Umbertide (Perugia), Museo di Santa Croce, 21 giugno, Canapa, Lino & Cotone – Trame e orditi in casa ed in cucina
Nell’antica Fratta, villaggio-fortezza sul Tevere in provincia di Perugia, poi chiamata Umbertide in epoca savoiarda, riprende vita l’antica tradizione delle colture e dei filati tradizionali. A rimarcare questo lascito colturale-artigianale, il convegno programmato per il 21 giugno 2019, “Canapa, Lino & Cotone – Trame e orditi in casa ed in cucina” (manifesto particolareggiato a fine pagina).
L’appuntamento inizierà alle ore 18 al Museo Civico di Santa Croce e fa parte di una serie di incontri, “Appuntamenti con la nostra cucina”, ideata da Adriano Bottaccioli, noto come cultore di tradizioni e passato storico del territorio oltre che ideatore di numerose iniziative, tutte volte a valorizzare e a diffondere l’eredità tipica dei luoghi.
Per l’occasione al centro dell’approfondimento sarà la biancheria per uso domestico, tra storia usanze e tradizioni. a contorno dell’evento e per far comprendere col tatto e con la vista la bellezza, la consistenza e la piacevolezza di molte realizzazioni, saranno esposti alcuni tessuti tradizionali prodotti dalla tessitura Busatti.
Interverranno Sara Pierucci, assessore alla Cultura del Comune di Umbertide e Lorenzo Sassolini, esperto del settore.
Come sottolineato dall’organizzatore, i tessuti erano complementi essenziali della vita domestica, ma soprattutto della cucina. Hanno sempre rivestito un ruolo importante nella dotazione casalinga. Lo testimonia il fatto che in ogni località esistevano tessitrici che producevano artigianalmente manufatti di canapa, lino e cotone. Anche ad Umbertide, fino alla prima metà del secolo scorso, tale attività era ancora fiorente, seppure prossima a scomparire.
Fino a quel periodo la coltivazione di canapa e lino, anche se in genere limitata al fabbisogno familiare, era ancora compresa tra le attività agricole, mentre per i filati di cotone la provenienza era da luoghi più o meno lontani.
Altre attività collaterali erano l’allevamento di bachi da seta (che avveniva anche nelle case private) e la follatura della lana (processo che compatta la tela di lana rendendola impermeabile infeltrendola) tramite la gualchiera, macchinario idraulico alimentato dalle acque del Tevere.
Le ultime tessitrici umbertidesi – racconta Bottaccioli – cessarono la loro attività dopo la seconda guerra mondiale, quando l’avvento di nuove fibre tessili di produzione industriale e dei moderni telai meccanici, resero praticamente inutile il loro lavoro del quale, purtroppo non restano neppure tracce salvo, forse, nel fondo del baule dimenticato delle nostre bisnonne.
Commenti recenti