Canapa Usa nello Stato di New York, enormi differenze rispetto all’Italia: la redditività
La utilizzano per compensare la molto più bassa redditività di colture “tradizionali” come semi di soia, mais, anche il solo fieno. La Canapa Usa nello Stato di New York sta vivendo un momento d’oro e di netta espansione. Con la Canapa i coltivatori fanno molti più soldi. Inoltre, rispetto al progetto iniziare di libera coltivazione che avrebbe dovuto alimentare il mercato dei tessuti e del cordame, adesso la mania del CBD e il relativo mercato, hanno nettamente superato i primi due sbocchi industriali.
A dipingere un ritratto della situazione è il The Poughkeepsie Journal, sede a Poughkeepsie – Stato di New York – di proprietà della Gannett Company, giornale fondato nel 1785, il più antico dello Stato. A rinforzare i tratti della rappresentazione economica-agricola sono anche altre testate come il Times Herald o PressConnect oppure sul Wall Street Journal.
Canapa Usa nello Stato di New York: evoluzione
Dalla Hudson Valley alla contea di Erie al Bronx e fino a Long Island, oggi lavorano oltre 400 coltivatori di New York su una superficie di quasi 18.000 acri di canapa, l’equivalente di 7.284 ettari, “molti dei quali attendono il raccolto autunnale – scrive il The Poughkeepsie Journal – Due anni fa c’erano appena 100 coltivatori con l’apposita e necessaria licenza rilasciata dallo Stato”.
Sempre due anni fa, poco più di 1.000 acri erano a Canapa nello Stato di New York, gran parte di questo era sperimentale. Oggi la maggior parte delle colture a Canapa non è più indirizzata alla sperimentazione.
Lo sviluppo della Canapa Usa nello stato di New York deriva dalla vera e propria mania dei prodotti a base di CBD manifestatasi nel mercato, tanto che per gli agricoltori il lavoro è diventato molto più redditizio rispetto alle colture tradizionali.
Cinquantasei delle 62 contee di New York sono ora popolate di colture di canapa. La sola contea di Dutchess ha 13 canapicoltori.
È bene continuare a sottolinearlo: si tratta di canapa industriale, praticamente priva del THC psicoattivo.
I numeri della Canapa Usa nello Stato di New York
Nel mondo agricolo di quella parte di mondo, la coltivazione della Canapa è la nuova corsa all’oro. Il fieno può portare introiti da 400 a 800 dollari per acro per ogni taglio; semi di soia e mais forse possono arrivare a 400 dollari, dipende dalla resa.
La canapa industriale può contare su ben altri numeri, come sottolineato dagli esperti del settore: dalle 10 alle 30 volte le entrate per acro dal campo coltivato standard nell’area dello Stato di New York.
Quindi, gli agricoltori stanno creando fattorie dedicate alla coltura della canapa per compensare la minore resa delle altre.
Un esempio tra i tanti possibili. A Warwick, Bruce Ludovicy ha abbandonato la sua impresa di floricoltura reindirizzando più di 40 acri (oltre 16 ettari) per la canapicoltura.
Nella contea di Sullivan, Michael Casternaro sta decidendo se trasferire i suoi 40 acri al raccolto redditizio. Perché? Incassi straordinari, probabilmente fino a 36.000 dollari per acro, tolte le spese. È molto più di quanto gli agricoltori potrebbero raccogliere dalle colture tradizionali.
Ludovicy, agricoltore dell’Orange County: “Se hai un’azienda con 800 acri (quasi 324 ettari), puoi ritagliare 50 (oltre 20,20 ettari) per la canapa, non è un problema. Per le aziende agricole che coltivano il fieno, è una manna”.
CBD a tutta velocità nel mondo della Canapa Usa nello Stato di New York, ma anche in tanti altri stati della Repubblica Federale. Non è una moda passeggera
La situazione è in tale sviluppo che la Millerton Tea Company potrebbe entrare bene nel settore, grazie anche alla sua esperienza in bevande e infusi. L’anno scorso la società ha ricevuto i permessi di coltivazione-trasformazione, mentre Michael e Paul Harney, titolari dell’azienda, hanno aperto un appezzamento esteso su un acro (meno di mezzo ettaro) per la canapicoltura a Millerton, villaggio della Contea di Dutchess dove ha sede la Compagnia, con l’opzione di espandersi a quattro acri (1,62 ettari circa) e già dal 2018 hanno creato un’apposita società separata chiamata The Hemp Division.
“È un settore nuovo per noi, ma conosciamo il nostro tè e speriamo di incorporare nelle nostre bevande il CBD che produciamo”, ha dichiarato Michael Harney, vicepresidente di Harney & Sons a cui fa capo la Millerton Tea Company.
Come affermato da chi conosce la situazione e dal The Poughkeepsie Journal e dal Times Herald, non è una moda passeggera. La canapa industriale è la tendenza più recente e più audace dell’agricoltura. Non solo a New York, ma in tutti gli Stati Uniti.
Nel Kentucky, i coltivatori di tabacco sperano che la nuova coltura della Canapa produca tanto di quel reddito compensando almeno il rapido deterioramento del mercato del tabacco.
Stessa situazione in Virginia, Carolina del Sud e Carolina del Nord. A livello nazionale, sono circa 400.000 gli acri a canapa industriale, pari a quasi 161.900 ettari, che quest’anno vedranno all’opera gli agricoltori nelle operazioni di raccolta.
Mara e Kyle McCalmon con la loro azienda “Thumb Coast CBD” hanno coltivato 15.000 piante di canapa. Sono in procinto di raccoglierle, come sottolineato da Kyle stesso: nei prossimi mesi sperano di aprire un negozio di cannabidiolo-CBD nella Contea di St. Claire, in Michigan, programmando di vendere solo ciò che coltivano ed elaborano da soli. “Avremo il controllo completo su tutto nel nostro prodotto”, ha rimarcato Kyle.
Aspetti negativi rilevati nella Canapicoltura newyorkese (ma non solo)
Molto alti i costi dei semi per dare vita alla coltivazione della Canapa. Volendo dare un quadro chiaro, basta farlo attraverso un caso tra i tanti, quello raccontato da Ken Migliorelli, della Migliorelli Farms. L’azienda ha ettari dedicati a frutta, verdura, fieno e grano, mentre 6 ettari sono stati dedicati alla canapa: “Il costo è di più di un dollaro per seme – ha detto Ken Migliorelli – Ho acquistato 20.000 semi, quindi la spesa è stata superiore ai 20.000 dollari”.
Bisogna considerare che a fronte del costo per l’acquisto dei semi si affianca la non piena germinazione di questi e la nascita delle indesiderate piante maschili.
Poi, la semina e la raccolta manuali contribuiscono a innalzare i costi di gestione e conduzione, cui si aggiunge il continuo monitoraggio dei campi per eliminare le piante maschili che dovessero crescere. Dopo la raccolta il processo per appendere ed essiccare le piante… ma prima di questo, i furti.
Inutile apporre cartelli che avvertono come in questi campi la canapa non contenga elementi psicotropi, quindi non fa sballare: i furti di piante avvengono comunque.
Infine, una questione di puro mercato. Il dilagare dell’offerta di CBD e prodotti a base di cannabidiolo, porterà inevitabilmente a una discesa dei prezzi e quindi a guadagni sempre più bassi. Adesso sembra profilarsi una sovrapproduzione rispetto alle capacità del mercato esistente, una possibilità evidenziata da Larry Smart della Cornell Industrial Hemp.
Al che tutti stanno attendendo con trepidazione una decisione cruciale. La Federal Drug Administration sta valutando se approvare l’estratto di CBD come additivo alimentare.
Se la misura dovesse essere approvata, potrebbe essere un altro vantaggio per il mercato della Canapa dedita all’estrazione del cannabidiolo. Unico impedimento oggi è che ci vorranno da tre a cinque anni per l’emanazione della sentenza federale… sperando che poi sia favorevole.
Commenti recenti