Canapa industriale e infiorescenze, la pessima figura della Camera dei Deputati con l’approvazione del divieto
Proibire l’uso delle infiorescenze alla filiera della Canapa Industriale? Un DDL Sicurezza che vorrebbe mettere al riparo da un rischio che non esiste, inventato, legato a effetti psicotropi di una sostanza che invece non ne ha… perché è Canapa Industriale! Questa è in poche parole la descrizione della pessima figura della Camera dei Deputati con l’approvazione del divieto contenuto nell’articolo 18 del suddetto decreto, figuraccia come è stata descritta durante la conferenza stampa a Montecitorio organizzata da Federcanapa-Federazione Italiana Canapa, Assocanapa e Canapa Sativa Italia, Chimica Verde Bionet, Ecofuturo, Itabia, Kyoto Club e Legambiente.
(foto © Giuseppe Grifeo)
Qui sopra un video di produzione ANSA sulla Cannabis Light
Dopo il passaggio alla Camera e la disastrosa approvazione, il provvedimento è in esame e sarà votato al Senato. La conclusione della vicenda farà capire chi avrà compreso bene i dettagli del problema e chi voterà senza riflettere, per puro ordine di scuderia.
Potrebbe prefigurarsi uno stop al Senato? Chissà.
Altro possibile fermo a questo provvedimento arriverà comunque dalle corti europee.
Si tratta di una disposizione che criminalizza le infiorescenze della canapa industriale, una misura basata quindi sul nulla, meno che mai su assunti scientifici o giuridici. Già nella sua definizione di legge, la 242/2016, la Canapa Industriale NON ha effetti psicotropi. Quindi non li hanno neppure le infiorescenze che fanno parte integrante di questa pianta, la Cannabis Sativa L. approvata per la produzione agricola.
Tanto per chiarire ulteriormente, ecco il link a un articolo sulla legge 242 del 2016, provvedimento che istituì la coltivazione e promozione della Canapa Industriale.
“Una vera ricchezza per l’economia del Paese rischia di essere travolta e danneggiata irrimediabilmente da un provvedimento che è connotato da un approccio unicamente e ciecamente ideologico che va contro le evidenze scientifiche, va contro anche al buon senso e contro la vita di tante imprese, la sussistenza di tanti lavoratori e lavoratrici impiegati in questo settore – ha rimarcato Riccardo Magi, deputato di + Europa alla conferenza stampa del 9 settembre – C’è chi ha iniziato una vera e propria guerra santa. Penso che il governo stia prendendo una grande cantonata perché sta ledendo anche un rapporto di fiducia che i cittadini devono avere nei confronti delle istituzioni, nei confronti della stabilità delle leggi sulla base delle quali avviano le attività imprenditoriali che comportano non solo un investimento economico, ma un investimento di vita, di passioni, di speranza, di prospettiva”.
“La lettera della norma è assurda, ma è il modo attraverso il quale sono riusciti a inserire una regola che altrimenti sarebbe stata di materia agricola all’interno di un provvedimento sulla sicurezza – ha proseguito Magi – Hanno dovuto inventare che c’è un rischio legato agli effetti psicotropi di una sostanza che – invece – non ha effetti psicotropi. Questa cosa se dovesse rimanere così avrà un peso eccome nei passaggi dei tribunali. Se non riusciremo a livello parlamentare, è sicuro che saranno questi i punti, livello di compatibilità con la giurisprudenza esistente, il livello di compatibilità o incompatibilità con la normativa europea. Tutti punti che a nostro avviso non reggeranno. Nel frattempo qual è il danno che sarà fatto alla società, alle aziende, agli interessi economici, ai posti di lavoro, in attesa che un tribunale ci dia ragione e che la dia a tutta la filiera della Canapa Industriale?”.
Eppure la maggioranza di governo è andata avanti su questa strada punitiva, censurante, in una sorta di crociata che nei fatti non può essere definita neppure ideologica visto che si tratta di puro non sense.
Sembra di assistere alle favole credute da complottisti strampalati che, purtroppo, avendo potere di voto e di decisione in Parlamento, riempiono di assurde idee gli articoli di legge nazionali.
L’emendamento che ha inserito questa assurdità normativa nel famigerato articolo 18 ha un testo incredibilmente senza senso, “evitare che l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, mediante alterazione dello stato psicofisico, l’insorgere di comportamenti che possono porre a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale“.
Ma si sta parlando di Canapa Industriale che non ha effetti psicotropi, l’unica cannabis coltivabile per legge a prescindere che le varie parti della pianta – semi, fibre, infiorescenze – vengano utilizzate per produrre farine, olio alimentare, mattoni e rivestimenti per la bioedilizia, la fitoterapia, creme, saponi o indirizzate al mercato della Canapa Light, florovivaismo e tanto altro.
Infiorescenze che, oltre a rappresentare uno dei principali cardini economici del settore, sono necessarie per produrre anche semi utili appunto alla semina dei terreni nella successiva stagione. In più sono la parte più ricca e interessante della pianta per le sue applicazioni, utilizzate per l’estrazione di CBD e oli essenziali utilizzati nelle produzioni di diverse filiere industriali.
Dall’articolo 18 che si trova alle pagine 27 e 28 del documento a questo link: Camera Deputati DDL sicurezza variazioni
«3-bis. Sono vietati l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa coltivata ai sensi del comma 1 del presente articolo, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati. Si applicano le disposizioni sanzionatorie previste dal titolo VIII del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309».
Con questo sbarramento legislativo l’Italia si isolerà dalle altre nazioni europee che si impadroniranno di una fetta di questo lecito e ricco mercato.
Una situazione già ben raccontata alla conferenza stampa del 9 settembre 2024 alla Camera dei Deputati, appuntamento che aveva lo scopo di risvegliare le coscienze e di smuovere le acque in parlamento mettendo davanti agli occhi di deputati e senatori la grande cantonata giuridica.
Un errore che mortificherà un comparto produttivo italiano con grandissime speranze e obiettivi. Inevitabili, per la possibile forte flessione del settore, anche riflessi negativi nei settori della canapa che si occupano di cosmesi, di bioedilizia (per la contrazione della produttività degli imprenditori) e del food.
“Al contrario di quanto è stato scritto dalla maggior parte dei giornali, questo non è un attacco alla Cannabis Light: questa lettura è molto riduttiva. Nei fatti, questo è un attacco alla Canapa Industriale – ha rimarcato Beppe Croce prendendo la giusta mira dell’incontro e dell’azione da compiere in Parlamento – È un attacco a tutte le filiere della Canapa Industriale. Attacco diretto perché la produzione del fiore riguarda diversi settori industriali che non sono solo la cannabis light, ma c’è la cosmesi, l’aroma terapia, l’erboristeria, la produzione di integratori alimentari. Attacco anche indiretto perché lasciare ai coltivatori l’unica possibilità di commercializzare paglie e semi, non dà reddito sufficiente e, comunque, non li rende competitivi nei confronti di coltivatori di altri paesi europei che, invece, potranno utilizzare l’intera pianta, l’intera biomassa”.
(qui in basso alcuni momenti durante la conferenza stampa del 9 settembre 2024 alla Camera)
È Canapa Industriale, bene ribadirlo, da NON dimenticare. Di questo si tratta.
In conferenza sono intervenuti Riccardo Magi, deputato di +Europa, che ha aperto l’incontro, Beppe Croce, presidente di Federcanapa-Federazione Italiana Canapa, l’avvocato Giacomo Bulleri, poi Tommaso Battista, presidente di Copagri, Ivan Nardone, responsabile Area Economica di CIA-Confederazione Italiana Agricoltori, Jacopo Paolini, vicepresidente della Sezione Lino e Canapa di Copa Cogeca, Marco Tosi, consigliere di Florovivaisti Italiani, Francesco Ferrante, vice presidente del Kyoto Club, Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italia, Massimo Senini, titolare di Senini Group, Emanuele Bertolotti, fondatore di Sylfib, Marco Sereno, rappresentante di Canapa della Salute, Marco Quilleri, agricoltore e fondatore di Pure srl, Carlotta Canavesio, presidente di Assocanapa nazionale, Andrea Quartini, deputato del M5S, Matteo Mauri, deputato del PD.
“La filiera della Canapa Industriale è importante nel nostro Paese, dovrebbe stare a cuore a chi si occupa di tutelare e promuovere il Made in Italy – ha detto il deputato Riccardo Magi – Una filiera che ha visto negli ultimi anni una crescita esponenziale in termini di occupati e di fatturato, dagli innumerevoli impieghi industriali, dalle innumerevoli applicazioni di questa pianta e dei prodotti che derivano dalla trasformazione di questa pianta”.
Su questa disposizione così assurda votata favorevolmente alla Camera, l’avvocato Giacomo Bulleri, molto noto da anni per la sua azione professionale nel settore, è stato lapidario:
“È ormai superfluo sottolineare gli elementi di evidente contrasto con la normativa comunitaria. Sono semmai da sottolineare due elementi. Uno che ci porta a un circolo vizioso in quanto questa norma escludendo il fiore in qualunque forma fuori del campo, trinciata, seccata e altro, vuol dire – dalle destinazioni di legge – ricondurlo nel testo unico degli stupefacenti. Vuol dire estendere anche a chi coltiva canapa senza THC e senza efficacia drogante, disposizioni preoccupanti come misure cautelari personali oltre che reali, per poi andare in un tribunale e accertare che questa canapa ha un valore di THC inferiore allo 0,5 quindi non è droga… quindi moltiplicare i procedimenti giudiziari con tutto ciò che ne consegue. Il fine vero è quello di tagliare in toto la filiera”.
Se in precedenti occasioni per i tribunali era sentenziato che la pianta è unica senza distinzioni tra i suoi elementi componenti, adesso con questa norma si faranno differenziazioni fra i fiori e le altre parti.
Quindi, Bulleri sottolinea come “la questione potrebbe essere portata nei tribunali dalle associazioni di categoria e quindi alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Europea: i principi del mercato comune non limitano l’uso di nessuna parte della pianta. Faccio un esempio che abbiamo compiuto con l’associazione europea a Bruxelles: nemmeno nell’oppio si differenziano parti della pianta. Una sostanza o è stupefacente e se è tale, lo è per l’uso che se n’è fatto. Non si può a priori selezionare e sezionare una pianta ed escluderne a priori alcune parti dalla possibilità di coltivazione. Tornando alla vicenda italiana, questa viola il mercato comune, a maggior ragione quando penso che l’autorità alimentare europea è in procinto di autorizzare il CBD come alimento anche ottenuto da fiore e come pianta intera. Immagino cosa avverrà in un mercato comune dove l’autorità autorizza questo prodotto, quindi producibile negli altri stati membri, prodotto che circolerà in Europa, ma pure in Italia in forza della libera circolazione delle merci… ma con questa legge nel nostro stesso Paese non si potrà produrre. Il tutto proprio a danno di quel Made in Italy che tutti cerchiamo di esaltare e tutelare”.
Un comparto produttivo che si vuol fare sparire? Eppure la filiera della Canapa Industriale è fatta principalmente da giovani che hanno scommesso tutto (65% delle aziende con imprenditori sotto i 40 anni), che hanno acquisito esperienza, professionalità, che hanno sperimentato tecniche e dato vita a processi produttivi per un settore che da oltre sette anni si è reinventato.
Infatti, non siamo più all’inizio del 1900 quando l’Italia era sì il secondo produttore di canapa al mondo, ne produceva di ottima qualità (come avviene anche oggi), ma aveva sbocchi di mercato validi per le esigenze dell’epoca.
Oggi le possibilità offerte dalla pianta, le tecniche affinate nel tempo, la moltiplicazione delle applicazioni, fanno sì che i prodotti di Canapa Industriale possono riguardare tante nicchie del settore industriale, artigianale, della salute-cura del corpo e molto altro. Realtà imprenditoriali che hanno valorizzato anche molte aree depresse dell’Italia.
Battista, Nardoni, Paolini, Cusani e gli altri intervenuti alla conferenza stampa del 9 settembre hanno tracciato un quadro che dipinge un settore italiano vincente, ma sul quale oggi si stanno addensando nubi nerissime. Imprenditori e intelligenze che andranno a produrre all’estero?
Intanto, il Tar del Lazio ha sentenziato difendendo l’uso del CBD Cannabidiolo, altro obiettivo ideologico della maggioranza di governo, oltre che sostanza non drogante estratta dalla Canapa.
Sulle grandi proprietà del CBD e sulle vicende connesse, cliccare su questo link e su questa seconda connessione alla raccolta di articoli e, perché no, anche una terza raccolta a quest’altro link. Poi altri scritti sono disponibili partendo da queste tre pagine.
Tornando alla sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio, con questo dispositivo è stato sospeso il decreto del ministero della Salute (del 27 giugno 2024) che inseriva le composizioni orali contenenti proprio il CBD nella tabella delle sostanza stupefacenti.
I giudici hanno accolto il ricorso dell’Ici-Imprenditori Canapa Italia e hanno fissato un’udienza di merito per il 16 dicembre.
Per ricordare il motivo scatenante, con suo provvedimento il ministro Schillaci aveva vietato la vendita di questo estratto della cannabis nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai: poteva essere chiesto solo alle farmacie presentando una ricetta non ripetibile.
Commenti recenti