Cannabis medica e nuove soluzioni antitumorali per il cervello? Sperimentazione australiana
Glioblastoma o GBM questo tumore cerebrale è il bersaglio di una nuova sperimentazione clinica che vede come protagonista un preparato a base di Canapa. Siamo quindi a un nuovo capitolo sulla Cannabis medica e nuove soluzioni antitumorali per il cervello? Per adesso è meglio non correre con le aspettative. Di sicuro si viaggia verso una terapia che renda più umanamente vivibile il corso della malattia.
La risposta arriva dall’Australia grazie al neurochirurgo professore Charlie Teo, alla dottoressa Janet Schloss dell’Endeavour College of Natural Health e alla società di integratori nutrizionali BioCeuticals. L’azienda sta investendo circa 500.000 dollari per la ricerca sulla Cannabis terapeutica-medicinale aggiungendo appunto questa fase di studio sugli effetti nella lotta al GBM.
Prima di continuare con questo racconto, è da sottolineare che la Cannabis è al centro di molte ricerche tutte dirette al contrasto di forme tumorali del cervello. Tra le nazioni e i centri di ricerca apripista, ci sono quelli israeliani.
Non bisogna però andare troppo lontano. Basta restare qui in Italia, per avere l’esempio del professore Massimo Nabissi, ricercatore del gruppo di Patologia ed Immunologia della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute e la realtà del suo laboratorio all’Università di Camerino: anche in questo caso il ricercatore intende contrastare il Glioblastoma multiforme (link all’articolo), meno comunemente noto come Glioblastoma polimorfo. Per farlo, utilizza come “armi” mediche diversi principi attivi della Canapa, primo tra tutti il CBD Cannabidiolo in unione terapeutica con altri farmaci antitumorali e, restando alla pianta, in mix con il THC delta-9-tetraidrocannabinolo.
La ricerca di Nabissi è nata di concerto con il Dipartimento di Ematologia degli Ospedali Riuniti di Ancona.
Cannabis medica e nuove soluzioni antitumorali per il cervello
Ma torniamo al nuovo caso sperimentale nato in Australia. Alla nuova fase di test clinico partecipano ottantadue australiani. Sono persone di età diverse comprese tra i 19 e i 70 anni, tutte colpite con Glioblastoma multiforme. Tutte assumono ogni giorno una dose orale di cannabis contenente un alto tenore di THC.
Sono in corso i primi tre mesi di analisi durante i quali i clinici esamineranno anche le scansioni cerebrali per osservare se se si manifesterà un impatto (e in che misura) sul ritmo di crescita del tumore. Dopo queste dodici settimane il monitoraggio dei pazienti continuerà per i successivi due anni.
Ideate e utilizzate due diverse dosi: la prima con rapporto uno a uno tra CBD e THC (6mg-ml); la seconda con un rapporto uno a quattro, quindi 3,8 mg/ml di CBD e 15 mg/ml di THC.
In questo modo potranno essere osservate le diverse efficacie delle due formule ed eventuali effetti collaterali di entrambe: potrebbe esserci una differenziazione, per esempio, in ambiti diversi, come la gestione del dolore, dei sintomi e il contrasto alla crescita del tumore.
Come sottolineato dalla dottoressa Schloss, “se saremo in grado di stabilire le linee guida sul dosaggio e di determinare se la Cannabis medica sarà in grado di affiancare con efficacia i trattamenti standard, tutto questo per i pazienti e le loro famiglie potrebbe rappresentare un deciso cambiamento di rotta innalzando di molto il livello di qualità della vita”.
La BioCeuticals oltre a finanziare lo studio, fornisce l’intera pianta da utilizzare per confezionare il prodotto da somministrare ai pazienti. Questa seconda fase di ricerca clinica ha avuto l’approvazione etica del ministero della Salute dello stato australiano del Nuovo Galles del Sud.
Considerazioni del momento sulla Cannabis medica e nuove soluzioni antitumorali per il cervello
Molto cauti in questa fase iniziale sia il professore Charlie Teo che Belinda Reynolds, direttore Ricerca e sviluppo-mercati emergenti di BioCeuticals: non si sbilanciano troppo e non fanno promesse di una cura certa per questa forma di cancro, ma preferiscono parlare oggi di una terapia che migliori le condizioni di vita dei malati.
Durante questa sperimentazione i pazienti devono continuare il loro trattamento convenzionale.
“Il prodotto che stiamo usando nella sperimentazione è un estratto organico di pianta intera che viene assunto per via orale come un olio – ha detto la Reynolds in un’intervista a 9News – Uno dei principali miglioramenti che speriamo di vedere è la riduzione di quella nausea, quindi si sentono meno malati e anche un miglioramento dell’appetito che può alla fine aiutare a ridurre tale perdita di peso”.
Il professore Teo ha aggiunto che “per essere realistici, stiamo esaminando un trattamento che possa offrire qualche beneficio alle persone. Il Glioblastoma è il più aggressivo di tutti i tumori noti all’umanità e ha una prognosi terribile”.
Tutto il mondo è paese: poca preparazione tecnica e culturale sulla Cannabis anche tra i medici australiani che, ancora oggi, sono diffidenti
Eyal Wolstin, consigliere delegato di BioCeuticals, ha fatto un quadro molto netto della situazione in Australia. Uno status che richiama da vicino quello italiano.
Il manager sottolinea come ci debba essere grande collaborazione tra professionisti della medicina ed esperti di medicina complementare. Sulla Cannabis molti ostacoli normativi, duri a morire o ad aggiornarsi rispetto alle evidenze della ricerca mondiale, “sono parzialmente responsabili della non conoscenza del settore“.
“Molti medici di medicina generale – ha proseguito Wolstin – sono entrati in contatto con noi per saperne di più, ma meno del 10 per cento di loro prenderebbe in considerazione la prescrizione di Cannabis medicinale semplicemente perché non sanno come funziona”.
“Ci sono ancora elementi che non possono essere inseriti ufficialmente in Australia – ha detto Wolstin – ma continueremo a lavorare con il TGA per ottenere tutti i dati clinici richiesti in modo da essere inclusi tra quelli utilizzabili per i trattamenti. Al momento tutte le applicazioni per l’uso della Cannabis medicinale devono passare per lo Special Access Scheme e finora solo 2.000 pazienti sono stati autorizzati a usare la Cannabis terapeutica”.
“Anche la produzione di prodotti a base di Cannabis è difficile in Australia, sebbene l’industria e i sostenitori stiano facendo pressioni verso questa nuova opportunità medica”, ha concluso il consigliere delegato di BioCeuticals.
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