Mancano vitali decreti attuativi legati alla legge 242 sulla promozione della filiera della canapa
È stato un grosso passo avanti avere i italia una norma che desse gli strumenti per dare impulso alla canapicoltura, ridare all’Italia il primato che aveva fino a 60 anni fa nel settore, prefigurare la nascita di un settore agricolo legato al comparto alimentare, alla bioedilizia, dalla biotecnologia alla nutraceutica fino a una miriade di altri possibili sviluppi. Eppure Mancano vitali decreti attuativi legati alla legge 242 sulla promozione della filiera della canapa.
La norma in questione fu approvata dal Parlamento a dicembre 2016 e resa attiva da gennaio 2017 (link all’articolo che ne spiega capitoli e funzionamento).
L’assenza ancora oggi persistente riguarda proprio quanto stabilito all’articolo 5 di tale legge sui limiti di Thc negli alimenti (e non solo) prodotti con canapa. In questa segione della norma si prescriveva che questi limiti fossero stabiliti entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge.
Si è arrivati ad agosto 2017.
Sette mesi sono passati.
Nulla è ancora accaduto o meglio, non si è arrivati alla definizione dei decreti sforando i tempi della stessa legge.
Giuseppe L’Abbate, capogruppo del Movimento Cinque Stelle nella XIII Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati lo denuncia a chiare lettere in un’interrogazione al Ministero delle Politiche agricole: “Chiediamo al Governo l’attivazione di quanto sancito dall’articolo 5 per le ‘Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa’. Il Ministero della salute, avrebbe dovuto provvedere all’aggiornamento del Testo Unico, definendo in un’apposita tabella i livelli massimi di residui di THC ammessi nei derivati alimentari, nei preparati erboristici e fitoterapici e nei cosmetici ottenuti dalle diverse parti della pianta di canapa”.
“A oggi, da parte del Dicastero non è stato fatto nulla di tutto questo – ha proseguito L’Abbate – Tale chiarimento appare fondamentale, al fine di rilanciare il settore della canapa sia dal punto di vista agricolo che alimentare, poiché la situazione nel nostro Paese appare ancora ambigua e il rischio di investire economicamente in questo settore è ancora troppo alto. L’applicazione della nostra legge consentirebbe agli imprenditori di poter investire in macchinari, portando loro molti benefici. Per questo vogliamo sapere dal Governo a che punto sia l’adozione dei decreti previsti dagli articoli 5 e 6, affinché la nostra legge divenga operativa al 100% quanto prima”.
Il richiamo all’articolo 6 è in riferimento agli incentivi per la filiera della canapa per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore, al massimo 700.000 euro annui, “per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa”.
Anche in questo caso dall’Esecutivo nazionale non si è arrivati al punto emanando gli appositi decreti. “Una quota di queste risorse può essere destinata al finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo – ha continuato il deputato – per la produzione e per i processi di prima trasformazione della canapa finalizzati alla ricostituzione del patrimonio genetico e all’individuazione di corretti processi di meccanizzazione”.
Tornando agli alimenti, anche a livello europeo la situazione non è uniforme o chiara sul livello di THC per gli alimenti a base di canapa. Da parte sua Federcanapa propone per l’Italia quanto formulato da EIHA, European Industrial Hemp Association, in sede europea (milligrammi di THC su chilo di alimento):
Tipo di prodotto | mg/kg |
Olio di canapa | 10,00 (0,01‰) |
Latte di canapa | 0,15 |
Pane, pasta, prodotti da forno | 0,10 |
Dolci, snack | 0,35 |
Bevande (alcoliche, analcoliche, tè, tisane) | 0,01 |
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