Canapa Light come materia prima per alimentazione animale: norma europea, registrazione del Consorzio di Tutela della Canapa, gli operatori possono lavorare in libertà tutelati dalla legge
“Non è un integratore, è una materia prima per alimenti destinati ad animali. È registrato. Questo è il primo prodotto veramente definito e regolamentato in ogni aspetto a livello europeo, fissato da una norma specifica in tutte le sfaccettature possibili. Da qui la differenza rispetto a un escamotage come ‘uso tecnico’. Se un giorno a un ministro venisse un mal di pancia tale da voler toglierlo di mezzo, questo prodotto non potrà ritirarlo perché normato da una norma europea specifica”. Queste le parole di Ornella Palladino, presidente del Consorzio di Tutela della Canapa Italiana che ha tirato fuori dal cilindro la soluzione per riportare serenità al mercato: Canapa Light come materia prima per alimentazione animale. Al centro, come punto di riferimento, il Regolamento CE 767/2009 dell’Unione Europea.
“Questa soluzione non è di certo un punto di arrivo – sottolinea la Palladino – ma è un punto di passaggio che oggi permette di vendere un prodotto tutelato da una norma ad hoc sugli alimenti per animali e che consente di evitare i sequestri: potrà essere controllato dai Nas che prenderanno campioni da analizzare come quando vanno a fare le verifiche su confezioni di pomodori pelati, cioccolata, carne, uova, mozzarelle per accertarne la corrispondenza ai regolamenti e alle leggi”.
Quindi non un integratore, ma materia prima da utilizzare per la produzione di mangime. Tutto estremamente irregimentato da una precisa norma europea che rende la Canapa Light, così etichettata, vendibile sia in Italia che in tutto il mercato comune dell’Unione Europea. Concentrazione prevista di THC secondo il quadro normativo europeo sulla Canapa? Tetto massimo allo 0,2%.
Etichettatura completa possibile solo dopo analisi particolareggiate del prodotto che, finito nel suo packaging, viene accompagnato da una brochure analitica come avviene per tutti gli altri prodotti alimentari.
Canapa Light come materia prima per alimentazione animale: intervista a Ornella Palladino
Canapa Oggi – Tanto per capirsi, qual è la norma-regolamento europeo cui fa capo la definizione e la piena commerciabilità della Canapa e della Canapa Light come materia prima per alimentazione animale?
Ornella Palladino – Tutto fa capo al Regolamento CE 767 del Parlamento europeo e del Consiglio, risalente al 13 luglio 2009 (link per la consultazione), sull’immissione sul mercato e sull’uso dei mangimi. Quindi, non si tratta più di un prodotto anonimo con una definizione inventata per necessità come lo era la dicitura “uso tecnico”, ma è dettato da norme esatte, frutto quindi di un iter preciso di analisi e caratteristiche, frutto di procedure normate e non più casuali.
CO – Quando avete iniziato a pensarci sopra?
OP – Questa soluzione l’abbiamo incontrata già anni fa studiando, facendo ricerche e poi testando la risposta degli animali con alimentazione da Canapa, quindi semi per le galline e poi altre parti della pianta. L’abbiamo sempre pensata come una delle soluzioni possibili per l’utilizzo e la collocazione della Canapa sul mercato. Successivamente è accaduto che abbiamo dovuto dare una risposta a una domanda specifica da parte del ministero dell’Agricoltura sull’utilizzo della pianta o parte di essa come alimento destinato agli animali, in quanto il solo CBD non era più possibile perché classificato come additivo. La canapa intera e sue parti, macinata, essiccata era invece adoperabile se inserita nel registro europeo degli alimenti per animali. Così abbiamo pensato a questa possibilità, una nuova carta da giocare. Un colpo in canna ideale anche in caso di una sentenza sfavorevole per il settore a chiusura della seduta a sezioni riunite della Cassazione fissata al 30 maggio 2019. Eventualità che poi si è manifestata. Quindi abbiamo agito subito con questo passo finale e registrato il prodotto.
CO – Un processo che non è iniziato una settimana fa, un mese fa o un anno fa, ma è stata una previsione e un’opportunità imprenditoriale maturata da tempo che ha portato, oggi, alle ultime battute.
OP – Dopo le ricerche è arrivata appunto la registrazione del prodotto, prima l’iter completo stabilito dal regolamento europeo per avere questa registrazione, quindi la prassi prevista per la manipolazione del prodotto e l’autorizzazione come mangime per animali, la lavorazione eccetera. Oggi abbiamo raggiunto la fine di tutto questo percorso che sembrava semplice sulla carta ma, nella pratica, è stato complesso.
CO – Etichetta sulle confezioni e cos’altro attestante la certificazione accompagna la Canapa Light come materia prima per alimentazione animale?
OP – Il prodotto è accompagnato da un dossier di analisi con rilevazione di metalli pesanti, cellulosa, proteine, muffe, fitofarmaci, proteine, tutte le caratteristiche, quello che è richiesto per la normale etichettatura, in modo che possa stare nei negozi e venduto liberamente sia in Italia che in tutta Europa. Confezioni con etichetta riportante caratteristiche e numero di registrazione che, in questo caso, è intestato al Consorzio. Il THC massimo, come da norma europea e per tutto il mercato comune, è limitato allo 0,2%. La produzione di questa materia prima è legata a un preciso protocollo”.
CO – Ipotesi: la mia azienda produce Canapa Light, Che dovrei fare per ottenere l’autorizzazione e l’etichettatura che mi permetterebbero la libera vendita?
OP – Se io fossi un’azienda che fa Canapa Light, dovrei capire innanzitutto se il mio prodotto ha le caratteristiche e, quindi, le qualità per rientrare nella norma e nelle proprietà regolamentate per commercializzarlo come alimento per animali. Per arrivare a questo bisogna far giungere il prodotto al Consorzio che curerà tutte le analisi del caso. Il Consorzio fa le certificazioni, verifica che quello in esame sia un prodotto tracciato, di origine certa e non da oscure importazioni, quindi da canapicoltura outdoor e indoor italiana e, naturalmente, da varietà che devono essere tra quelle autorizzate.
CO – Analisi e verifiche, ma il processo prosegue con le ultime fasi per rendere riconoscibile il prodotto.
OP – Noi come Consorzio facciamo tutto il lavoro che rende vendibile il prodotto, con tanto di etichetta prevista da regolamento riportante le dovute caratteristiche. Al cartellino adesivo si aggiunge anche una brochure di accompagnamento che, più analiticamente, riporta tutti i dati con tanto di scheda tecnica, caratteristiche organolettiche, certificato di alimento, le analisi, parere di vendibilità, copia delle autorizzazioni Haccp, la tracciabilità, l’operatore che lo ha lavorato. Insomma, tanto per fare un parallelo, tutto quello che serve per immettere sul mercato anche una scatola di pomodori pelati.
CO – Nella pratica, il produttore spedisce a voi dei campioni? Tutto il prodotto da vendere? Come funziona?
OP – Chi ci spedisce il prodotto, anche se lo ha fatto già analizzare, vedrà che noi ripeteremo tutto, anche perché la responsabilità finale sta in capo al Consorzio come al produttore. Tutto sarà portato avanti come previsto e come dettato dal regolamento. Durante il nostro lavoro, se presenti, individueremo eventuali criticità, quindi se il prodotto sarà recuperabile, se potrà essere maggiormente pulito, quali lavorazioni si potranno compiere per farlo corrispondere alla norma. Se inizialmente ci verranno spediti dei campioni da avviare alle analisi e questi risulteranno in regola, si darà il via libera, è vero, ma da parte nostra si procederà prima a nuova verifica sulla materia che ci giungerà per confezionarla. Se tutto andrà bene, si darà il nulla osta definitivo come alimento per animali. Il prodotto sarà inserito nelle confezioni dalle dimensioni scelte dall’azienda e posteriormente sarà incollata l’etichetta tecnica prevista per ogni confezione. L’azienda potrà anche chiederci di apporre la sua etichetta personale sul fronte della confezione, oppure lo farà autonomamente. Naturalmente, perché tutto questo accada, è necessario entrare nel Consorzio perché garantisce sulla “identità” dell’azienda, sulla profilatura e tracciatura della materia prima che deve provenire da terreni e da lavorazione italiana.
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