Attività antiossidante e antimutagena di semi e germogli di Cannabis Sativa L.
È proprio questo il titolo della ricerca portata avanti da ricercatori italiani appartenenti a tre diverse realtà, CNR – IBBA (Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria) di Pisa, il Dipartimento di Scienze della Vita – Università di Siena, Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali – Università di Pisa. Cercando fra gli sudi sulla canapa nell’ambito accademico italiano ecco trovare quindi questo approfondimento che mette in luce l’Attività antiossidante e antimutagena di semi e germogli di Cannabis Sativa L.
Autori, Stefania Frassinetti, Lorenza Bellani, Vincenzo Longo, Annita Toffanin, Lucia Giorgietti.
Ebbene, i cinque ricercatori hanno presentato il frutto dei loro studi al XV Congresso della Società Italiana di Fitochimica che si è svolto alla Sala Convegni – Polo Piagge dell’Università di Pisa via Matteotti, insieme al primo Congresso Internazionale sulle Piante Sostenibili, Medicinali ed Aromatiche (ICEMAP 2017).
Analizzati, pianta, semi e germogli della varietà Futura. A colpire sono stati diversi particolari conclusivi della ricerca, come il contenuto più alto di antiossidanti nei germogli di canapa rispetto ai semi. Ma è bene andare con ordine.
Come rimarca il testo, “Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sull’identificazione degli alimenti funzionali che contengono molecole biologicamente attive che possono portare benefici per la salute oltre il ruolo nutrizionale. In particolare, è stato rivalutato l’utilizzo di sementi da colture come il lino, il sesamo, la chia, il quinoa e l’amaranto, in quanto hanno un elevato contenuto energetico e sono un’importante fonte di antiossidanti“.
Su questa rotta di ricerca era d’obbligo spostare l’attenzione sulla canapa, già analizzata sotto molti aspetti ma da studiare sotto erti altri comportamenti e per altre proprietà oltre alle già note (e comunque in continuo approfondimento).
I ricercatori hanno analizzato semi di canapa, Cannabis sativa L. cv. Futura, così come i germogli, raccolti a tre e a cinque giorni dalla germinazione.
Il contenuto di composti fitochemicali (polifenoli totali, flavonoidi e flavonoli totali) e l’attività antiossidante (determinata dai test DPPH e ORAC) sono stati valutati in estratti di canapa.
Un maggiore contenuto di composti antiossidanti (mg/g DW-Peso a secco) è stato osservato nei germogli rispetto ai semi.
“Successivamente è stata valutata l’eventuale attività antimicrobica degli estratti di canapa – continuano – per i ceppi batterici Gram-negativi (Escherichia coli, Enterobacter aerogenes, Salmonella typhimurium) e Gram-positivi (Enterococcus faecalis, Staphylococcus aureus) e il MIC (minima concentrazione inibitoria)“.
L’Escherichia coli e la Salmonella typhimurium vengono inibite-bloccate con una minima concentrazione di estratto di canapa pari a 1 mg/ml, mentre l’Enterobacter aerogenes e lo Staphylococcus aureus vengono inibiti a una concentrazione minima più alta, pari a 2,5 mg/ml.
C’è un solo ceppo che sembra non risentire di alcun blocco o inibizione da parte dell’estratto di canapa: è l’Enterococcus faecalis.
Come ultima tappa della ricerca, sono stati effettuati test antimutageni sul lievito di ceppo D7 di Saccharomyces cerevisiae per valutare un eventuale effetto antimutagico degli estratti di semi di canapa.
Prima di dare il risultato, bisogna evidenziare di che tipo di ceppo si tratta.
Sono più di mille le specie di lieviti catalogate, in gran parte nel gruppo degli Ascomiceti, quindi funghi unicellulari.
Come evidenziato anche dalla ricerca CusMiBio “Lievito Mammifero onorario” dell’Università di Milano – Settore Didattico, rispetto agli altri, le cellule di Saccharomyces cerevisiae hanno le stesse caratteristiche generali di eucarioti multicellulari. Il lievito di questo fungo, oltre che da una tipica membrana cellulare, è circondato all’esterno da una parete cellulare piuttosto resistente.
Seguendo l’albero filogenetico il lievito di Saccharomyces cerevisiae è evolutivamente più vicino all’uomo rispetto ad altri eucarioti.
Questa caratteristica ha fatto sì che gran parte delle scoperte scientifiche fatte utilizzando il lievito come organismo modello si sono dimostrate vere anche per i mammiferi, incluso l’uomo.
Tornando alla ricerca sull’estratto ci canapa, i risultati hanno mostrato che per la Cannabis sativa varietà Futura, i semi hanno avuto un effetto antimutageno sul lievito Saccharomyces cerevisiae, con una significativa diminuzione de punto di mutazione, quindi una maggiore protezione del patrimonio genetico cellulare.
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