Giusta o da perfezionare che fosse, è andata persa una occasione parlamentare per la Canapa
Si presenta un emendamento, poi non si è presenti quando serve affinché l’iter vada avanti e (possibilmente) accettato in seno alle manovre sulla Legge di Bilancio dello Stato. Così è andata persa una occasione parlamentare per la Canapa, che fosse stata giusta, da perfezionare, poco importa. Era essenziale mettere un piede normativo tra la porta legislativa e il battente parlamentare.
Tutto questo preambolo da cosa prende spunto?
Il “casus belli”, se così si può definirlo, è scaturito da una leggerezza e da un comportamento dei parlamentari eletti (a meno che non ci sia stato un ordine di “scuderia”), atteggiamento che ormai è lontano anni luce da quello di deputati e senatori della cosiddetta “prima Repubblica” quelli che oggi, alla luce degli eventi degli ultimi vent’anni, dobbiamo rimpiangere sempre di più.
Perché rimpiangere i politici del XX secolo pre anni 90?
Per cultura, preparazione e professionalità di base, senso di appartenenza all’Istituzione, dignità, perseveranza nel compito e proposta di soluzioni (buone, pessime o di basso effetto che fossero), doti non in possesso degli attuali amministratori pubblici oltretutto monopolizzati da eterne campagne elettorali senza argomenti, basate solo su personalismi.
Tornando all’argomento dell’articolo e tagliando con le malinconie e con i rimpianti per il passato, l’attuale senatore Matteo Mantero, del M5S, insieme al collega Francesco Mollame, aveva presentato due emendamenti alla Legge di Bilancio.
Due documenti “per regolamentare la vendita dei fiori e consentire la cessione della biomassa per l’estrazione – come ebbe a dire il senatore – abbiamo presentato atti per norme che, come obbligatorio per essere inserite nella Legge di Bilancio, siano solamente ordinamentali, quindi per inserire queste modifiche, abbiamo dovuto prevedere una tassazione di scopo anche se minima”.
Sabato 30 novembre i due emendamenti sono stati ritirati in gran segreto senza neanche essere discussi durante una seduta della Commissione Bilancio.
Mantero, in un messaggio di martedì, dichiara di essersene accorto e chiede scusa, non era presente al momento dei lavori e del possibile esame dei documenti che sono stati cestinati.
“Vi chiedo scusa per non essere stato in commissione a difendere l’emendamento – ha scritto Mantero in una sua lettera-post su Facebook – ormai ho un po’ di esperienza di bilancio e in genere i lavori procedono con tempi molto lunghi, non mi aspettavo questa velocità, ho sbagliato. Vi chiedo scusa se ho contributo a creare aspettative e attese che sono state deluse”.
“Ma soprattutto vi chiedo scusa a per la maggioranza di cui faccio parte – ha proseguito il senatore pentastellato – perché mentre il resto del mondo veleggia sulla rotta della legalizzazione della “marijuana” noi abbiamo paura di affrontare il tema della canapa industriale, di regolamentare la vendita di un fiore senza alcun “effetto stupefacente” ma che permetterebbe a migliaia di persone, agricoltori e commercianti, di continuare a lavorare e pagare le tasse”.
“Non tutto è perduto – ha concluso Mantero – ripresenteremo l’emendamento alla Camera e riprenderemo il tentativo di modifica della legge intrapreso ormai da diversi mesi, non demordo, ma devo ammettere di essere profondamente amareggiato e deluso e di sentirmi in colpa rispetto a tutti gli operatori del settore che so di aver illuso e deluso”.
Dal canto suo, il senatore del M5S, Francesco Mollame, ha aggiunto un suo messaggio nella notte dello stesso martedì (dopo aver preventivamente scomodato e citato Charles-Alexis-Henri Clerel de Tocqueville con la definizione di principale limite della democrazia nella Dittatura della maggioranza): “nell’ultima discussione in Commissione Bilancio la “maggioranza” non ha trovato unità d’intenti. Taluni hanno ritenuto gli argomenti affrontati “complessi” per più punti d’interesse perché si potessero inserire in Legge di Bilancio. Ho comunque l’impegno del Governo affinché si torni ad affrontare l’argomento subito dopo l’approvazione della Legge di Bilancio. CREDETEMI, non è poco. Una sostenuta spallata ai pregiudizi è stata data”.
Al che, sorgono spontanee delle domande.
Spallata?
Quale?
Di che tipo?
Impegno del Governo?
Quale e come definire il quando di quel “subito dopo l’approvazione della Legge di Bilancio“?
Le parole se le porta via il vento. Dopo insuccessi e tanto lavoro istituzionale senza frutti, oggi il mondo della Filiera della Canapa attende solo i fatti. E questi ultimi, ormai, tardano troppo ad arrivare dal fronte parlamentare, quale che sia la maggioranza di governo.
Adesso è pure legittimo che forti dubbi nascano sul frutto scaturito dopo le tante audizioni in Commissione Agricoltura (link), queste lasceranno mail segno?
La risoluzione di maggioranza venuta fuori dalla commissione (vedi link), un mero atto di indirizzo nei confronti del governo, porterà mai a qualcosa?
Possibile che l’attuale maggioranza di governo sia così ostaggio della paura per una reazione trascinante dell’urlante Salvini?
Possibile che in maggioranza abbiano preferito fermarsi paventando la possibilità che il leader carroccesco avrebbe scatenato l’ennesimo baillamme fatto di ovvietà accompagnate, magari, da simboli sacri chiamando alla crociata contro i governanti accusandoli di voler drogare il popolo italiano?
Gli emendamenti “cassati” e nemmeno considerati
Cosa contenevano le due proposte che per adesso sono finite nel cestino della carta straccia parlamentare?
Per i fiori da Canapa fissavano una tassazione di 10 centesimi per ogni grammo venduto di infiorescenza secca e di 5 centesimi di infiorescenza fresca: potevano continuare ad essere venduti dai canapa shop che dovevano semplicemente chiedere la licenza di vendita alla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Non una tassa sulla produzione quindi, non applicata a chi produce, ma a chi commercializza e vende.
Sulla biomassa, la tassazione avrebbe dovuto essere di 10 euro ogni 1000 chili per ogni punto percentuale di CBD: se nella biomassa ci fosse stato il 5% di CBD, avrebbero dovuto essere calcolati 50 euro per ogni 1000 chili. A pagare questa tassa dovevano essere i produttori di canapa.
Come detto dai proponenti pentastellati dei due emendamenti, “Una tassa che riteniamo minima in entrambi i casi rispetto al prezzo di vendita, ma che ci permette di regolamentare la vendita del fiore e il conferimento della biomassa all’interno della legge di stabilità”.
Alla fine, tutto questo è andato letteralmente… in fumo.
Stallo in Italia sulla Canapa, grandi manovre nelle realtà societarie di qualsiasi dimensione e nelle multinazionali nel resto del pianeta
Il mondo si muove. Di certo non ci aspetta. Grandi manovre sulla Canapa come food, ma molto di più come terapeutica e sui fiori, sono in atto da tempo.
Il celebre quotidiano Sole24Ore ne ha fatto un articolo-lancio: il gigante del tabacco, la statunitense multinazionale Altria (link) sta inglobando un grossissimo boccone della Canapa, l’azienda canadese Cronos Group capace di capitalizzare 2.400 miliardi di dollari canadesi.
Tanto per comprendersi, Altria ha i marchi Philip Morris USA, US Smokeless Tobacco Co., John Middleton, Nat Sherman, Nu Mark, Ste. Michelle Wine Estates, Philip Morris Capital Corp. Compreso, quindi, uno dei marchi più emblematici, le sigarette Marlboro.
Si tratta della prima acquisizione di una realtà della Canapa dalle grandissime dimensioni da parte di una multinazionale del tabacco.
In Italia non riusciamo invece a definire ogni punto della normativa e delle regolamentazioni per la filiera della canapa nazionale, senza lasciare gli esistenti punti oscuri, non compresi e dubbi a tal punto da essere lasciati a opposte interpretazioni speculative, soprattutto sul fronte politico. Con grave danno per un settore economico di rilievo, ancora di più per le prospettive future visto lo sviluppo del settore nel mondo e a danno dei tanti lavoratori nazionali coinvolti.
Colpa della situazione va anche allo stesso settore produttivo, estremamente frazionato, suddiviso in associazioni dal non felicissimo rapporto reciproco e spesso con conflitti interni, una realtà incapace di muoversi e farsi udire con una sola voce.
Commenti recenti