Il bando statale delle polemiche per trovare cannabis terapeutica: alla ricerca spasmodica di materia prima
Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze deve fare ricerca e produrre il farmaco da cannabis, l’unico oggi autorizzato in Italia. Così è emerso il bando statale delle polemiche per trovare cannabis terapeutica, ben cento chili da scovare tramite gara.
La stessa gara è stata suddivisa in tre lotti, il primo da 75 chili (THC 22% e <1% CBD), poi quello da 10 chili (THC 8% e CBD 8%) e infine da 15 chili (THC < 1% e CBD 8-10%), con stanziamento pari a 573.770 euro al netto dell’Iva.
Il bando è stato pubblicato dall’Agenzia Industrie della Difesa. La verifica delle offerte scadrà il 10 gennaio, mentre la firma è prevista per il 21 febbraio.
La Pedanios GmbH (import-export e distribuzione in UE di cannabis medica, acquisita dalla canadese Aurora Cannabis Inc. grande produttrice di cannabis medica) dovrebbe assicurarsi la fornitura. Altre due concorrenti non sono più in gara, una non ha presentato il materiale richiesto, l’altra è stata esclusa: si tratta della Spektrum Cannabis GmbH (la cui documentazione ha presentato una grave irregolarità essenziale non sanabile con il soccorso istruttorio) appoggiata e legata alla Canopy Growth Corporation (Canada). Il tutto è stato scritto nel verbale (documento pdf) del ministero della Difesa – Direzione generale dell’Agenzia Industrie della Difesa, relativo a questa prima fase del bando.
La Pedanios però non ha inviato un incartamento impeccabile: non ha presentato la certificazione GMP o equivalente della ditta Iotron Industries (Canada) responsabile del processo di irraggiamento. Tutto può essere risolto tramite soccorso istruttorio se la società risponderà inviando quanto mancante.
La reazione alle modalità della gara, precedente a questa fase di verifica delle offerte, è giunta da Federcanapa, la Federazione italiana canapa. Lapidaria la risposta dal ministero della Salute.
Dove sta il punto che ha scatenato questa reazione?
Attualmente nessuno in Italia, con esclusione dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, ha o può avere un’autorizzazione per la “coltivazione” di cannabis medica-terapeutica-medicinale. Il che vuol dire che la gara è aperta alle sole realtà estere.
La cosa è stata fatta ben presente in una missiva spedita da Federcanapa a Beatrice Lorenzin, ministro della Salute e, per conoscenza, al Direttore Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico e al Dirigente Ufficio centrale Stupefacenti.
Il testo della lettera di Federcanapa
Gent. Ministro,
Federcanapa opera dal 2016 col principale obiettivo di promuovere e supportare tutte le attività che riguardano la canapa coltivata sul territorio nazionale, purché ammesse dalla legge.
Nel 2015 è stato avviato il biennio di sperimentazione sulla Cannabis medicinale e ciò ha indotto numerosi operatori, non solo del settore agricolo, a valutare l’opportunità di poter coltivarla nella propria azienda. Federcanapa si è sempre limitata a confermare che solo a seguito di autorizzazione ministeriale sarebbe stato possibile coltivare la Cannabis a uso medico.
In questi giorni è stato pubblicato un bando, da parte dell’Agenzia industrie della Difesa, per l’acquisto sul mercato di 100 kg di Cannabis medicinale. A quanto risulta a questa Federazione, nessuno tranne lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze ha l’autorizzazione a coltivare la Cannabis medica in Italia e di conseguenza nessuno al momento in Italia è nelle condizioni di partecipare al bando in questione. Pertanto a tutte le aziende agricole o agli imprenditori italiani dei vari settori viene negata l’opportunità di sviluppare conoscenze, competenze e attività su questo settore. Ed è anche discutibile è una spesa pubblica di quasi 600.000 euro per finanziare aziende estere che in tal modo avranno ancora più vantaggi rispetto a chi in Italia sarebbe già disposto ad avviare questa attività, che sarà sempre più necessaria per la vita di numerose persone affette da gravi patologie di vario genere.
Troviamo quindi inopportuno, e in qualche modo lesivo degli interessi nazionali, continuare a negare la possibilità dell’avvio e sviluppo di attività che, se ben regolate e controllate, possono rappresentare una significativa opportunità economica per diverse imprese del nostro Paese, a partire dalle aziende agricole.
Dal momento che la decisione di concedere autorizzazioni alla coltivazione di Cannabis a uso terapeutico, in base al DPR 309/90 art.17, spetta unicamente al suo Ministero, Le chiediamo se non ritiene opportuno ampliare quanto prima tali autorizzazioni, possibilmente coinvolgendo territori di diverse regioni, in modo da consentire una circolazione di conoscenze e di risorse in diversi contesti italiani.
Certi della Sua attenzione, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti
Beppe Croce
Presidente di Federcanapa
Rachele Invernizzi
Vicepresidente di Federcanapa
Lapidaria la risposta giunta dalla Direzione generale dei farmaci e dei dispositivi medici – Ufficio VII/Ufficio Centrale Stupefacenti del ministero della Sanità, una lettera che liquida in poche righe la questione mortificando la filiera della canapa italiana. Semplificando con poche parole il pensiero ben palese in quei soli 397 caratteri di risposta, è come se avesse scritto “non c’entrate, non è materia vostra”.
Ecco il testo:
In riferimento alla nota allegata, pervenuta in data 14 dicembre u.s., si forniscono i seguenti chiarimenti. Il prodotto oggetto del bando di importazione è di grado farmaceutico e non proviene da agricoltura tradizionale, ma da coltivazioni indoor (non su campo aperto).
Si tratta di un sistema di coltivazione diverso, che non riguarda la coltivazione di canapa industriale ed i suoi coltivatori.
Il direttore dell’Ufficio Centrale Stupefacenti
dott.ssa Germana APUZZO
Una sottolineatura fuori luogo quella contenuta in questa risposta.
Le associazioni, federazioni e la filiera italiana della canapa sanno che la cannabis terapeutica è frutto di coltivazioni indoor. La questione posta da Federcanapa era altra: date le necessarie autorizzazioni anche ad aziende ed enti italiani così queste potranno interessarsi alla produzione di cannabis terapeutica (in coltivazioni indoor) senza che il sistema farmaceutico-sanitario italiano debba forzatamente utilizzare (e pagare) il prodotto estero.
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