere fino in Italia – ha proseguito il vicepresidente di Federcanapa e ad di South Hemp Tecno – C’è anche il fiore spagnolo che di suo è fatto benissimo, uno splendido prodotto. Comunque, in fatto di fiore, in Italia è possibile fare benissimo il Sensimilla seguendo però i criteri giusti, non in campo ma in coltura indoor, in serra, con una cura incredibile, ecc… C’è un mercato del CBD che paga dai 5 ai 10 euro al chilo di fiore secco, con dentro anche il seme. Abbiamo comunque un mercato di smercio. Quello da CBD lo puoi raccogliere anche andando via un po’ più veloce. Tutti quelli che proveranno a fare fiore, nonostante quanto possano essere veloci a smaschiare, nel caso dovessero avere dei problemi, troveranno in noi un aiuto sempre pronto”.
“La normativa non è solo importante ma è fondamentale – ha rimarcato la Invernizzi – Il nostro impegno è stato e sarà spiegare come fare fiore, anche tramite il sito di Federcanapa inserendo i giusti riferimenti e rimandi, uno schema preciso sulla vendita, sulla produzione, su come fornirlo a chi lo commercializza, come deve viaggiare il prodotto se biomassa o fiore. Bisogna rispettare le norme alla lettera”.
Federcanapa per una cordata sementiera italiana: il quadro di settore dipinto da Rachele Invernizzi
“Tecniche e trasformazione rappresentano la prima vera pecca del settore, quella che ne frena lo sviluppo veloce. Crescita rapida che, invece, è avvenuta in altre nazioni – ha descritto Rachele Invernizzi – Raccolta e trasformazione sono un punto chiave, ma in Italia sono anche il massimo della carenza perché qui nessuno, dopo un vuoto di circa 70 anni, sa più fare bene Canapa. Molti prendono la pianta come fosse grano o una leguminosa: è un errore. La Canapa ha sue necessità e peculiarità. Bisogna saper fare un letto di semina perfetto su qualsiasi tipo di terreno che si riveli adatto. Già in questo modo si è a metà dell’opera, se non a una resa certa per il primo anno”.
“L’approvvigionamento estero di semenza e di materiale è inevitabile, in Italia abbiamo troppa poca produzione – ha sottolineato la vicepresidente di Federcanapa – Se non si facesse così saremmo ancora più indietro. Che si cerchi prodotto europeo va bene, è saggio, piuttosto che andarlo a cercare a basso costo in Cina o in Canada”.
” La cura del prodotto e la sua evoluzione. Per esempio la caratterizzazione dell’olio: è determinante – ha proseguito la Invernizzi – Purtroppo nel mercato abbiamo oli orribili a 40 euro al litro e altri che sono ottimi, eccelsi, a 30 euro. Questo non deve accadere anche perché finisce che c’è gente che dice come l’olio da canapa faccia schifo quando non è vero: l’olio di canapa è ottimo se fresco, nocciolato, estratto in un certo modo, da seme trattato in un certo modo. Per questo le linee guida di produzione e le buone pratiche sono inevitabili”.
“Dobbiamo fare sharing con tutti quanti. Avere un confronto comune è vitale anche se oggi abbiamo avuto poco riscontro – ha raccontato – Non bisogna avere paura o provare vergogna nel far capire che non sono stati ancora raggiunti ottimi risultati: la filiera sta nascendo e crescendo, è naturale che sia così. Dobbiamo sostenerci, fare gruppo tra produttori, scambiarci informazioni e raggiungere insieme grandi obiettivi confrontandoci per ottenere tutti grandi vantaggi”.
“Sul tenore di THC negli alimenti, non esiste una legge europea univoca e di base, da qui l’Italia non si è espressa dall’uscita della 242, forse per evitare di dover essere poi in contrasto con quanto si deciderà in Europa – ha concluso Rachele Invernizzi – Al recentissimo tavolo europeo di Düsseldorf proprio su questo tema, dove ho partecipato in qualità di membro Eiha, ho incontrato produttori tedeschi, austriaci, cechi, slovacchi. Senza una legge europea è interessante che le nazioni del Vecchio Continente possano dire la loro, mettere in campo le loro necessità. La Germania che ha una sua regolamentazione con limitazioni dei valori THC ridicolmente bassi, lotta con noi per avere il triplo dei valori dati. Da qui il lavoro scientifico e di rilevazione da inviare per questo sforzo comune ne dare impulso a una normativa comunitaria”.
Nota basilare dolente del settore canapa rimane quella tecnica, a cominciare dalla raccolta della canapa senza dimenticare la trasformazione come per la produzione di olio.
Anche in questo ancora sussistono solo singole soluzioni adottate da singole aziende, sperimentazioni non condivise, non esiste alcun progetto finanziato, non c’è oggi un quadro su quanto accade ed esiste.
Da qui la necessità – proposta di Luigi Pari, nel comitato scientifico Federcanapa, ricercatore nel Consiglio per Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria – CREA-ING, Unità di ricerca per l’ingegneria agraria: uno screening fra agricoltori e produttori per confrontarne le tecniche.
Per arrivare a dipingere un quadro chiaro della situazione, valutare soluzioni efficienti di raccolta e produttive, confutare la loro validità, Luigi Pari indica come utilizzabile il progetto e relativi fondi europei per il non-food crops.
Federcanapa per una cordata sementiera italiana: una possibile visione del futuro
“Sul seme italiano è importante dare vita a una cordata nazionale, evitando che due sole realtà possano litigare avendo come conseguenza la fine della produzione di seme nostrano – ha rimarcato la Invernizzi – Una cordata di dieci o più aziende sarebbe necessaria per essere presenti su tutti i territori italiani che da Nord, Centro e Sud presentano diversissime condizioni climatiche: dal mare alla montagna nell’arco di 200 chilometri, da zero a 1.200 metri d’altitudine in due ore. Per questo occorre che sul tema nasca al più presto un coordinamento nazionale. Siamo nella perla del Mediterraneo, dobbiamo raggiungere insieme obiettivi interessanti nel giro di cinque anni utili a una larga fascia del mondo. Potremmo avere un mercato mondiale molto largo e tutto a nostra disposizione”.
“Siamo poi molto interessati anche alla questione della Cannabis Terapeutica, abbiamo avuto modo già di scrivere come la situazione attuale avvantaggi solo aziende straniere dalle quali siamo costretti ad acquistare materia prima – ha aggiunto Beppe Croce – Canada e Danimarca in primis, mentre i malati passano periodi di mancanza di farmaci nell’impossibilità di dare seguito alle terapie. Ma fino a oggi c’è forte chiusura dei vertici di Stato. Siamo molto interessati alla liberalizzazione del settore che come a quella del fumo domestico avrebbe forti ripercussioni sul mercato della Cannabis Light. Sicuramente dovremo ancora agire con altre azioni per rammentare che la problematica esiste e deve essere risolta per la certificazione di fornitori di Cannabis Terapeutica”.
La Bioedilizia rimane e sarà ancora di più un settore strategico. Diversi ormai gli esempi di utilizzo di paglie e loro derivati nella costruzione non solo di ville o condomini, ma anche di prefabbricati.
Torna poi in campo la decontaminazione nell’area di Gela, in Sicilia, in terreni Enel. Con Cnr, Enea ed Eni si sta riprogettando l’uso della Canapa come fitoestrazione di metalli pesanti ed elementi contaminanti dai suoli oltre che come uso energetico per carburanti di origine green.
La carmagnola quindi va in osservazione????’ sfora abbastanza spesso anche il limite di 0,6%…….in alcuni casi 1,5% di thc.
È un’azione che dovrebbero portare avanti i ministeri coinvolti e la presidenza del Consiglio dei ministri dopo aver registrato questi casi.
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