La soluzione dei ministri Bonafede-Lamorgese inquieta agricoltori e commercianti della filiera della Canapa
Applicazione automatica della preventiva custodia cautelare in carcere per i fatti di lieve entità in materia di stupefacenti. La nuova norma annunciata sulla stretta come lotta alla droga a cui stanno lavorando i dicasteri della Giustizia e dell’Interno sta creando preoccupazione: la soluzione dei ministri Bonafede-Lamorgese inquieta agricoltori e commercianti della filiera della Canapa.
A chiarire il motivo di questa forte preoccupazione è l’amministratore delegato di Cannabidiol Distribution, Luca Fiorentino (link a un precedente articolo sull’azienda), realtà da lui fondata e pionieristica nel lanciare la Canapa nel mercato italiano, naturalmente con prodotti da Canapa Industriale priva di effetti psicotropi, nel segno della filiera italiana definita dalla Legge 242 del 2016.
Un aspetto strettamente legato al mondo italiano della canapicoltura, alla produzione del settore, distribuzione e commercializzazione “che non è stato considerato dagli Onorevoli Ministri – sottolinea Fiorentino – è l’impatto che avrebbe questa norma sul settore poiché, ad oggi, a causa di un vuoto normativo, migliaia di coltivatori e negozianti già vengono indagati illegittimamente per presunzione di commercio a fini di spaccio e questa norma, ovviamente, permetterebbe addirittura il loro arresto preventivo”.
La quasi totalità di queste indagini finiscono poi nel nulla, però il periodo delle inchieste e delle ipotesi di incriminazioni mette a dura prova imprenditori e aziende. La nuova norma prevista dai ministri di Giustizia e Interno potrebbe gettarli subito e direttamente in carcere.
“Analizzando, invece, l’aspetto strettamente procedurale – continua l’amministratore delegato di Cannabidiol Distribution – la modifica della disposizione dell’art. 73 comma 5, il quale prevede il fatto di lieve entità in materia di stupefacenti, si scontra con l’assurda pretesa di voler applicare sempre e comunque la custodia cautelare in carcere. È bene ricordare, infatti, che la pena prevista per il fatto di lieve entità è la reclusione da sei mesi a quattro anni”.
“La custodia cautelare in carcere, quale limitazione della libertà personale, deve rispondere a precisi criteri di scelta delle misure, cosi come disposto dall’art. 275 codice procedura penale – rimarca Luca Fiorentino – Detto articolo, al comma 2-bis, prevede che non può applicarsi la misura di custodia cautelare se il giudice ritiene che, all’esito del giudizio, la pena detentiva irrogata non sarà superiore a tre anni. Nella materia in questione il 99% dei processi si svolgono secondo riti alternativi i quali prevedono automaticamente lo sconto di pena di un terzo”.
“Pertanto, considerata la forbice edittale per il fatto di lieve entità, da 6 mesi a 4 anni di reclusione – dichiara Fiorentino – la diminuzione per la scelta del rito determinerebbe la matematica impossibilità di applicare la custodia cautelare in carcere ai fatti qualificati e qualificabili di lieve entità”.
“Il ragionamento potrebbe avere un senso laddove l’attività di spaccio, benché di lieve entità, sia organizzata come un’organizzazione volta al narcotraffico: quanto appena detto, invero, diventa più un esercizio di stile in quanto – di fatto – nessuna autorità giudiziaria, nell’immediatezza dei fatti, qualificherebbe come un fatto di lieve entità anche un traffico di stupefacenti di piccole dimensioni”.
“Così come annunciato dai media, applicare automaticamente la preventiva custodia cautelare in carcere, per i fatti di lieve entità in materia di stupefacenti – evidenzia l’AD di Cannabidiol Distribution – non farebbe altro che intasare ancor di più i tribunali, colpendo dolosamente e con forza il sistema della giustizia in una maniera sì veemente che ne sconterebbero le gravi conseguenze anche chi, invero, delinquente non è”.
“Si invitano, dunque, i Ministri – scrive Luca Fiorentino – a non compiere lo stesso grave errore già accaduto con la legge FINI-GIOVANARDI, alla cui promulgazione seguirono per anni migliaia di ingiuste carcerazioni, per poi essere ritenuta incostituzionale dal Giudice delle Leggi. Fiducioso che i Ministri in questione prenderanno in considerazione questi importanti aspetti e che, alla fine, possa trionfare il buon senso e la ragionevolezza dell’utilizzo della parola e dello strumento del carcere”.
Reazioni dal mondo politico?
Prima dichiarazione da +Europa su Facebook, firmato dal segretario Benedetto Della Vedova: “Aspettiamo di leggere il testo che i ministri Lamorgese e Bonafede confezioneranno, ma dalle anticipazioni di stampa sembra che la grande idea dell’esecutivo rischierà di mandare in galera decine di migliaia di giovani e meno giovani anche solo per qualche canna in tasca. Manco Salvini e il governo Conte uno erano arrivati a proporre una cosa così. Quanto invece alla necessità di aggravare le pene contro il ‘micro-spaccio’, che sembra essere la giustificazione di questa operazione politico-pubblicitaria, decenni di applicazione di una legge sulla droga iper-proibizionista dimostrano che la possibilità di fronteggiare la diffusione delle droghe, mandando in galera migliaia di persone in più, rende più insicure le carceri, ma non rende più sicure le strade e non toglie un solo grammo di droga dal mercato”.
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