CBD efficace contro il Covid-19? Possibile terapia d’appoggio, in forma di collutori e gargarismi, che ostacoli l’azione del coronavirus
In Italia si è appena entrati in Fase 3 in questo giugno 2020. Si aprono sempre più le maglie delle restrizioni per motivi sanitari, utili a combattere il dilagare della pandemia che ha colpito tutti i continenti. Il Covid-19 o SARS-CoV-2 che dir si voglia, ha mietuto centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo, direttamente o indirettamente aggravando quadri clinici di anziani e/o con patologie: al 5 giugno 2020 ne ha fatti ben 393.555; i contagiati hanno raggiunto i 6,7 milioni; i guariti 2.872.731. È il CBD efficace contro il Covid-19?
Una ricerca, pubblicata ad aprile su Preprints/Biologia molecolare, portata avanti nell’Ateneo canadese di Lethbridge, ha messo in luce che la cosa è possibile (grafici a fine articolo con, in evidenza nel numero 1, dei rapporti tra concentrazioni THC/CBD delle genetiche più promettenti).
In questo articolo si intendono dare più particolari e rappresentazioni grafiche su questi primi passi della ricerca contro il Covid attraverso la Cannabis Sativa.
In breve, il Cannabidiolo in particolari formule e concentrazioni inibisce il coronavirus Covid-19 nell’ingresso mediato dal recettore nell’ospite umano tramite l’enzima II o ACE2 di conversione dell’angiotensina, un ormone peptidico che stimola la vasocostrizione aumentando la pressione arteriosa.
La ricerca è stata portata avanti dai dottori Bo Wang, Anna Kovalchuk, Dongping Li , Yaroslav Ilnytskyy, Igor Kovalchuk del Dipartimento di Scienze Biologiche, Università di Lethbridge, Canada e Olga Kovalchuk del Pathway Research Inc., Lethbridge, Canada.
La collaborazione con l’Ateneo canadese vede la partecipazione appunto della Pathway RX, società di ricerca focalizzata sullo sviluppo di terapie personalizzate per cannabis, e della Swysh, una società che si occupa di ricerca e sviluppo cannabinoidi.
Gli scienziati del gruppo si stanno occupando di nuove genetiche di cannabis a uso terapeutico, da Cannabis Sativa, quelle che mostrano risultati promettenti nella lotta contro il virus COVID-19.
“Mentre i nostri estratti di maggior successo richiedono un’ulteriore convalida in un’analisi su larga scala e un modello animale, il nostro studio è cruciale per la futura analisi degli effetti della cannabis medica su COVID-19”, hanno detto il ricercatore Igor Kovalchuk (CEO di Pathway RX) e Olga Kovalchuk, entrambi professori di Biologia.
Come sottolineato anche nella sezione farmacologica dell’Enciclopedia Treccani in merito alle cardiopatie, già nel campo dello scompenso cardiaco gli ACE-inibitori e gli antagonisti recettoriali dell’angiotensina II, molecole antagoniste del sistema renina-angiotensina, si sono rivelati, in numerosi studi clinici, farmaci cardine nella terapia dello scompenso. Agendo come vasodilatatori, riducono il lavoro cardiaco, ma hanno anche un importante effetto nel ridurre la progressiva dilatazione e il deterioramento funzionale del ventricolo, migliorando così significativamente la sopravvivenza.
La ACE2 è una glicoproteina generalmente di membrana, localizzata sull’endotelio (tessuto interno dei vasi) dei capillari polmonari, capace di regolare la presenza dell’angiotensina II che ha azione ipertensiva e agisce nel sistema renina-angiotensina-aldosterone (SRAA), meccanismo ormonale che regola la pressione sanguigna, il volume plasmatico circolante (volemia) e il tono della muscolatura arteriosa: senza questa regolazione si va verso la vasocostrizione e l’ipertensione.
Quindi, nel complesso meccanismo infettivo scatenato dal Covid-19 e con la possibile montante irritazione e infiammazione dei tessuti polmonari a cominciare dagli alveoli e dal tessuto interstiziale, intervenire su questo nodo del meccanismo ormonale-organico rappresenta una delle chiavi più giuste per mitigare o anche per dominare la patologia favorendo la sopravvivenza del malato.
CBD efficace contro il Covid-19, quali possibilità? In forma di collutori e gargarismi per aiutare la lotta all’infezione
Come sottolineato dai ricercatori nel loro studio, la conversione dell’angiotensina II tramite ACE2 avviene oltre che nel tessuto polmonare, anche nella “mucosa orale e nasale, nei reni, nei testicoli e nel tratto gastrointestinale. La modulazione dei livelli di ACE2 in questi tessuti-porta/recettivi, può portare a una strategia plausibile per ridurre le potenzialità della malattia”.
Lo studio ha voluto scoprire come alcuni estratti di cannabis hanno influenzato le proteine ACE2 e TMPRSS2 (enzima proteasi transmembrana o serina 2). Queste proteine sono incorporate nella membrana cellulare e rappresentano un ingresso chiave per il virus COVID-19 nelle cellule ospiti.
Sia il coronavirus SARS del 2003 che il SARS-CoV-2 o Covid-19, sono attivati dall’enzima TMPRSS2: entrambi i virus possono quindi essere frenati da regolatori che, a loro volta, inibiscano il TMPRSS2.
I ricercatori hanno usato gli estratti di Cannabis Sativa per modulare i livelli di questi enzimi. I dati iniziali suggeriscono che gli estratti di 13 genetiche di Cannabis Sativa ricchi di CBD antinfiammatorio possono modulare l’espressione di ACE2 nei tessuti bersaglio di COVID-19 e inibire il TMPRSS2. I risultati dimostrano che queste linee ad alto contenuto di CBD C. sativa hanno il potenziale per diventare un’aggiunta utile e sicura al trattamento COVID-19. Potrebbero essere utilizzati per sviluppare trattamenti preventivi sotto forma di collutorio o gargarismi per la gola a uso clinico e domestico.
Questi prodotti dovrebbero essere ulteriormente e rapidamente testati per la loro capacità di ridurre l’ingresso virale attraverso la mucosa orale.
“Data l’attuale situazione epidemiologica disastrosa e in rapido sviluppo – ha detto Igor Kovalchuk – è necessario prendere in considerazione ogni possibile opportunità terapeutica e ogni via. Il nostro team di ricerca sta attivamente perseguendo collaborazioni per condurre studi clinici”.
Attraverso Pathway RX, il professore Igor Kovalchuk ha generato più di 1.000 ibridi di Cannabis Sativa e li ha testati su tessuti e cellule umani per comprendere la loro attività biologica.
“Gli estratti di Sativa ad alto contenuto di CBD possono essere usati per modulare l’espressione di ACE2 nei tessuti che sono l’obiettivo prescelto dal COVID-19 – sottolineano i ricercatori nel loro studio – Grazie ad analisi di estratti da Cannabis Sativa usando modelli artificiali 3D umani di tessuti orali, delle vie aeree e intestinali, abbiamo identificato i 13 estratti di CBD ad alto contenuto di carbonio che modulano l’espressione del gene ACE2 e i livelli di proteina ACE2. I nostri dati iniziali suggeriscono che alcuni estratti inibiscono la serina proteasi TMPRSS2″.
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