Il futuro della canapa industriale secondo Antonino Chiaramonte: lettera aperta per arricchire il confronto
Cannabis terapeutica, filiera produttiva, settore alimentare della canapicoltura, oggi è gran fermento con una legge, la 242 che deve essere completata, bozze molto discusse sul tenore di THC negli alimenti da canapa con accettazione delle importazioni UE e di altri paesi se rientrano in norme di legalità altrove stabilite, nessun accenno a crismi nuovi che stabiliscano verifiche di salubrità, sicurezza sanitaria (muffe e altro) sui prodotti e poi la questione infiorescenze. Fra le tante missive giunte a Canapa Oggi una lettera aperta sul futuro della canapa industriale secondo Antonino Chiaramonte, presidente dell’Associazione Canapa e Filiera.
Uno scritto che ha intenzione di rafforzare temi, proporre spunti, arricchire o stimolare il dibattito nella speranza di una visione e proposta univoca da parte di tutto il settore.
Canapa, Cannabis. L’imperativo è andare avanti. La nuova e potente occasione di sviluppo per tutta l’Agricoltura italiana – inizia Chiaramonte – Alla luce della debolezza politica e della poca chiarezza legislativa, utile solo a bloccare e ingessare il fenomeno produttivo più vivace e più ricco di estensioni positive sui territori, nelle Aziende Agricole e nei circuiti della trasformazione alimentare di livello superiore, in cui l’italianità può dare il meglio di sé, ritengo che occorre una fortissima presa di posizione del mondo Agricolo e di alcuni settori della trasformazione alimentare e non solo.
Come nelle più classiche vicende all’italiana ci ritroviamo ad avere una Legge tutto sommato “accettabile” e che già ha innescato interessanti processi produttivi, di trasformazione e di commercializzazione decisamente interessanti, che stanno già oggi generando nuove e inaspettate finestre occupazionali, e una impraticabilità di attuazione solo perché non si vuole trovare la soluzione al problema di sempre ovvero la Canapa è una pianta industriale che può risollevare e rilanciare l’economia italiana ? Oppure è quella pianta che ci farebbe diventare tutti dei drogati?
Questa situazione di vuoto normativo determina un’ingiustificata ed ingiustificabile disparità di trattamento non solo di fatto tra gli Agricoltori di zone diverse dell’Italia ma anche, e soprattutto, tra gli operatori italiani rispetto alle realtà presenti in altri Paesi dell’Unione europea che, al contrario, godendo da tempo di una disciplina certa ed incentivante, hanno già realizzato ed affermato modelli produttivi industriali. Le conseguenze sono evidenti: non potendo far affidamento sulla presenza di precise indicazioni legislative, le imprese italiane operanti nel settore non sono poste in condizione di essere competitive sul mercato non solo nazionale ma anche internazionale.
In Italia vengono venduti da operatori italiani (principalmente attraverso il mercato elettronico) prodotti a base di canapa contenenti innocue tracce di THC, come ad esempio tè e tisane ed altri preparati alimentari, la cui produzione avviene in paesi (Germania e Repubblica Ceca tra tutti) che hanno stabilito per legge dei limiti di THC negli alimenti. Questo non può che danneggiare la capacità produttiva e competitiva sul mercato europeo di Aziende Agricole e commerciali italiane, che hanno i mezzi produttivi per primeggiare in termini qualitativi e quantitativi su un mercato in forte espansione ma che sono di fatto bloccate da una totale mancanza di chiarezza e di raccordo tra le varie norme. Dallo sviluppo della filiera produttiva della canapa si potrebbero generare positive conseguenze dal punto di vista occupazionale, dal momento che numerose preparazioni alimentari prevedono l’utilizzo di manodopera, determinando un ingresso nel mercato del lavoro per periodi anche più lunghi rispetto alla stagionalità dei raccolti. Inoltre si potrebbe rendere necessario utilizzare, o attrezzare laboratori di trasformazione alimentare ad hoc, determinando un impulso al commercio dei prodotti ma anche rivitalizzando l’indotto del comparto delle forniture per laboratorio alimentare, o determinando l’occupazione di nuove figure professionali dedicate.
L’esperimento dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, è il modello da riproporre ma, adesso, come importante occasione di sviluppo e guadagno per le Aziende Agricole italiane, che insieme ad Associazioni come Canapa e Filiera (che promuove il rilancio della Canapa a 360°) e con un maggiore e più convinto sostegno delle grandi Confederazioni di categoria come la CIA, ad esempio, che ha già in itinere una collaborazione con Canapa e Filiera e che in virtù di questa ha avviato interessanti percorsi divulgativi e processi di trasformazione della materia prima, offrendo reali opportunità di crescita economica a tante realtà produttive Agricole della Calabria e di altri comprensori agricoli tra Veneto, Friuli, Lazio, Umbria ed altre regioni.
Personalmente propongo a quanti credono in maniera convinta nelle eccezionali qualità della Canapa di porsi tre obiettivi nell’interesse del Paese intero :
- Modello Portoghese in merito alle sostanze stupefacenti : parola d’ordine Decriminalizzare l’uso personale.
- Accorpamento di tutta la legislazione sulla Canapa in una sola Norma, e totale rivisitazione del T.U. 309/90 di cui ad oggi si possono solo elencare tristemente l’infinita successione di disastri sociali, economici, e purtroppo anche umani.
- Rilancio della 242/16 con repentino superamento di limiti e paletti, che, come oramai sappiamo bene e abbiamo capito altrettanto bene tutti, rappresentano l’ultimo ostacolo allo sviluppo dell’imponente mole di produzioni Agroalimentari, farmacologiche e industriali che il nostro Paese sarebbe in grado di realizzare e proporre ai mercati fin dalla prossima primavera.
Basta prenderci in giro con una legislazione per l’industriale e un’altra legislazione per la terapeutica. In Italia abbiamo i migliori produttori di Canapa Indica e da qualche anno siamo già in grado di affermarci come straordinari produttori di Canapa Sativa. Lo stiamo già facendo proponendo al mercato eccellenze alimentari che possono diventare voci importanti per il nostro Export.
E basta con la ipocrita scusa che in Italia c’è il Vaticano e quindi… Quindi cosa ? In Italia c’è un gran numero di bigotti, questo è il problema. Ma in Italia c’è anche un grande numero di persone che non chiede altro che potersi curare e usare anche a titolo personale la Cannabis. Quindi superiamo i preconcetti pseudo ideologici e andiamo oltre le quasi patetiche richieste di legalizzazione o liberalizzazione degli usi possibili, quello che serve è il riposizionamento della Pianta di Canapa tra le risorse botaniche, e chi meglio degli stessi coltivatori può fare e tutelare al contempo tutto questo ?
Quando nel 2012 decisi di mettere insieme una pubblicazione (il libro Juana, una storia nell’erba, uscito nel 2013) che potesse offrire spunti per aprire una discussione, un confronto serio e vero sul tema Cannabis, ero partito da quello che già allora il Ministero della Sanità in Israele faceva con risultati e prospettive incredibilmente interessanti sia in termini di cura e supporto in ambito medico, ma anche in termini economici, facendo produrre la Canapa ad un espertissimo del settore (proprio in quanto ex trafficante di Cannabis ma anche abilissimo Coltivatore convertito alla legalità come Yohai Golan-Gild).
Sappiamo bene che in Italia c’è anche un numero impressionante di meravigliose Aziende Agricole con i giusti requisiti che, se come mi auguro, riuscissero a fare un fronte unico su questo tema, avrebbero la possibilità di specializzarsi nelle produzioni mirate e specifiche. E qualificandosi andranno a costituire la base di produzione di qualità garantita e certificata. E naturalmente, coordinandosi, almeno sulla Canapa, rappresenterebbero un interlocutore che non dovrà e non può restare in attesa della politica ma, al contrario, imporre e far valere adesso più che mai il proprio “peso” politico.
Utili e ultime precisazioni in merito.
Considerando che il livello di THC per ottenere un effetto psicotropo deve essere almeno del 4 per cento, siamo ben al di sotto di un livello di prudenziale sicurezza, anche elevando il limite all’1 per cento.
La DIA si è già espressa, riconoscendo la valenza sociale di una corretta gestione del fenomeno Canapa.
Nella proposta di legge n. 2987 redatta per l’On. Dorina Bianchi, c’era la lettera “h”!
Dottor Antonino Chiaramonte
Associazione Canapa e Filiera
Sede Legale: via U. Boccioni, 61 – 88046 Lamezia Terme (CZ)
C.F. : 92035760799
E-mail: associazione@canapaefiliera.it
Web: www.canapaefiliera.it
CHC principi attivi srls
Complimenti al Dott. Chiaramonte per l’attenta ed esaustiva situazione della cannabis in Italia.