Sì della Camera dei Deputati alla Cannabis terapeutica-per uso medico
Adesso il disegno di legge sulle “Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis a uso medico” passerà al Senato. Questa mattina è arrivato il sì della Camera dei Deputati alla Cannabis terapeutica: 317 i favorevoli, 40 i contrari, 13 gli astenuti, 357 i votanti su 370 presenti. Erano 120 i deputati stamattina in missione, come comunicato alle ore 8,30 (inizio seduta) dal presidente dell’Assemblea…
Voto favorevole dal Partito Democratico, dal Movimento 5 stelle e da Mdp. Contrari, Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Udc.
Mesi di lavoro con i finali rapporti della Ragioneria di Stato che ha espresso dubbi su alcuni punti. Poi la contesa fra i banchi dei parlamentari, durata da ieri. con chi ha tentato di far rientrare dalla finestra ciò che era stato buttato fuori dalla porta: la legalizzazione della cannabis. Nulla da fare. Ogni emendamento in merito è stato bocciato lasciando il provvedimento alla sua univoca rotta, quello di uniformare a livello nazionale le disposizioni sull’uso terapeutico, le prescrizioni, i compiti dei vari organismi statali e regionali coinvolti.
Purtroppo il dibattito sulla liberalizzazione ha lasciato poco spazio all’approfondimento sull’uso medico e su aspetti della possibile futura legge che andavano e andrebbero articolati meglio, come per il contenuto del comma 3 dell’articolo 6 per l’eventuale produzione supplementare di cannabis terapeutica da parte di altri enti-imprese, oltre a quella già prodotta dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze: non è indicato come definire la natura giuridica delle strutture che eventualmente potranno essere autorizzate alla coltivazione e alla trasformazione della cannabis, i controlli e altri aspetti connessi.
L’importante è stato comunque stabilire la liceità di questo passaggio, se il fabbisogno di farmaci e di materia prima evidenziasse gravi carenze nelle forniture rispetto alle richieste dei malati (come è già oggi), si potrà avviare una produzione e un confezionamento in più siti (come già richiesto da diverse regioni). Sarà però necessario un decreto del ministro della Salute per poter individuare i nuovi siti di produzione e rilasciare il nulla osta: sarà un procedimento lungo e, anche questo, non specificato.
Saranno poi i regolamenti attuativi a fare chiarezza su questo e tanti altri aspetti, cosa non certo confortante visto che mancano ancora quelli relativi alla legge 242 sulla promozione filiera della canapa industriale entrata in vigore lo scorso gennaio.
Tornando alla seduta finale di questo 19 ottobre 2017 conclusasi con il voto favorevole, dalle bocche di molti deputati s’è sentito tutto e il contrario di tutto, molti hanno fatto riferimento a ricerche scientifiche non meglio precisate dimostrando invece una profonda non conoscenza della materia insieme a una direzione di pensiero con evidenti paraocchi ideologici.
Al centro sempre la questione liberalizzazione (già eliminata il giorno prima dalla bocciatura di relativi emendamenti), utilizzata strumentalmente solo per esprimere il voto contrario a questa proposta di legge sulla cannabis terapeutica.
Un primo esempio? L’onorevole Achille Totaro (Fratelli d’Italia) che annunciava il voto negativo del suo gruppo, le sue parole ascoltate e confermate dalla trascrizione stenografica riportata dal sito web della Camera: “(…) già scienziati dicono che è tutto da provare il fatto che la cannabis sia utile nell’uso terapeutico, è tutto da provare, c’è un dibattito aperto nella comunità scientifica nazionale e voi già siete pronti con il provvedimento (…) voglio dire, c’è un dibattito aperto sull’utilizzo terapeutico di questa sostanza, non è vero, come è stato affermato, che è scientificamente provato (…) Ci sono, tra l’altro, altre sostanze che vengono utilizzate in uso terapeutico, tipo la morfina, per quanto riguarda gli oppioidi, che non hanno avuto bisogno, per l’utilizzo a scopo terapeutico, di una legge dello Stato nazionale; sono droghe non legali, quando si tratta di droghe, gli oppioidi nella versione di droghe pesanti come l’eroina, però, per uso terapeutico, sicuramente è l’Istituto nazionale del farmaco italiano, sono gli istituti preposti dal punto di vista sanitario che decidono l’utilizzazione e hanno normato l’utilizzazione di questi prodotti che provengono dagli oppioidi, che sono droghe anche più pesanti di quelle cosiddette leggere, prodotte attraverso la cannabis“.
Continua Totaro: “Allora, voglio dire, perché su questa cosa, invece, si vota una legge in Parlamento? Bastava, se c’è un utilizzo terapeutico, fare come avviene per altre per altre sostanze, e invece no! (…) Ebbene, noi, dal nostro punto di vista, Fratelli d’Italia, che ha sempre creduto invece nella cultura della vita, che i giovani vadano educati a vivere, a vivere perché vale la pena lottare per qualche cosa, noi come destra politica, come Fratelli d’Italia, voteremo convintamente contro questo provvedimento che non porta da nessuna parte, perché non è un intervento che la comunità scientifica richiede, perché il dibattito sull’uso terapeutico della cannabis – ripeto – è aperto e non c’è nessuna soluzione in merito già scontata, e non si capisce perché il Parlamento intervenga su questo. Quindi, chiaramente, era un intervento surrettizio, un intervento in cui, attraverso il cavallo di Troia di questo provvedimento, si cercava di far passare, invece, la liberalizzazione, la legalizzazione, se vi fa più piacere, è la stessa cosa per me, della cannabis e, poi, semmai, per parlare anche delle altre droghe. Ebbene, noi voteremo convintamente contro perché siamo dalla parte, invece, della vita“.
Fra le tante cose da chiedere all’onorevole Totaro, una avrebbe la priorità: lui conosce i possibili e non rari effetti deleteri degli oppioidi usati a scopo terapeutico, al contrario dei farmaci da cannabis che non ne presentano e, di sicuro, non nella rilevanza dei derivati dall’oppio? Questo solo per stabilire un primo punto.
Poi solo alcune citazioni sulle proprietà della cannabis e dei suoi principi attivi? Prove sulla velocizzazione nella ricomposizione di fratture ossee, oppure sul contrasto di alcuni effetti dell’invecchiamento cerebrale o come oppositore alle crisi epilettiche, ottimo per trattamenti del disturbo ossessivo compulsivo, senza dimenticare le terapie del dolore per malati terminali, per chi è sottoposto a chemioterapia e radioterapia, per chi soffre di Sclerosi Multipla, ipertensione, Alzheimer, antagonista di forme tumorali.
Inoltre, questo disegno di legge, nella veste definita alla Camera, persegue una serie larga di scopi che devono riordinare la materia e consentire nuove possibilità ai malati che sono costretti all’uso di questi strumenti medici.
Altro “particolare” esempio, quello dell’onorevole Francesco Paolo Sisto (Forza Italia): “Noi, su questo, non ci stiamo. Diciamo con molta chiarezza: nel rapporto rischi-benefici di questo provvedimento, noi scegliamo il diritto alla salute. Non lo scegliamo perché è una nostra presa di posizione, che deriva da una sorta di rifugio dietro presidi pseudo etici di carattere moralistico, ma, se gli atti devono essere letti, basterà leggere la posizione di Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano, per chiarire un passaggio fondamentale: se vale l’articolo 32 (ndR: della Costituzione – diritto alla salute), la cannabis non fa bene, fa male, è un prodotto nocivo. Dice Garattini: il suo utilizzo aumenta l’incidenza di malattie psichiatriche, soprattutto nei giovani; ha un alto potere cancerogeno, superiore a quello delle sigarette; dà dipendenza, almeno a livello psicologico, e rappresenta una porta d’ingresso verso il consumo di altre droghe; legalizzarla sarebbe un grave errore, ci sono già sostanze dannose, il cui consumo è legale nel nostro Paese, perché aggiungerne altre?“.
Sempre l’onorevole Sisto: “A livello medico la cannabis ha molti effetti collaterali e un’efficacia dubbia, ma qui c’è già il DM del novembre 2015. Allora, se migliorare quella situazione può significare aprire uno squarcio verso la legalizzazione, bene, noi diciamo «no» e diciamo fermamente «no!». E l’Aula ieri lo ha dimostrato, come questa malafede di fondo serpeggi. Questo è un provvedimento che nasce alla Camera, Presidente, ma passerà al Senato e le sorprese, gli appostamenti, i tranelli, le trappole, noi fin d’ora li esorcizziamo con un nostro fermo “no” su questo provvedimento. È certificato che l’hashish e la marijuana aumentano l’incidenza di psicosi e depressione, le droghe cosiddette leggere si accompagnano ad una condotta di vita non salutare, che ne peggiora gli effetti (…) Rischi-benefici. Ci si occupa dell’uso medico, ma il rischio sottostante è molto più grave. Allora, noi preferiamo, Presidente, con molta chiarezza e con molta fermezza, un “no” fermo, un “no” che sia chiaro anche al Paese. Vi è la possibilità di curarsi – diceva bene qualcuno ieri nel dibattito -, si vuole un farmaco, non si vuole una piantagione: la pianta è una cosa, il farmaco è un altra, il dosaggio è un dato, la libertà di dosaggio e di apprensione di queste sostanze è un altro. Ma, illustri amici della maggioranza, il rischio è incombente. Qui siamo di fronte ad una sorta di bomba chimica che può essere innestata ad ogni piè sospinto, con un semplice emendamento. Allora, la fermezza nel dire “no” ad un miglioramento che può essere un clamoroso peggioramento, solo che il vento di un emendamento possa modificare questa struttura, ci porta ad essere fermamente contrari a questo pretesto“.
Per non annoiare chi legge questo articolo, non si inseriranno qui altri interventi di questo tipo (ce ne sono stati diversi) che sono andati nel segno di buttare ciò che di buono può esserci per paura di “cavalli di troia” non specificati, bombe chimiche e favoleggiati dubbi sui benefici della cannabis terapeutica.
Fra gli interventi più lucidi e nel reale merito della proposta che doveva andare al voto, quello dell’onorevole Giuditta Pini (PD) che ha ribadito i punti che saranno riordinati da questa legge, senza stare a tirarla su argomenti che nulla avevano a che vedere col testo.
Per un riassunto fra capitoli dell disegno di legge è da considerare preliminarmente il quadro di oggi sulla disponibilità dei farmaci da cannabis, per questo basta andare a un precedente articolo.
Ecco le voci più evidenti e con elemento di novità contenute nel documento approvato dalla Camera:
- dare criteri uniformi per tutta Italia, senza le differenziazioni regionali oggi esistenti nonché discriminatorie fra pazienti che hanno residenze diverse, garantendo così ai malati equità d’accesso; promozione della ricerca scientifica sui possibili impieghi medici, sull’uso appropriato dei medicinali a base di cannabis; sostegno dello sviluppo di tecniche di produzione e trasformazione per semplificare l’assunzione.
- i farmaci da cannabis prescritti dal medico per la terapia del dolore e per gli impieghi autorizzati dal ministero della Salute, saranno a carico del Servizio Sanitario Nazionale; se prescritti per altri impieghi non saranno rimborsabili; aliquota Iva ridotta al 5 per cento
- previste campagne di informazione, aggiornamento periodico dei medici e del personale sanitario impegnato nella terapia del dolore
- lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze ha come sua competenza la coltivazione della cannabis, la preparazione e la distribuzione alle farmacie; se necessario può essere autorizzata l’importazione di prodotto e la coltivazione presso altri enti, dopo che le regioni (ogni 31 maggio, devono redarre i loro rapporti sul consumo dei farmaci e solo dopo che a livello ministeriale si constaterà la non sufficienza della produzione e disponibilità del prodotto); stanziate risorse per un milione e 700.000 euro
- regioni e province autonome devono monitorare le prescrizioni fornendo annualmente all’Istituto Superiore di Sanità i dati aggregati per patologia, età e sesso dei pazienti sotto terapia di cannabis, nonché quello di comunicare all’Organismo statale per la cannabis il fabbisogno necessario per l’anno successivo
- il medico potrà prescrivere medicinali a base di cannabis per la terapia del dolore e altri impieghi con ricetta che dovrà indicare la durata del singolo trattamento (non oltre i tre mesi a ricetta), la posologia quindi dosi e modalità di assunzione.
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