Canapa vincente, la visione di Gennaro Maulucci (Canapa Mundi)
La Cannabis Light una bolla del comparto canapa destinata a scoppiare e a scomparire. Roseo futuro per l’intero settore che basa la sua attuale e futura forza sulla canapicoltura, il grow shop che mai ha conosciuto crisi, l’alimentare, senza dimenticare i grandi traguardi della ricerca in ogni settore. Canapa vincente, la visione di Gennaro Maulucci a capo dell’organizzazione della Fiera internazionale Canapa Mundi a Roma, nonché imprenditore capitolino del comparto grow shop (Hemporium).
Occorrono però cambiamenti forti, come il fare vera filiera per diminuire le spese produttive di scala, fare rete, dotarsi di strumenti efficaci che alimentino e non mortifichino la produzione. Il punto di Maulucci in questa intervista, anche sull’aspetto antiproibizionista.
Canapa Oggi – Grande novità con l’impianto da primato per l’estrazione dalla Cannabis nel Ragusano, ma confusione sui termini farmaceutico-terapeutico? Comunque c’è grande interesse dall’estero per l’Italia in questo settore della Canapa.
Gennaro Maulucci – Già da un paio di anni le aziende canadesi sono interessate anche ad altre regioni italiane oltre alla Sicilia, nello specifico ho avuto modo di vedere un interesse di gruppi nordamericani anche nella regione Lazio. La contraddizione tra terapeutico e canapa industriale viene meno quando, per esempio, l’azienda che fa capo a Ragusa sottolinea di fare estrazioni. Oggi ci sono già moltissime realtà internazionali che fanno estrazione, poi non sappiamo dove e come vendono la produzione usata successivamente come componente per il terapeutico. Ci sono aziende grandi che comprano ingenti quantità di biomassa per farne estrazioni da esportare e utilizzare dopo in ambito farmaceutico. Operativi in Italia anche brocker che hanno un compito preciso, acquistare grandi quantità di biomasse, piante intere e non solo i fiori, materia da esportare e da avviare a estrazioni con il prodotto finale da utilizzare per confezionare il terapeutico all’estero.
CO – Punto della situazione sulla Canapa, sulla filiera: quali criticità oggi
GM – La Cannabis Light ha attirato molto l’attenzione, è vero. Ma tutti gli attori del settore, cominciando dai saloni internazionali come Canapa Mundi, gli altri festival, i grow shop, le riviste e i grossisti maggiori che fatturano già qualche milione di euro, tutti si basano sul mercato di riferimento che è proprio quello del grow. Le criticità, quindi, rispetto a questo mercato, sono meno rilevanti di quanto si possa credere. Semmai questo è stato leggermente danneggiato, come dichiarato dagli stessi attori che ne fanno parte e che hanno descritto un leggero calo della crescita, da quando è iniziato il fenomeno Cannabis Light. Tale fenomeno ha creato scenari inaspettati, evoluzioni o involuzioni non prevedibili, tante criticità, ma credo che nel 2019 potrebbe scomparire completamente dallo scenario della Canapa. Avverrà senza compromettere tutto il resto del settore che, di certo, non è nato dalla Cannabis Light e non continuerà con questa: la light avrà pure dato qualche pubblicità in più, qualche sponsor in più, ma il grosso della produttività e delle potenzialità si trova nel resto del comparto che era già prima in forte crescita e che continuerà in questo senso.
CO – Il settore più promettente?
GM – La Canapa Industriale è un settore che ha potenziale enorme perché interessa una grande vastità di comparti, tutti importanti, tutti passibili di grande sviluppo e quindi grande crescita del fatturato. Penso per esempio al comparto alimentare, caratterizzato da un superalimento che è sano, vegan, glutenfree, grazie alle sue caratteristiche nutraceutiche inserito in ottime diete anche a sostegno di particolari situazioni di salute. È l’alimentare dove l’Italia riesce più facilmente a esprimere il meglio grazie alla qualità del prodotto, alla fantasia: è quindi un comparto molto vocato all’esportazione vincendo contro prodotti dell’est europeo e della Cina proposti a bassissimo prezzo.
CO – Altro punto di forza?
GM – Poi il mercato del grow shop, in crescita esponenziale dal 2000 a oggi nonostante l’ultima, temporanea lieve flessione. Ne fanno parte aziende consolidate, stabili, con strutture, capannoni, personale formato nel corso di anni. Non sono imprese nate ieri come quelle che fanno un picco di fatturato improvviso e poi scompaiono. Parlo invece di migliaia di posti di lavoro, di circa 300 punti vendita come i grow shop che non sono i canapa shop aperti adesso. Parlo pure di oltre cinquanta aziende medio-grandi. Sta proprio in questa realtà un altro enorme potenziale di crescita della Canapa italiana, sviluppo che interessa e interesserà i più disparati scenari. Bisogna considerare che il comparto è cresciuto e si è consolidato nei momenti di proibizionismo più sfrenato come durante l’epoca Giovanardi. Ha resistito durante le varie ondate repressive sulla vendita dei semi che comunque è concessa ed è legittima grazie alla legge. Ha continuato a prosperare nel proibizionismo. Se dovesse esserci, paradossalmente, una liberalizzazione, la lievitazione del comparto continuerebbe.
CO – Quindi cosa aspettarsi nel 2019?
GM – Negli scenari possibili del 2019, con o senza la Cannabis Light, il mercato del grow shop continuerebbe la sua pluriennale corsa verso l’alto: l’attuale leggera flessione è dovuta alla distrazione di qualche appassionato, di qualche agricoltore che si è rivolto alla Cannabis Light. Se quest’ultima, oggi, dovesse sparire non sarebbe grave per il mercato. Invece, vedo in maniera preoccupante il fatto che molti, soprattutto giovani, si siano avventurati inconsapevolmente, senza alcuna preparazione, nel settore della Cannabis Light con forti ripercussioni negative sulla loro stessa impresa e sui loro investimenti. Comunque la Light è una bolla pronta a scoppiare: lo sarebbe anche se non avesse subito pressioni come nei diversi sequestri succedutisi negli scorsi mesi e avvenimenti simili. Anche nel commercio, soprattutto in questo lato del comparto grow shop, l’improvvisazione è stata un male profondo: avventurarsi senza preparazione volendo aprire un negozio, è una grande una nota dolente. Bisogna conoscere quello che si vuole vendere, prima ci si deve fare una cultura. Tanto per fare un parallelo, non si può aprire un ristorante senza sapere nulla di cucina, se si vuole aprire un ristorante cinese, si deve saperne di cucina di quella Nazione. Queste alcune tra le note più dolenti. Considero sempre e comunque roseo il futuro del mercato della Canapa nel suo totale. Lo affermo in forza della crescita registrata da anni e per le grandi potenzialità del settore, i tantissimi traguardi di prodotto, sia quelli raggiunti sia futuri.
CO – Completiamo il quadro dei nodi più critici del mondo Canapa.
GM – Il proibizionismo è il primo nodo critico. Cannabis light o non cannabis light, fattore che ha distratto molto l’attenzione, il punto vero è sulla repressione riguardante la Cannabis. Il costo sociale è altissimo, un’amplissima percentuale delle persone detenute si trova nelle carceri per le droghe leggere e per micro quantità: un tema di cui non si parla, che è passato in ultimissimo piano. Qualcosa è venuto in luce ora, solo per la proposta dei Cinque Stelle, una mossa dal forte sapore elettorale. Il dibattito rimane comunque fermo a zero. Senza contare il forte mancato introito erariale grazie alla mancata liberalizzazione e quindi alla mancata presenza di aziende che potrebbero entrare nel mercato come quelle che fanno vino: tanto per comprendersi, ho in mente l’esplosione del mercato avvenuta, per esempio, in Nord America, tanto per citare un caso tra i possibili.
CO – Nel settore della Canapa mancano infrastrutture, coordinazione, strumenti da vera realtà produttiva avviata alla maturità. Non siamo neppure all’adolescenza…
GM – Manca ancora una vera filiera della canapa industriale, le aziende sono molto limitate nella loro crescita proprio da questo fattore negativo. E lo vediamo a Canapa Mundi, dove abbiamo prezzi calmierati per il settore Hemp venendo incontro alla situazione. Il nostro è un osservatorio privilegiato sullo stato dell’arte: solo qualche azienda riesce a svettare, le altre sono ancora piccole realtà. I costi di produzione sono ancora troppo alti proprio per la mancanza di una filiera. Per l’alimentare, ad esempio, nella raccolta di semi non c’è ancora un macchinario appositamente studiato per il comparto Canapa e ci si arrangia. In questo modo, però, adattandosi a lavorare con gli strumenti esistenti e accomodati al bisogno, si perde un 30 o 40 per cento della produzione: un’emorragia enorme. Al contrario, quale sarebbe l’ideale oggi? Avere un macchinario ad hoc in una località dove si fa seme, magari messo a disposizione di una cooperativa, quindi per una pluralità di canapicoltori che avrebbero insieme la capacità economica di procurarselo. Significherebbe recuperare una grande fetta della raccolta grazie alla maggiore efficienza. E la fibra? Mancano punti di lavorazione di quella nostrana, quindi la importiamo sostanzialmente dalla Cina. Ma la cosa assurda è, in contrasto con la nostra situazione, l’esportazione dalla Germania a costi altissimi. I tedeschi ci riescono nonostante la forte concorrenza dei prezzi stracciati cinesi. Noi italiani rimaniamo invece al palo. Basta questo per immaginarsi cosa potremmo fare noi con un sistema che funzionasse. La qualità del nostro sistema climatico-territoriale favorisce una Canapa di prim’ordine.
Voglio fare rete con il mio servizio:NOZZE DI CANAPA. Portando la canapa nel business dei matrimoni, dall’abito da sposa ai confetti. Coinvolgere le varie aziende, dal Tessile, all ‘alimentare. Mi occupo soprattutto di Canapa industriale, sono reduce da Canapa Mundi dove ho stretto varie collaborazioni. Siamo il primo ed esclusivo Brand in Italia ad organizzare matrimoni dove la Canapa sia la vera protagonista. Sarei lieta di parlarne con voi. Grazie. Sabrina Roghi. Wedding & Events Planner SR W&Ep.