Fracta Sativa UniCanapa a Frattamaggiore il 2 dicembre per i 20 anni dal “felice ritorno” della canapa
Vent’anni fa la canapa veniva riscoperta nei palazzi del governo nazionale grazie all’opera del professore Sosio Capasso, fondatore nel 1978 dell’Associazione Culturale Istituto di Studi Atellani. Così l’Associazione Fracta Sativa UniCanapa a Frattamaggiore (Napoli) intende celebrare quel momento e quel personaggio che fu determinante per il riaffacciarsi della canapicoltura italiana dopo ani di ostracismo assoluto.
Il tutto collaborando proprio con l’Istituto di Studi Atellani. Appuntamento per il 2 dicembre 2017 con questo determinante paragrafo di storia moderna della canapicoltura, non conosciuto ai più. Evento che si svolgerà dalle ore 10 alle 12 nella Sala consiliare di Frattamaggiore “Città della Canapa”.
La descrizione di quanto avvenne nel 1997 come ultimo passo di un processo che diede il via alle prime norme pro-canapa e come primo riavvio della canapicoltura, è ben espressa dall’avvocato Nicomede Di Michele, presidente di Fracta Sativa, in un racconto che lo accomuna allo stesso Istituto Atellano.
“Giusto vent’anni fa l’Italia veniva interessata da un provvedimento ministeriale che, senza dubbio, segnò l’inizio di una nuova era: la ripresa della coltivazione della canapa – scrive Di Michele – A rendere possibile quella svolta contribuì in maniera determinante e caparbia un cittadino di Frattamaggiore, il preside Sosio Capasso, fondatore nel 1978 dell’Associazione Culturale Istituto di Studi Atellani, oltre che, alcuni anni prima, della Rassegna Storica dei Comuni, nonché autore di numerosi saggi, tra cui due proprio sulla canapa”.
I due organismi che stanno dando vita all’appuntamento del 2 dicembre 2017 “vorrebbero sottolineare quel momento storico che tanto ha coinvolto l’Italia tutta fermando l’attenzione della collettività locale e nazionale sull’importanza di quel momento storico dove la città di Frattamaggiore è stata protagonista indiscussa. L’idea che l’utilizzo della canapa potesse costituire ancora una grande opportunità di lavoro non ha mai abbandonato il Capasso il quale, proprio con l’Istituto di Studi Atellani, condusse per un ventennio una lotta per il suo ritorno, coinvolgendo nell’impresa il Consiglio Nazionale delle Ricerche”.
Il lavoro preliminare di ricerca fu impegnativo e molto complesso, “vennero raccolti e analizzati una infinità di dati statistici – prosegue la descrizione – esaminata la società atellana (che comprendeva i comuni della provincia di Napoli e Caserta) sotto il profilo storico-sociologico, mentre dal lato agricolo la studio riguardò gli aspetti economici e commerciali del possibile ritorno della coltura. Oggi, come allora, quei saggi rappresentano per i giovani universitari, cultori e amanti della materia, vere pietre miliari di indiscussa autorevolezza”.
Tutta questa opera diede frutto quindi a un primo saggio firmato da Sosio Capasso, pubblicato nel 1994 e intitolato Canapicoltura e sviluppo dei Comuni atellani.
“Più tardi”, come lo stesso Capasso racconta nel secondo saggio dal titolo Canapicoltura passato presente e futuro (2001), l’autore di quest’opera prese “contatto con il ministro delle Politiche Agricole del tempo, On. Avv. Michele Pinto, al quale presentava un’ampia relazione ed otteneva il suo interessamento”.
Il 4 dicembre del 1997, lo stesso ministro Pinto inviò a Sosio Capasso una lettera nella quale, dando seguito alla promessa fattagli con una precedente nota del 15 ottobre, gli comunicava che, in data 2 dicembre erano state firmate le disposizioni “che permetteranno (ndR: citazione testuale), nel corso della prossima campagna di coltivazione, l’avvio di un programma di graduale reintroduzione della coltura nel nostro sistema agricolo”.
A quella lettera era stata allegata la circolare n. 0734 del 2 dicembre 1997 diretta agli assessori regionali dell’Agricoltura.
Grazie a questa disposizione già da allora si consentiva ai canapicoltori italiani di poter beneficiare del regime di aiuti comunitari per il lino tessile e la canapa come da regolamento (CEE) n. 1164/89 e successive integrazioni, aiuti economici che fino a quel momento erano stati vietati proprio per la “contemporanea applicazione della disciplina sugli stupefacenti e sostanze psicotrope di cui al DPR 9 ottobre 1990 nr. 309 e la conseguente azione degli Organi di Controllo”.
Questo percorso, diretto a restaurare in Italia la canapicoltura, era stimolato dalla crescente domanda da parte dei diversi utilizzatori industriali e dalla ripresa di coltivazione in alcuni paesi europei come la Francia, l’Olanda, il Regno Unito, la Repubblica Federale Tedesca, e altri.
Come scrive l’avvocato Nicomede Di Michele, dall’emanazione di quel provvedimento ci sono voluti circa vent’anni di gestazione per vedere ripartire in modo apprezzabile il settore: “I pochi ettari autorizzati per la coltivazione sperimentale, con limiti burocratici non più immaginabili, oggi sono divenuti migliaia e su tutto il territorio nazionale. Dal 2012 l’idea canapa esplode letteralmente con la nascita di associazioni culturali e di attività imprenditoriali, sorrette inizialmente dal ricavato della coltivazione di qualche ettaro”.
Tutto questo divenire del settore e i suoi primi veri passi rappresentano oggi quello che Sosio Capasso si augurava nel finale della premessa a Canapicoltura passato presente e futuro, “la canapa, accolta con tanto favore, possa riaffermarsi e, specialmente nel nostro Sud, essere, con tecniche nuove e moderne, fattore di un positivo sviluppo economico, motivo della creazione di tanti nuovi posti di lavoro”.
L’ulteriore passo normativo, il più recente, la legge 242/2016 per iniziare a disciplinare e a promuovere la filiera della canapa industriale, poi i provvedimenti regionali come la legge numero 5 del 2017 voluta dalla Regione Campania.
Così l’Istituto degli Studi Atellani e l’associazione Fracta Sativa UniCanapa vogliono far rivivere quel momento storico di vent’anni fa quando furono protagonosti fondamentali il professore Sosio Capasso e l’allora ministro Michele Pinto.
Per l’occasione del 2 dicembre l’Associazione e l’Istituto, a compimento della giornata, faranno riscoprire il busto del preside Capasso.
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