Canapa e grani antichi a Caltagirone, la tradizione agricola e di sapori al Molino Crisafulli
Tradizione agricola che continua da circa un secolo e si arricchisce mettendo insieme colture caratterizzanti della Sicilia. Così grazie al Molino Crisafulli Società cooperativa agricola, canapa e grani antichi a Caltagirone si uniscono in un felice matrimonio di gusto.
La Trinacria è ben nota per il suo patrimonio di cereali caratteristici, frutto di un patrimonio plurisecolare di sementi, riscoperto negli ultimi anni per dare vita a prodotti finali di pregio. La canapa è stata messa letteralmente in campo da tre anni per Molino Crisafulli e ne sono venuti fuori ottimi traguardi.
A raccontare tutto è Giuseppe Sammartino che insieme al padre Gaetano prosegue nella cura dei campi e del processo di trasformazione anche attraverso l’Azienda Agricola Giuseppe Sammartino. Presto si aggiungerà il fratello di Giuseppe, Francesco, ingegnere a Milano, deciso in un suo ritorno alla terra calatina: dopo 20 anni di posto fisso cambierà vita e punterà tutto sulla campagna siciliana e sulla canapicoltura.
Canapa Oggi – Vediamo di dare una pennellata di storia per un quadro sulla vostra realtà. Origini, tradizione e quant’altro.
Giuseppe Sammartino – “Il Molino Crisafulli, che si trova nel quartiere San Francesco di Paola di Caltagirone, è un mulino storico risalente ai primi del 1900, poi ristrutturato nel 1951 dai fratelli Crisafulli che lo dotarono di nuovi macchinari. Nel territorio è sempre stato sinonimo di produzione qualitativa e di continuità lavorativa e aziendale. Nel 1987 lo acquisì la mia famiglia grazie alla nostra cooperativa. Da allora lo curiamo ed è rimasto con quegli stessi macchinari perfettamente all’opera: è uno dei più antichi mulini industriali ancora funzionanti. La cooperativa agricola viene rifondata nel 2009 apportando all’impianto alcune modifiche: tra queste, l’inserimento di un mulino con macina a pietra per la produzione delle farine integrali. La realtà di famiglia nasce invece come azienda cerealicola seguendo una delle vocazioni principali della Sicilia”.
CO – Come è avvenuto il passaggio alla canapa?
GS – “Circa sei anni fa a mio fratello Francesco, ingegnere civile laureto a Milano, venne l’idea di provare a coltivare canapa. Perché non riproporla nelle campagne sicule? Inizialmente avemmo contatti con Assocanapa, ma siamo finalmente riusciti a collaborare bene solo a fine 2015. Finalmente è arrivato il seme, un Futura 75 facendo una prova su un ettaro scarso. All’epoca ricavammo circa 350 chili di seme secco e vagliato. Riuscimmo pure a chiudere la filiera producendo farina e olio grazie al mulino. Iniziammo anche a produrre pasta unendo farine da grani antichi e da canapa. Fu una grande soddisfazione. Non riuscimmo ancora a fare il decorticato. Da sottolineare la collaborazione con il professore Paolo Guarnaccia della facoltà di Agraria dell’Università di Catania, dipartimento Di3a, che ringraziamo per il lavoro che abbiamo fatto con le strutture dell’Ateneo”.
CO – Poi l’evoluzione, l’espansione della semina e l’arricchimento di prodotti.
GS – “Quest’anno abbiamo aumentato a tre ettari, tutti dedicati alla canapa, uno di questi dedicati alla raccolta di infiorescenze, decisione presa prima del boom di EasyJoint perché ci eravamo accorti di un certo spostamento del mercato proprio in questa direzione. Abbiamo utilizzato sempre Futura 75 e alla fine abbiamo ottenuto oltre 800 chili di seme secco e vagliato oltre a circa 250 chili di infiorescenze. La qualità dell’olio ha raggiunto un livello ancora maggiore perché, forti dell’esperienza precedente, siamo riusciti a pulire meglio il seme appena raccolto anticipando questa fase e liberandolo con maggiore efficienza da canapulo e foglie che avrebbero favorito un certo passaggio di terpeni nel seme: all’immediato assaggio dell’olio determina una decisa persistenza del sapore e un sentore di amaro e piccantezza. Quindi quest’anno, velocizzando la vagliatura e la pulizia, si può dire una prima pulitura contestuale alla trebbiatura, migliorando pure l’essiccazione, abbiamo ottenuto un olio che ha una delicatezza e una pulizia al gusto veramente unici. Sul fronte infiorescenze queste invece ci sono necessarie non solo per vendita, ma anche per la produzione di birra”.
CO – E il settore canapa in Sicilia? Situazione, prospettive, l’effetto della siccità 2017?
GS – “In tutta la Sicilia nel 2016 a canapa c’erano circa 10 ettari. Quest’anno si è arrivati a oltre 60. Il settore è in evoluzione. L’annata 2017 è stata molto secca e ha avuto ripercussioni, ma noi ci siamo salvati. Sottolineo che a chiunque intenda iniziare a fare canapa ripeto sempre di portare avanti un primo tentativo limitato: un ettaro va più che bene per capire come reagisce la pianta e come riuscire a gestirla. Solo successivamente si può ampliare la coltura grazie all’esperienza diretta acquisita. Purtroppo molti si mettono a coltivare canapa senza aver prima curato in terreno nemmeno due cipolle. Purtroppo, col discorso infiorescenze molti ci si stanno buttando a capofitto, ma nel 2018 prenderanno grandi cantonate. In più, come forte consiglio dico sempre a tutti di chiudere la filiera, di arrivare al prodotto finito, magari fare trasformare la materia prima a terzisti e poi mettere il proprio marchio sul prodotto finale. Solo questa filosofia può funzionare se si vuole guadagnare qualcosa: non si può essere solo produttori di seme perché ci si rimette”.
CO – Quindi conoscenza, know-how agricolo, capire come si comporta la canapa a seconda dei terreni, altitudini. Altrimenti è il disastro.
GC – “Noi stessi stiamo continuando a imparare, Quest’anno, per esempio, siamo passati dai precedenti terreni che erano misto-argillosi a una tipologia calcarea. Bisogna capire fino a dove ci si può spingere. Poi qui in Sicilia, come si dice in gergo, i terreni isolani cambiano da palmo a palmo. La canapa deve essere proposta in regime asciutto. Il territorio ha terreni con strutture fortemente dissimili anche a brevissima distanza. Si deve sperimentare di continuo”.
CO – Anche il marchio e la denominazione del prodotto hanno un ruolo chiave. Mi viene in mente il nome delle vostre confezioni di infiorescenze: Futtitinni.
GC – “Sì, verissimo. In questo caso l’idea nacque seguendo il caso e una precisa linea di pensiero. L’anno scorso delle signore mi chiesero: ‘Se uso questi fiori per una tisana che vantaggio danno?’. Io risposi: ‘Ha presente quando suo marito la fa arrabbiare? Allora lei si fa una tisana e se ne fotte, se ne frega‘. Da lì, da un momento di divertimento, di risate, è venuto fuori il nome ‘Futtitinni‘ per le confezioni dei nostri fiori. Spesso sono momenti particolari e di confronto con la gente che fanno nascere idee sfiziose ed efficaci”.
Ricapitolando, buste e barattoli di infiorescenze da Futura 75 Futtitinni, la Birra C. Bidì, l’olio U Primu, semi di canapa siciliana Semmenta, farina di canapa, la Pasta Margherito alla canapa e la Pasta Margherito integrale alla canapa trafilate al bronzo e a lentissima essiccazione. Questo per quanto riguarda la produzione da canapa industriale e suoi abbinamenti.
La Molino Crisafulli ha iniziato a vendere molto al dettaglio e continua a farlo, ma a questo ha aggiunto la vendita online grazie al suo sito web. In questo modo i prodotti sono sbarcati anche in luoghi lontani del Continente, come a Milano o a Savona, naturalmente molto gettonate sono le confezioni di fiori, ma non solo.
La “Pasta Margherito” è anche nelle varianti di sola semola e integrale. Il grano duro utilizzato è solo della varietà Siciliana Margherito, prodotto dall’azienda agricola in Contrada Selvaggio agro di Caltagirone. Il tutto senza uso di concimi chimici e diserbanti, stessa filosofia di coltura seguita per la canapa.
La materia prima viene trasformata in pasta dall’azienda grazie ai pastifici artigianali Trinacria di Niscemi e Sfillas di Grammichele.
Tanto per descrivere il mulino seguendo le parole della stessa azienda, questo è basato su “quattordici passaggi, si sviluppa verticalmente su sei piani e funziona grazie ad un complesso gioco di pulegge, cinghie, nastri trasportatori ed ingranaggi. I macchinari che si trovano all’interno della struttura sono ancora perfettamente funzionanti, considerando che si tratta di tecnologia del dopoguerra. Le macchine utilizzate sono marchiate Officine Reggiane industrie specializzate in molini, pastifici, mangimifici e in altri settori“.
A fornire la preziosa materia prima sono in gran parte i soci della Cooperativa.
Tra gli altri prodotti commercializzati dalla Molino Crisafulli, la semola integrale macinata a pietra di Timilia, semola integrale macinata a pietra di Margherito, semola per pastificazione, semola rimacinata per panificazione, semola per Cous Cous (o ‘Ncucciata) , Cuccìa (grano duro semiperlato), granotto di cuccìa (tipo burghul), farina di ceci macinata a pietra, farina di cicerchia macinata a pietra. In più, alimenti zootecnici come crusca, cruschello, farinaccio, farinetta e granotto.
Molino Crisafulli Società Cooperativa Agricola arl
via circonvallazione, 288
95041 Caltagirone – Sicilia – Italy
telefono: +39.0933.22202
e-mail: info@molinocrisafulli.com
pagina Facebook: www.facebook.com/molinocrisafulli/
sito web: www.molinocrisafulli.com
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