“Cannabis terapeutica, Comu finiu?”, Palermo 8 novembre dalle ore 15,30 CRE.ZI. plus Cantieri Culturali della Zisa
Padiglione CRE.ZI. plus dei Cantieri Culturali della Zisa, dalle 15,30 alle 18,30 a Palermo. Il tema dominante viene dal titolo, “Cannabis terapeutica, Comu finiu?” – Bisogni e diritti: Quali prospettive per i pazienti della nostra regione? Dal corpo dei malati al cuore della politica.
Il punto verte sulla situazione siciliana e sull’accesso alla terapia a base di Cannabis terapeutica da parte di tanti malati, ma non solo.
Il tutto è organizzato dal Comitato “Esistono i Diritti” (link pagina Facebook) che il 7 novembre ha tenuto una conferenza stampa al Palazzo dei Normanni, nella Sala Stampa del Consiglio Regionale, per presentare l’evento. Occasione che ha visto partecipare Marco Cappato, leader storico radicale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
La manifestazione intende proporre la coltivazione e la distribuzione della Cannabis in Sicilia per uso terapeutico in modo da fare dell’Isola un esempio nazionale e da apripista nel panorama delle regioni italiane.
Però occorrerà un intervento a livello centrale del Parlamento italiano e dell’Esecutivo Nazionale in materia, cambiando l’obbligo nazionale di produzione della Cannabis terapeutica al solo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.
L’8 novembre interverranno il presidente del Comitato “Esistono i diritti” Gaetano D’Amico e il vice presidente Alberto Mangano. Invitato alla manifestazione anche Ruggero Razza, assessore alla Salute della Regione Siciliana.
Alla manifestazione dell’8 novembre, moderata da Nadia Spallitta, interventi nel segno della piena trasversalità di appartenenza politica e militante con Valeria Ajovalasit, Pino Apprendi, Barbara Bonvicini, Giuseppe Brancatelli, Antonello Cracolici, Davide Faraone, Fabrizio Ferrandelli e Aldo Penna.
“Chiediamo alla Regione siciliana di mobilitarsi per informare i cittadini sull’uso della cannabis terapeutica – ha dichiarato Marco Cappato – e al governo Musumeci di adoperarsi col ministero della Sanità per coltivare e produrre sul proprio territorio le piante di cannabis”
“Il Comitato Esistono Diritti è stato protagonista di tante battaglie civili e sociali che hanno segnato importanti traguardi – sottolinea Alberto Mangano – nel segno di quelle lotte che hanno caratterizzato il Partito Radicale negli scorsi decenni e che hanno inciso sul vissuto di tutti. Adesso è vitale prendere posizione sulla Cannabis terapeutica, sulla sicurezza della terapia per molti malati e sofferenti che hanno giovamento solo in questo tipo di trattamento. Sono casi numerosi per altrettante patologie e situazioni mediche. Occorre prima di tutto moltiplicare i siti di produzione, unica garanzia per non avere più terapie perennemente a singhiozzo nel loro mantenimento”.
“La nota dolente nella prospettiva siciliana è che un anno fa circa fu istituito in Regione un tavolo tecnico sulla Cannabis terapeutica – prosegue il vicepresidente del Comitato Esistono i Diritti- ma da allora le riunioni hanno latitato e di conclusioni fattive ancora siamo in attesa. Per questo l’evento “Cannabis terapeutica, Comu finiu?” per fare il punto e partire seriamente lavorando a una o più soluzioni concrete. Ci sono troppi elementi che ostacolano la giusta applicazione e produzione della Cannabis terapeutica, dalle prevenzioni anche culturali, dalla forte non conoscenza dell’argomento e aggiungerei anche ostacoli dovuti ai forti interessi che, anche loro contrastano l’uso della Cannabis terapeutica, interessi che sono quelli delle grandi case farmaceutiche”.
“La nostra proposta è quindi quella di chiedere la coltivazione in Sicilia della Cannabis terapeutica con i protocolli che il ministero della Salute vorrà mettere in campo – conclude Alberto Mangano – Altrimenti la domanda di questa tipologia di preparati medico-terapeutici non verrà mai soddisfatta: oggi siamo costretti a compensare l’unica e insufficiente produzione fissata nello stabilimento militare di Firenze acquistando a caro prezzo la materia prima da Canada, Olanda e Germania. Invece potremmo produrre tutto il quantitativo necessario nella nostra italia e, nel nostro caso, in Sicilia. Da sottolineare che anche in altri territori italiani, dall’Emilia-Romagna alla Lombardia, dalla Campania al Lazio, si stanno muovendo nella stessa direzione, quindi produzione locale evitando l’importazione a caro prezzo da altre nazioni”.
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