Foggia, Parco Urbano Archeologico Campi Diomedei con un’area a copertura sistema Gridshell in Canapa
Un grande progetto ha preso il via per la sua realizzazione in quel di Foggia. Uno spazio verde di circa 23 ettari, il futuro Parco Urbano Archeologico Campi Diomedei con un’area a copertura sistema Gridshell in Canapa. Quest’ultima proteggerà la parte archeologica con i resti di un villaggio trincerato del Neolitico.
In questa fine di febbraio 2018 il taglio del nastro per l’inizio dei lavori, dopo una lunga attesa per il completamento dell’iter burocratico, il finanziamento dell’opera, i rilievi topografici e archeologici, prospezioni magnetometriche, indagini geognostiche e rilievi fotogrammetrici con i droni.
Il tutto prima di dare l’avvio al modellamento dell’area assicurandosi che non fossero presenti altri rinvenimenti del passato nascosti nel terreno.
Il “cammino” che ha portato all’avvio del lavori è iniziato nel 2008 con il Concorso internazionale di idee bandito dal Comune di Foggia sul parco regionale.
Il progetto è stato siglato a fine 2015 dallo stesso Comune e dalla Regione Puglia.
Dopo l’ultimo nulla osta sella Sprintendenza arrivato alcune settimane fa, a inaugurare l’inizio della realizzazione, Franco Landella, sindaco di Foggia, il tecnico Gaetano Centra, poi Ugo Fragassi a capo dell’unione di imprese e il geometra Leo Pietrocola che ha curato gli ultimi calcoli e i rilievi topografici.
Campi Diomedei con un’area a copertura sistema gridshell in Canapa. Cosa è? Dove è già stata realizzata?
Questa particolare volta a celle, di solito realizzata in materiali naturali come il legno, somiglia a una rete di poligoni che permette di dare alla struttura forme e curvature anche molto ardite e artistiche.
Come sottolineato da Gridshell.it dell’architetto e professore Sergio Pone, le strutture di questo tipo devono coniugare diverse caratteristiche, essere “leggere, per la loro capacità di raggiungere grandi campate con un uso economico ed ecologico dei materiali”.
Sono strutture – sottolineano – che ibridano il comportamento strutturale del guscio (shell) con quello del graticcio (grid).
Si “tessono” in piano e poi si forzano ad assumere la loro forma finale, attraverso la flessione delle bacchette e la deformazione delle maglie, che da quadrate prendono la forma del rombo.
Una volta formate, si procede alla posa degli irrigidimenti diagonali, cavi metallici o altri elementi lignei, che gli attribuiscono la necessaria rigidezza.
Le più importanti fino a oggi costruite sono a Ostuni (Brindisi) nel 2007, a Lecce nel 2010, a Napoli e a Selinunte (Trapani) nel 2012.
In un primo momento per la copertura da utilizzare nei Campi Diomedei a protezione dei resti di un antico villaggio databile fine del VI – inizi V millennio a.C., era stato ipotizzato di tirare su una volta in ferro antichizzato, il Corten o weathering steel, acciaio bassolegato (nessun elemento inserito nella lega ferro/carbonio va oltre il 5%) o acciaio patinabile.
Poi architetti e archeologi hanno suggerito la Canapa al posto del metallo. La cupola sarà quindi realizzata in canapa come da ultime decisioni, materiale naturale che si sposa perfettamente con lo spirito del Parco.
Questa dei Campi Diomedei sarà la cupola Gridshell più grande d’Italia.
Il Parco Urbano Archeologico Campi Diomedei: alcuni dettagli
L’area protetta dalla cupola tecnologica realizzata in Canapa servirà, come già scritto, a tutelare i resti di un villaggio del Paleolitico che era in parte circondato da un fossato.
Tutta l’area verde faceva parte di quella che una volta era la superficie attorno all’ex Galoppatoio.
Storicamente, come descritto dall’Associazione Temporanea di Imprese Ati che ha iniziato a riqualificare l’area, il nome deriva dalla regione compresa tra Canosa, Canne e il fiume Aufido.
Si tratta del luogo dove avvenne il sanguinoso scontro (2 agosto del 216 a.C.) tra romani e cartaginesi nella Seconda guerra punica, segnando la sconfitta dell’esercito capitolino guidato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone, grazie al genio militare del comandante cartaginese Annibale Barca.
Il completamento dell’area è previsto per aprile 2019. A guidare l’Ati è Ats Monte Maggiore fondata nel 1988 da Ugo Fragassi che ne è amministratore unico e direttore tecnico.
Il Parco sarà un grande polmone verde, in parte dedicato alla valorizzazione delle razze equine e all’ippoterapia grazie anche a stalloni murgiani che oggi sono ancora ospitati nell’area. Sarà anche un contenitore sociale e per iniziative di approfondimento, avrà passaggi di accesso agli scavi archeologici, percorsi pedonali e ciclabili.
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