Madeinterra, bioedilizia, canapa: fra innovazione e antiche tecniche descritte da Vitruvio
Innovazione con uno sguardo profondo alla tradizione e alla storia. Tecniche antiche che hanno creato edifici resistenti nei secoli, unite a nuove soluzioni e combinazioni con materiali naturali per garantire habitat ambientalmente sostenibili, energeticamente indipendenti, totalmente riciclabili. Non è fantasia ma è realtà applicata. Madeinterra, bioedilizia, canapa e il gioco è fatto. Più facile a dirsi che a farsi, ma i risultati di vedono.
L’azienda (clicca qui per andare al suo sito web) è pugliese, due sedi fra Conversano e Fasano, nata per volontà di Mario Ferrarelli. Negli anni ha dato vita a un team affiatato. Calce, argilla, paglia e canapa, elementi semplici che hanno dato forma a moduli essenziali nel segno della bioedilizia, leggeri e molto resistenti al tempo stesso, perfetti isolanti termici, antagonisti di muffe e ristagni di umidità.
Alla base di tutto uno studio prolungato e profondo del padre dell’architettura Marco Vitruvio Pollione, architetto e scrittore romano vissuto nella seconda metà del I secolo a.C.
Ecco quindi i Biomattoni “Vitruvio” in terra cruda (da cava certificata, con additivi da inerti naturali), traspiranti e igroscopici, capaci di schermare dai campi elettromagnetici e di evitare fenomeni di accumulo di elettricità statica.
Le malte e intonaci a base di terra, argilla, cocciopesto, pozzolana, calce e fibre come paglia e canapa e il Cappotto Termico Vitruvio, biocomposito 100% naturale, sintesi di leganti inorganici e fibre vegetali. Madeinterra, bioedilizia, canapa è un trinomio che si traduce anche in oggetti di Ecodesign, lampade, sedute, sculture e opere Land Art, arredi per interni ed esterni in terra cruda, cocciopesto, paglia e canapa mineralizzate.
Per finire con gli esempi, il solo cocciopesto ideale per il risanamento naturale di ambienti umidi: grandi caratteristiche di traspirabilità, igroregolazione e idrorepellenza, consigliato come rivestimento impermeabile per pavimentazioni e pareti, sia interne che esterne.
Canapa Oggi (CO): Quando e come nasce Madeinterra?
Mario Ferrarelli (MF): “Madeinterra l’ho fondata circa dieci anni fa, ha avuto varie trasformazioni – racconta Mario Ferrarelli – da sei mesi è stata costituita in srl come startup innovativa. Ho portato portato avanti una ricerca sullo studio dei materiali e delle tecniche basandomi prima di tutto sull’esplorazione dell’opera vitruviana”.
Il trattato in dieci libri “De architectura” scritto da Vitruvio, è un perfetto ritratto di tecniche e forme dell’architettura e dell’arte costruttiva di due millenni fa, quindi la classificazione e la descrizione degli ordini architettonici greci, i templi tuscanici, la menzione di architetti e di edifici della Grecia. Poi, semplificando, nozioni di urbanistica, materiali, murature e tecniche edificatorie, l’impianto dei fori e degli edifici pubblici romani, la costruzione delle basiliche, delle terme, dei teatri, dei portici, delle palestre, dei porti, delle murature sommerse e delle case. Come è assai noto, l’antico studioso fu oggetto di grande approfondimento da parte del grande Leonardo Da Vinci.
(CO): Perché proprio Vitruvio come modello da studiare? Cosa ti ha colpito delle sue descrizioni?
(MF): “Dell’opera dell’antico architetto mi ha colpito la durevolezza dei materiali utilizzati due millenni fa. Ancor ne abbiamo esempi intatti e funzionano, a cominciare dal cocciopesto. Tecniche che poi sono state utilizzate in Italia e in giro per il mondo. Applicazione che fu fatta su tutti i monumenti, costruzioni civili, vedi l’esempio emblematico del Pantheon dove troviamo tutti i materiali da fibre usati per la struttura, cocciopesto, argilla, legno, calce. Materiali che hanno una storia lunghissima e utilizzati all’epoca con grande successo nonostante non avessero le nostre tecnologie. Così sono andato a studiare e a riprendere le tecniche di applicazione di questi materiali. Gli acquedotti romani, i ponti, lì trovi il cocciopesto, rivestimenti, le coperture, la paglia e la calce li trovi come mantenimento delle strutture”.
CO: Da Vitruvio c’è il passaggio all’oggi, all’applicazione odierna.
MF: “Non mi sono inventato nulla, sono andato a scoprire le tecniche manuali che non sono come il cemento oggi, che stendi e aspetti. Sono materiali che non hanno elementi di sintesi, del tutto naturali. La calce per esempio, è calcare cotto a 800 gradi. L’unione con la canapa perché è materiale che ha caratteristiche ottime per l’edilizia. In Italia è circa cinque anni che se ne parla per l’edilizia. In Francia hanno invece fatto tutto un programma nazionale, molto orientato anche alla ricerca sui carburanti, tanto che detengono il monopolio sui semi insieme ai Cinesi e molto fanno anche in Germania. Tanto che la canapa che arriva in Italia per l’edilizia è francese o tedesca”.
CO: Da quando tempo stai studiando queste tecniche in abbinamento con la canapa?
MF: “Per quanto mi riguarda sono cinque anni che mi sto interessando all’applicazione della canapa in edilizia e ne sto registrando le grandi qualità, doti da sfruttare per l’edilizia e l’arredamento: è materiale leggero, compatto, lo sto lavorando come inerte con tecniche del cocciopesto, con la terra. La nostra startup si basa sulla mineralizzazione della parte vegetale: foglie di lino, canapa; andiamo a coprire il tutto con un velo di calce trasformandolo in un inerte, quindi inattaccabile da roditori non vi si sviluppano batteri, diventa come la pietra. La canapa anche in abbinamento con l’argilla pura manipolata liquida, come crema. Dopo questi trattamenti di mineralizzazione, il materiale resiste tranquillamente alle intemperie, all’acqua, all’umidità e rimane fortemente traspirante”.
CO: Differenze fra i vari abbinamenti con la canapa?
MF: “Non c’è grande differenza fra la versione con calce e quella con argilla. La canapa è bella perché è sottile, la parte spugnosa del canapulo è perfetta da lavorare con i miscelatori, ottima in cantiere. Di contro, la paglia la utilizziamo per i sottotetti per esempio. Certo, di canapa da utilizzare ce n’è ancora poca, mentre la paglia la troviamo in grande quantità, come qui in Puglia”.
Qui è evidente ancora l’arretratezza italiana per quanto riguarda la disponibilità di materiale dalla canapa e per la mancanza di impianti di trasformazione capaci di dare materia prima da utilizzare per questo tipo di lavorazione.
CO: Non sarebbe ottimo per la riedificazione nelle nostre zone terremotate? Un esempio viene dal Nepal dove una società indiana ha proposto un modello di ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto del 2015, utile a edificare abitazioni ecologiche ed energeticamente efficienti grazie a materiali a base di canapa, sostenendo la filiera produttiva e il suo indotto.
MF: “Sarebbe perfetto anche in Italia perché innescherebbe un grosso volano produttivo, un intero processo. Iniziando dal piantare la canapa, ci sarebbe chi poi la taglierebbe, chi ne estrarrebbe la fibra, chi ne farebbe carta, chi tessuti, chi prodotti alimentari. Si andrebbe poi a ricostruire con bioedilizia da canapa costruendo case con elementi in legno e altri grazie a derivati della pianta. Noi realizziamo case passive che non hanno bisogno di riscaldamento d’inverno e raffreddamento d’estate. Sono antisismiche, totalmente naturali e riciclabili all’infinito. Materiale leggerissimo, abitazioni prive di eccessi di umidità, ottimo fattore per mantenere un buon stato di salute”.
CO: Occorrerà tempo per realizzare con successo in Italia una ricostruzione con elementi a base di canapa: manca materiale disponibile in quantità sufficiente. Il progetto in Nepal è ottimo già come possibilità immediata, lì la canapa cresce abbondante.
MF: “Ci dovremo arrivare. L’agricoltura italiana diverrebbe di primo piano per questo processo di ricostruzione nonché di ristrutturazione dell’esistente, ma sarà un investimento a lungo termine per giungere a numeri utili che corrispondano al bisogno. Per adesso noi di Madeinterra siamo dei pionieri. Con la canapa realizziamo anche oggetti di arredamento: stiamo mettendo a punto dei processi tecnici, scelte di abbinamento di materiali, li stiamo certificando, li portiamo ai laboratori del Politecnico di Bari. Sto indagando in ogni direzione, anche sulla resistenza meccanica di varie soluzioni”.
CO: Madeinterra, bioedilizia, canapa… quindi pionieri e con un progetto, un’idea ben precisa di vita rappresentata e concretizzata dal vostro lavoro.
MF: “Sto tentando di mettere il mio sapere a disposizione della terra e dell’uomo, cercando io stesso di crescere responsabilmente pensando al futuro di tutti, dei più piccoli, dei miei figli. È il modello su cui ho costruito la mia casa, autosufficiente, senza dover comprare a ogni costo legna, gas. Il mio ambiente non deve essere un peso, deve essere una ricchezza, deve aiutarmi. L’autonomia è importante sotto il segno del benessere abitativo, del risparmio energetico e del rispetto dell’ambiente grazie a soluzioni innovative che pescano nella tradizione. Ci si libera da tanti vincoli e i soldi risparmiati li si può dedicare alla famiglia, al tempo con gli amici, al proprio tempo libero, per essere persona. Soddisfatti i bisogni primari, casa e cibo, si è liberi e si guarda alla vita in maniera ben diversa”.
Madeinterra, bioedilizia, canapa possono diventare anche un gioco. Se alla scoperta dei materiali, alla consapevolezza della loro consistenza, capacità di essere trasformati anche con le mani, si unisce il gioco, ecco che prende forma “Lecostruzioni“, tutto rivolto ai più piccoli. Madeinterra mette a disposizione dei bambini un vero apparecchio con cui fabbricare mattoncini biosostenibili per realizzare le proprie costruzioni. Qui la fantasia si sfoga, i mattoncini si incastrano nelle forme volute dai piccoli che, al tempo stesso, comprendono di avere un materiale diverso fra le mani: vivo e naturale.
Madeinterra Srl
Sede legale: via Soldato Francesco Paolo Lorusso 50 – 70014 Conversano (Bari)
Sede operativa: S.S. 16 – km 855.500 – 72015 Fasano (Brindisi)
Sito web: http://madeinterra.it/
PEC: madeinterra@pec.it – e-mail: info@madeinterra.it
Telefoni: +39.327.4151790 | +39.328.2693662
magnifiche iniziative, forse a lungo termine ma dannatamente efficaci, specie considerando il punto di degrado cui stiamo portando il pianeta tutto. mi piacerebbe tanto poter utilizzare le mie conoscenze di coltivatore biologico e magari partecipare anche in piccolissima parte ad un progetto che possa servire a migliorare la vita dei miei figli e nipoti. potrei per esempio coltivare la canapa, sfruttare la paglia del mio grano od orzo, piantare del bambù o altro ancora. intanto vi salutoe vi auguro un futuro splendido.