Pazienti che hanno bisogno della cannabis per le loro terapie: 16 febbraio manifestazione a Roma per chiedere l’autoproduzione
Più volte sulle pagine di Canapa Oggi è stato affrontato il grave problema che riguarda la mancanza di approvvigionamento di Cannabis per le terapie mediche accompagnate e imperniate sull’uso di questa pianta. Da anni non si riesce a trovare soluzione, lo Stato italiano bandisce periodicamente gare per le forniture che vengono vinte da grandi fornitori esteri, dal Canada in primis. Quindi, le associazioni italiane che raggruppano i pazienti impossibilitati a portare avanti le loro terapie con continuità, hanno indetto una manifestazione a Roma, in piazza Castellani, davanti al ministero della Salute, per il 16 febbraio dalle ore 14 alle 18.
Cosa chiedono?
Presto detto: la manifestazione a Roma deve stimolare gli animi con lo scopo di ottenere un dialogo aperto con le istituzioni per cercare di risolvere gli innumerevoli problemi di chi in Italia è in cura con la cannabis; ottenere le autorizzazioni per la coltivazione personale e in forma di associazione a uso medico.
Oggi il prodotto italiano è esclusiva dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, situazione che rende impossibile anche un’appena sufficiente fornitura da parte del Sistema Sanitario Nazionale e nella rete delle farmacie.
“Con la scomparsa dell’amico Walter De Benedetto evidente è la certezza che l’unica soluzione a problemi che da anni denunciamo, più volte sottolineato in incontri istituzionali, è concedere l’autorizzazione alla coltivazione (art. 17 Dpr 309/90) a chiunque necessita curarsi, normalizzando il ruolo delle associazioni che da anni aiutano i malati a divincolarsi nella burocrazia – sottolineano le associazioni che organizzano la manifestazione a Roma per il 16 febbraio – Alla manifestazione parteciperanno tanti pazienti e diverse associazioni, a testimonianza di quanto deve subire un malato per via di leggi superate, del pregiudizio e dell’ignoranza di chi ancora non ha compreso quanto preziosa sia la cannabis per l’umanità”.
Ad unirsi per la manifestazione a Roma sono le associazioni Cannabis Cura Sicilia Social Club, Aps Seminiamo Principi, Canapa Caffè, The Hemp Club, DeepGreen.
Ricordandolo ai lettori in un accenno sulla sua dolorosa e coraggiosa vicenda, per oltre 35 anni Walter De Benedetto dovette subire gli effetti di una feroce artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica sistemica che lo aveva fatto soffrire enormemente pregiudicandone la mobilità, costretto sulla sedia a rotelle, affezione che poi lo ha portato alla morte a maggio del 2022, all’età di 49 anni.
Walter si era speso pubblicamente e con grande energia per la legalizzazione della cannabis a scopo lenitivo, passo chiesto a gran voce al mondo della politica italiana.
“Quello che accade a me accade a tanti nell’indifferenza generale – disse Walter – Capita troppo spesso che un malato non veda riconosciuta la cannabis nelle quantità richieste e nelle modalità di somministrazione preferite, soltanto perché intorno al tema si è instaurata una coltre di nebbia che rende impossibile vederci chiaro”.
Era finito sotto processo perché per sopperire alla grave carenza di preparati a base di cannabis, utili a sostituire la morfina per sopportare dolori incredibili, si era messo a coltivarla da sé in serra: era l’unico modo a sua disposizione per alleviare le grandi sofferenze afflitte dall’artrite reumatoide. Successivamente, Walter fu assolto dal Tribunale di Arezzo e reso quindi non perseguibile per il reato di coltivazione in proprio della cannabis: assolto perché l’accusa e il fatto non sussistevano; il gup (giudice dell’udienza preliminare) di Arezzo sottolineò come lui la producesse e la utilizzasse a fini terapeutici, per alleviare le sofferenze della sua malattia.
Walter ribadì il grosso errore fatto dalle forze politiche nel sabotare i referendum su cannabis ed eutanasia aggiungendo che ormai era “stufo di questa manfrina. Fino a che non si provano malattia, sofferenza e solitudine non si può capire”.
“Negli ultimi 30 anni sono cambiate le conoscenze scientifiche in merito alla cannabis e sono stati evidenziati numerosi benefici a livello medico – prosegue il comunicato degli organizzatori – Chi oggi si schiera a favore del proibizionismo, chi non permette almeno ai malati di crescere le proprie piantine, in realtà spesso non è ancora ben informato su quali siano i reali effetti e potenzialità del consumo di cannabis. Perché in Italia, tali informazioni non sembrano essere arrivate a chi è preposto a legiferare? Vorremmo poter discutere, in tavoli tecnici pubblici e con l’ausilio di esperti qualificati, temi sociali che apparentemente vadano oltre la cannabis medicinale e che diventano di fondamentale importanza per cambiare l’approccio che medici e forze dell’ordine tuttora hanno nei confronti degli utilizzatori di cannabis. Andremo quindi a chiedere una volta per tutte al Ministero della Salute le autorizzazioni per la coltivazione personale ad uso medico e per la coltivazione in forma di associazione”.
“Pretendiamo che si metta fine alla campagna diffamatoria applicata ovunque ci sia necessità di giustificare un proibizionismo ormai riconosciuto nocivo al benessere della società – concludono il comunicato delle associazioni per la manifestazione a Roma – Le norme che regolamentano la cannabis in Italia non salvaguardano i minori, che possono di fatto acquistare prodotti non controllati ovunque nel mercato nero, non aiutano gli imprenditori che vorrebbero sviluppare filiere a partire dalla canapa coltivata per fini alimentari e industriali e non aiutano i malati a migliorare davvero la loro condizione di vita. Anzi, capita spesso che una persona in cura con cannabis venga “confusa” dalle forze dell’ordine per un “criminale” quando un malato, a cui non basta la cannabis fornita dal Sistema Sanitario, o che non riesce ad acquistarla in farmacia, viene scoperto ad autoprodurre la propria terapia: sono diversi i casi di malati che hanno dovuto subire processi e condanne per la produzione di poche piantine. Ormai in tanti Paesi compresi gli Stati Uniti d’America l’autoproduzione di cannabis è permessa, lo è ormai anche a livello Federale soprattutto per fini medici. Anche in Europa le cose son cambiate, se prima era l’Olanda l’unico paese a mantenere i consumatori nella legalità, ora ci sono aperture alla legalizzazione in Paesi come Malta, Germania, Belgio Lussemburgo, Repubblica Ceca o depenalizzazioni come in Spagna e Portogallo. In generale soli in Italia si può essere ancora condannati per una minima produzione personale anche a scopo medico. Una eventuale legalizzazione non comporterebbe problemi, ma solo benefici: è un dato constatabile osservando le conseguenze della legalizzazione in Paesi governati da rappresentanti che forse fanno davvero gli interessi del popolo;in Italia si garantisce il monopolio alle narcomafie mentre si continua a perseguitare onesti cittadini. Studi economici approfonditi hanno stimato che la legalizzazione In Italia porterebbe nelle casse dello Stato bel 10 MILIARDI di euro l’anno… È esattamente la stessa cifra che il Governo recupererà grazie alla re-introduzione delle accise sulla benzina”.
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