EIHA-Federcanapa: il Manifesto della Canapa per una ripresa verde
Una presa di posizione netta in questo momento estremamente complesso scandito, nei suoi ritmi di sopravvivenza e di immobilismo, dalla pandemia dal coronavirus Covid-19. Ecco quindi che due realtà mettono insieme gli sforzi per creare una prospettiva di possibile ripresa, di nuovo inizio delle attività. EIHA-Federcanapa: il Manifesto della Canapa per una ripresa verde.
Come scrive Federcanapa, di fronte a una situazione senza precedenti, molti aspetti della nostra vita saranno soggetti a un profondo cambiamento. La crisi attuale ha infatti il potenziale di favorire nuovi modelli sociali, sanitari, politici ed economici che influenzeranno gli stili di vita delle generazioni future. In questo contesto, l’Italia non può sbagliare direzione. Federcanapa prende posizione sul futuro dell’Italia e dell’Europa presentando il Manifesto della canapa, realizzato con la nostra collaborazione dall’Associazione europea della canapa industriale (EIHA), rappresentante del settore europeo degli operatori del settore (a questo link o direttamente a quest’altro link).
Federazione Italiana Canapa e l’Associazione Europea della Canapa Industriale, la strategia di pensiero
Con questo documento – continua la spiegazione di Federcanapa – intendiamo suggerire un approccio che consenta di valorizzare il potenziale della pianta di canapa in tutte le sue componenti, al fine di accelerare la transizione verso una bioeconomia sostenibile e “zero emissioni”. Oltre i preconcetti, la canapa può diventare un alleato di una ripresa economica verde. Come? In questo Manifesto indichiamo 10 punti chiave che forniscono proposte da trasformare in azioni concrete.
EIHA-Federcanapa: il Manifesto della Canapa per una ripresa verde. Le proposte delle due associazioni
1. Le politiche pubbliche dovrebbero promuovere l’uso della canapa negli alimenti, nei mangimi e nei prodotti manifatturieri e finanziare lo sviluppo di catene di valore sostenibili.
- Gli Stati membri dovrebbero avvalersi della possibilità di destinare parte della dotazione di pagamenti diretti a interventi settoriali volti a promuovere la produzione e la trasformazione della canapa.
- Gli operatori del settore della canapa dovrebbero essere autorizzati a registrare le denominazioni di origine protetta e le indicazioni geografiche protette (IG).
2. Il contributo ambientale della pianta di canapa deve essere riconosciuto e deve essere incoraggiato l’uso della canapa come cultura capace di catturare carbonio.
- Il legislatore europeo dovrebbe prevedere una semplificazione delle nuove misure greening (GAEC) per i coltivatori di canapa, ad esempio escludendo la canapa dall’obbligo di avere superfici non produttive.
- I coltivatori di canapa dovrebbero ricevere una compensazione per le esternalità ambientali positive, possibilmente nell’ambito del sistema di scambio di emissioni esistente o di un nuovo sistema.
- Al fine di incrementare gli investimenti, dovrebbero essere concessi incentivi alle imprese che sviluppano o implementano tecnologie e prodotti ecocompatibili.
3. Gli Stati membri non dovrebbero applicare la legislazione sul controllo della droga alla canapa e ai suoi prodotti derivati, purché siano rispettati i limiti stabiliti per il contenuto di THC.
- I prodotti industriali della canapa non sono medicine (non hanno il potenziale per alleviare il dolore e la sofferenza) né tantomeno stupefacenti (non ci può essere abuso o dipendenza). Pertanto, riflettendo in particolare lo spirito e gli obiettivi della Convenzione Unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti, la canapa e i suoi derivati dovrebbero essere considerati al di fuori dell’ambito dei controlli internazionali sulle droghe.
4. Il livello massimo di THC consentito deve essere riportato dallo 0,2% allo 0,3%.
- Ciò consentirebbe al settore di allinearsi agli standard internazionali e di iniziare a coltivare varietà nuove e più adatte a soddisfare le pratiche degli agricoltori e le tendenze dei consumatori.
5. Gli operatori devono essere autorizzati a utilizzare tutte le parti della pianta – compresi fiori e foglie – e commercializzare qualsiasi tipo di prodotto, nel rispetto dei limiti per il contenuto di THC.
- Il vero valore aggiunto della canapa è la possibilità di utilizzare l’intera pianta; tuttavia, alcuni paesi dell’UE vietano ancora l’uso e la commercializzazione di foglie e fiori. Dare agli operatori la possibilità di commercializzare tutte le parti della pianta ridurrebbe gli sprechi e massimizzerebbe la redditività della coltura. Ciò si tradurrebbe in un aumento dei redditi per gli agricoltori e gli altri operatori lungo la catena del valore.
6. Le preparazioni a base di canapa con un contenuto di cannabinoidi naturali non dovrebbero essere considerate come nuovi alimenti (novel food).
- Le prove storiche mostrano che prodotti derivanti dalla canapa (fiori, foglie ed estratti di canapa) contenenti livelli naturali di cannabinoidi, erano ampiamente consumati prima del 1997. La canapa è sempre stata parte integrante della dieta umana.
- Non vi è alcun rischio per la salute e quindi nessuna giustificazione sanitaria che legittimi una restrizione all’accesso dei consumatori dell’UE ai prodotti di canapa.
7. Si dovrebbero stabilire valori guida meno restrittivi per il THC negli alimenti e nei mangimi.
- La valutazione del rischio da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR) sull’assunzione di THC attraverso alimenti contenenti canapa non soddisfa gli standard scientifici. L’attuale raccomandazione dell’EFSA e i valori guida BfR per il THC negli alimenti sono obsoleti, inutilmente restrittivi e dovrebbero essere urgentemente rivisti sulla base di una solida valutazione scientifica. Una nuova valutazione dovrebbe basarsi su valori sviluppati scientificamente da mercati rinomati (ad esempio Canada, USA, Svizzera) e creare eque opportunità competitive per l’industria europea della canapa.
- Si dovrebbe stabilire un approccio europeo per armonizzare i limiti nazionali e allinearli ai più recenti standard internazionali e agli studi di ricerca scientifica.
8. Tutte le materie prime derivate dalla canapa dovrebbero essere ammesse come ingredienti per i cosmetici.
- La Commissione UE ritiene che alcuni prodotti derivati dalla canapa utilizzati nei cosmetici rientrino nelle misure di controllo dei narcotici. Partendo dal presupposto che la canapa industriale non è un narcotico, il database degli ingredienti dei cosmetici dovrebbe essere modificato di conseguenza.
- Non vi è alcuna ragione per limitare il cannabidiolo naturale nell’uso cosmetico, allorché è autorizzato il cannabidiolo sintetico. Chiaramente nessun rischio per la salute deriva dall’uso di questi ingredienti, siano essi naturali o sintetici.
9. L’UE dovrebbe valorizzare e promuovere l’uso delle fibre di canapa per la produzione di fibre corte e lunghe per i prodotti tessili e favorire la creazione di catene del valore sostenibili.
- All’indomani della seconda guerra mondiale, i paesi europei hanno sostituito massicciamente l’uso di fibre naturali con fibre sintetiche a base di carbonio, poiché più economiche. Da allora, quasi tutti gli impianti di disintegrazione delle fibre di canapa sono stati chiusi. È urgente ricostruire la filiera in Europa ed evitare la delocalizzazione.
- La prima trasformazione (stigliatura e cardatura) della fibra dovrebbe essere incentivata, attraverso specifici aiuti finanziari e garantendo agli operatori l’accesso alla formazione professionale.
- Gli obiettivi specifici della politica di R&S dovrebbero mirare al miglioramento della genetica della pianta per la produzione di fibra tessile, dell’aspetto tecnico delle linee di produzione e della qualità del filato.
10. L’uso di materiali da costruzione a base di canapa dovrebbe essere incentivato sia nel settore pubblico che in quello privato, con obiettivi chiari per la sostituzione totale o parziale di altre alternative meno sostenibili.
- L’UE dovrebbe imporre requisiti più severi negli appalti pubblici e fissare obiettivi ambiziosi per il raggiungimento di emissioni zero nell’UE e nelle amministrazioni nazionali.
- I consumatori e gli operatori dovrebbero ottenere chiari vantaggi economici dall’uso di tali prodotti, come agevolazioni amministrative, incentivi all’acquisto o altro.
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