Steva Hemp, azienda di tessuti in canapa: ridicola grande muraglia del ministero per non far registrare il marchio di questa produzione… stupefacente
Non per giocare con le parole per cercare di alleggerire l’assurdo, ma in Italia accade anche questo. Esiste un’azienda, la Steva Hemp, che si occupa di filati, tessuti a base di canapa industriale seguendo una delle più antiche tradizioni del mondo. Purtroppo il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha respinto la richiesta di registrazione proprio del marchio di Steva Hemp appartenente a un’azienda tessile di Merano perché… la parola ‘hemp’ si può configurare “come propaganda di sostanze o preparazioni comprese nella tabella degli stupefacenti”. A prendere posizione in questa pazzesca vicenda e a denunciare il fatto è Federcanapa, la Federazione Italiana Canapa.
(le immagini dei tessuti qui utilizzate provengono dal sito web di Steva Hemp-link)
Fantapolitica, politica dell’assurdo, ognuno tragga le proprie conclusioni su questa vicenda di pura miopia mentale. Del tutto incredibile.
Stiamo parlando di un settore, quello della canapa industriale (Cannabis sativa L.), che nulla ha a che fare con lo stupefacente, la canapa di questo settore non ha elementi psicotropi come il THC, responsabile dell’alterazione dello stato di coscienza. Un campo che ha a che fare con i rivestimenti termoisolanti per il settore edile, per il food con la produzione di farine per la pasta, dolci, per la decontaminazione dei suoli eliminando la presenza di metalli pesanti e, proprio questo è il caso, il settore tessile.
La posizione del Ministero è tanto fuorviante quanto pericolosa. Uno spettacolare balzo all’indietro che cancella la storia di mezzo secolo – dichiara Federcanapa – Il Ministero sembra ignorare che la canapa industriale da 40 anni riceve addirittura un premio di coltivazione in Europa, Italia compresa e che dal 2016 è in vigore una legge nazionale che la promuove e anzi “incentiva l’impiego e il consumo finale di semilavorati in canapa” (DL 242 2016, art.1, comma 2b). Quindi, nell’interpretazione del Ministero, anche la normativa europea e nazionale rischiano di essere un veicolo pubblicitario della droga?
La posizione di Federcanapa è ben chiara gettando nel ridicolo la decisione ministeriale.
Ricordiamo inoltre che il termine ‘hemp’ è usato in inglese proprio per distinguere la canapa industriale dalla ‘cannabis’ ad alto contenuto di sostanza stupefacente – prosegue Federcanapa – Il risultato di questa assurda posizione ministeriale è che si va a colpire una bella azienda innovativa, Steva Hemp, che produce biancheria da letto al 100% in canapa per alberghi o eco-friendly e di lusso. Che gli arredi in canapa delle nostre nonne fossero un subdolo invito allo spinello?
Proprio qui è il punto, la storica tradizione nell’uso della canapa che vanta secoli di consuetudini dalle case più povere a quelle d’eccellenza, senza dimenticare il consumo dei semi e il cordame in canapa utilizzato, anche oggi, nei velieri e per le stesse vele.
Basta rammentare che l’Italia era storicamente uno dei paesi maggiormente produttori oltre che farne di maggiore qualità proprio per tessuti, vele e cime per il settore navale.
Ma oggi i vertici dell’assurdo ministero delle Imprese e del Made in Italy ritengono che hemp-canapa sia propaganda a farsi spinelli e cannoni.
Vi sembra mai possibile che un ministero possa prendere un lenzuolo, un filato o una camicia come cavallo di troia per spingere tutti verso gli stupefacenti? Puntare il dito su una canapa senza proprietà psicotrope?
Steva Hemp produce biancheria da letto finissima. Tutto è n canapa al 100%. Stessa composizione per set da tavola a cominciare dalle tovaglie. E poi cuscini decorativi, biancheria per gli alberghi e come definisce la stessa Steva Hemp, “Biancheria da letto 100% canapa per hotel di lusso ed ecologici”.
I tessuti in canapa hanno proprietà traspiranti eccezionali, sono totalmente naturali, hanno grande leggerezza e una consistenza unica sulla pelle… ma per il ministero tutto questo rappresenta un pericolo (!).
Dove vive il ministro e dove vivono i suoi collaboratori-accoliti?
Kayleanna Gueringer