Da Jesi Canapa Verde, lavoro e lunga esperienza, inventiva, amore per la terra e… Canavì
Alessio Amatori, nome già noto nell’ambiente dei canapicoltori, lui agricoltore a tempo pieno e non come ritaglio di spazio da altro impiego (ci tiene a sottolinearlo). “È l’unico modo possibile per avere il giusto rapporto con la terra e trarne i frutti migliori”, sottolinea. Da Jesi (Ancona) ecco quindi “Canapa Verde“, la realtà agricola creata da Amatori.
Ci si parla, lo si guarda negli occhi e si manifesta subito l’uomo tenace che ha lottato, studiato, sperimentato, che ha tante idee e diverse ne ha già realizzate. Alessio ha il viso di chi lavora all’aperto, stagione per stagione e lo fa con passione. L’ultima idea realizzata in ordine di tempo è quella che ha portato alla nascita di Canavì, il primo vino alla cannabis prodotto in Italia e in Europa, soluzione di gusto ed enologica che, quindi, ha visto i natali nelle Marche.
Una decina gli ettari a canapa suddivisi fra i suoi e quelli di altre due realtà che lavorano in connessione con Canapa Verde. Fra i prodotti messi poi in vendita, olio, farina, biscotti, saponette detergenti vegetali all’olio di canapa e la piadina alla canapa che ha ottenuto il marchio De.Co (Denominazione Comunale) di Monsano (Jesi) secondo il progetto Borgo della Canapa che riunisce coltivatori, trasformatori, aziende artigiane, commercianti riuniti in una rete con al centro questa pianta e i suoi prodotti.
Tutto sempre e solo nel segno della produzione esclusivamente naturale e con filiera corta se non cortissima, utilizzando materia prima solo locale.
Canapa Oggi – Come è iniziato tutto? Da quanto tempo Alessio Amatori è agricoltore?
Alessio Amatori – “Quindici anni fa è partita l’avventura. Prima avevo un altro lavoro, ma la terra è stata da sempre parte della mia famiglia. A quei tempi decisi di dedicarmi a tempo pieno all’agricoltura. Avevo circa trenta ettari e le strutture che erano, appunto, della famiglia. Non ho più smesso. Già allora avevo grande curiosità e interesse per la canapa, anche per la grande tradizione storica e agricola che rappresentò nella nostra zona”.
CO – Quali i momenti più critici che hai dovuto attraversare da quando decidesti di coltivare canapa?
AA – “Li riassumerei nei primi due anni. Non si conosceva nulla, non si sapeva dove sbattere la testa. Poi confrontandomi con realtà locali, col MulinoTrePonti per esempio, per capire meglio come portare avanti la coltura, trarre la farina dai semi. È stata la stessa cosa per molte altre situazioni: s’è fatto quadrato con altri agricoltori, mi sono confrontato con produttori locali e da lì le sperimentazioni”.
CO – Quindi lavoro in solitario e in comune, fare prove, sperimentare. Una conoscenza frutto di personale esperienza.
AA – “È stato anche modo per fare sistema creando una sorta di filiera corta. Prove? Sì, continuamente. Per esempio, dovendo dotarmi di strumenti per la pulizia dei semi e setacciare, ho trovato due reti zincate con fori da uno e tre millimetri. Le ho acquistate, racchiuse in una sorta di cornice. Ebbene, so già che dovrò acquistare una rete da quattro millimetri che si rivelerà più adatta. Comunque la combinazione dei tre vagli mi permetterà di separare i semi più grossi dai più piccoli e offrire confezioni di semi per esempio a chi li vuole utilizzare nelle insalate… visto che me li chiedono tanto per questo utilizzo al piatto”.
CO – Quindi confronto continuo con quanto richiede il mercato e, prima di tutto, con la risposta delle varietà di Canapa Sativa sui terreni di Jesi. Quali varietà ha utilizzato dall’inizio fino a oggi?
AA – “Per Canapa Verde nel corso del primo anno utilizzai la Futura 75. Nel 2016 e nel 2017 ho adoperato la Uso 31. Anche in questo caso sono in continuo scambio di informazioni con chi fa questo lavoro. Preferisco le varietà precoci e di non grande altezza perché ritengo che le energie e la ricchezza della pianta vadano così più a favore dei semi che sono più gradevoli rispetto ad altri. E lo vedo anche dai prodotti finali, come l’olio che è più profumato, più gustoso, con una nota notevolmente inferiore di amaro. Per la stagione 2018 di Canapa Verde ho in programma di sperimentare le varietà Zenit e Kompolti. Utilizzare le precoci mi permette di raccogliere prima ed essiccare i semi all’aria ancora in ottima stagione, senza temere tempo avverso”.
CO – L’idea del Canavì, il vino alla Cannabis Sativa con cui coronare Canapa Verde, come è venuta fuori?
AA – “Come fonte di informazioni e di contatti a me piace molto Twitter, molto di più che Facebook. Leggevo spesso di questi produttori di birra alla canapa, ma non bevendo birra mi sono detto, “perché non tentare col vino?’. Così mi sono consultato con Andrea Pieralisi della Monte Schiavo che produce Verdicchio. È arrivato un loro giovane e bravo enologo, Simone Schiaffino, ha preso alcune piante e se l’è portate per studiare la realizzabilità dell’idea. Per farla breve, non è stato immediato capire quanto fiore di canapa utilizzare in percentuale e per quanto tempo tenerlo in infusione. Per portare avanti il processo abbiamo racchiuso le infiorescenze in tessuto-non tessuto simile a quello delle bustine del tè. Dopo vari tentativi la migliore e vincente proporzione si è rivelata quella al 4 per cento, come dire 4 grammi di infiorescenze per litro di vino. La prima volta che abbiamo aperto una di queste botti s’è sprigionato un profumo favoloso. Invito alla prova olfattiva e al palato”.
CO – Criticità della filiera della canapa oggi?
AA – “Ci sono diversi punti e ne cito solo alcuni. Fare canapa dando per scontati gli elementi di base è l’atteggiamento da evitare in assoluto. Serve esperienza. Mancano poi gli strumenti giusti a cominciare da quelli più elementari e qui bisogna agire d’ingegno spesso facendo da soli. Poi sui processi di trasformazione, altra nota dolente a cominciare dalla produzione di olio: l’assurdo è che se a un laboratorio io porto semi di girasole per la spremitura, mi si fa un prezzo; se porto semi di canapa, mi si chiede il doppio, circa 100 euro a quintale. C’è una forte speculazione sul tema canapa. Poi sono ancora poche le realtà che fanno vera spremitura a freddo. Critica la totale assenza di una filiera di trasformazione”.
CO – E le infiorescenze la cui commercializzazione sta attraendo tanti?
AA – “Questa cosa ha sballato tutto il settore. Già era difficile fare filiera, ma questo buttarsi sulla commercializzazione delle infiorescenze sta mettendo in crisi i cardini della canapicoltura e della connessa trasformazione, quindi farina e olio. Voglio vedere come si andrà a finire”.
E per chiudere in bellezza, i prodotti Canapa Verde oltre l’olio, la farina, il Canavì e le piadine alla canapa: biscotti artigianali con farina tipo 00 e farina di canapa 7% come i Pan Gocciole con cioccolato, i Cantucci con Mandorle, Pan Pescatore con uvetta, poi la pasta a base di semola di grano duro integrale macinata a pietra coltivata nelle Marche e farina di canapa 5%, pasta che è prodotta artigianalmente a essiccatura lenta e a bassa temperatura (penne, sedani, strozzapreti, tagliatelle anche all’uovo), infine anche confezioni contenenti infiorescenze, semi e foglie di canapa, raccolti ed essiccati naturalmente.
Canapa Verde
azienda agricola
Via San Martino, 20
60035 Jesi (Ancona) – Italia
telefono: +39.3476224672
spazio Facebook: www.facebook.com/canapaverde/
e-mail: info@canapaverde.it
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