Una circolare del ministro Salvini bandisce la Cannabis Light con THC oltre lo 0,5%
Quindi è da sequestrare la Cannabis Light che non risponda al requisito appena stabilito ed è da trattare come stupefacente. Il tutto con precise responsabilità da addossare a chi la dovesse commercializzare materiale con principio psicotropo THC oltre la soglia indicata. È un vero e proprio vademecum per le Forze dell’Ordine espresso in una circolare del ministero dell’Interno dove il capo dicastero Matteo Salvini bandisce la Cannabis Light con THC oltre lo 0,5% etichettandola come stupefacente.
Link alla Circolare – Cannabis light, limitazione del ministro dell’Interno, Salvini – Un provvedimento emanato il 31 agosto ma reso pubblico solo l’11 settembre e che potrebbe stare alla base anche della rinnovata ondata di controlli operate dalle forze di polizia.
Anche se c’è da considerare che proprio all’esplodere del fenomeno Cannabis Light-Legale, polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno amplificato le loro azioni per comprendere appieno cosa fosse coltivato e venduto sotto quella etichettatura e con la temporanea dicitura “uso tecnico”.
Purtroppo le “zone grigie” lasciate dalla Norma oggi lasciano troppo spazio all’interpretazione di molti passaggi, da qui anche l’alzarsi del polverone e delle azioni.
Sequestri numerosi in quest’ultimo anno, conclusisi praticamente sempre con assoluzioni, come specificato da Luca Marola fondatore di EasyJoint.
Casi-esempi citati anche nella lista delle azioni di controllo e sequestri inserita nella stessa circolare ministeriale, ne compaiono alcuni in cui le analisi hanno evidenziato valori superiori a quanto adesso indicato nella circolare (0,58% di THC in 18,2 chili di infiorescenze sequestrate l’8 febbraio a Ponte Chiasso, vicino al valico autostradale Como-Brogeda: materiale dichiarato sotto profilo tecnico amministrativo come non commercializzabile “ricadendo anche se solo formalmente nella definizione del D.P.R. 309/90“).
Da considerare che la norma italiana stabilisce la concentrazione di THC a un massimo dello 0,5% oltre il quale la cannabis deve essere considerata alla stregua di un qualsiasi altro stupefacente.
Gli esempi elencati in circolare sono dieci e in uno viene menzionato l’episodio del 30 marzo 2018 ad Avellino: sequestro di 2,6 chili di infiorescenze suddivise in bustine all’interno di un’azienda di commercializzazione. La titolare del negozio è stata denunciata per violazione dell’articolo 15, commi 5 e 82 del testo unico 309/90. Secondo quali presupposti? Come scritto dal ministero riportando il rapporto del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Avellino, la legge 242/2016 disciplinerebbe “esclusivamente la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa e non già la libera commercializzazione delle infiorescenze della stessa, anche se risultino contenere un principio attivo in linea con quanto stabilito dal legislatore“.
La legge 242 prescrive come limite per la concentrazione di THC la soglia dello 0,2%, ma (semplificando il concetto) questo viene innalzato fino allo 0,6% per non addossare alcuna responsabilità al coltivatore-canapicoltore dovuta a processi naturali di coltura (quindi, non per consentire la commercializzazione del prodotto).
Sul contenuto della circolare con la quale Salvini bandisce la Cannabis Light con THC oltre lo 0,5%
L’impostazione più restrittiva viene appunto applicata proprio all’intero comparto del commercio che ha a che fare con la Cannabis Light-Legale, quindi dai grossisti ai negozianti. Pugno duro sul prodotto che non dovesse rispettare i limiti e, ancora di più, non dovesse derivare da varietà di Canapa industriale certificate secondo l’apposito catalogo europeo. In questi due casi deve essere considerata come stupefacente e applicato quanto previsto dal testo unico 309/90.
Sanzioni da far rientrare in quella che è la normativa antidroga.
Quelli che la circolare evidenzia sono in particolar modo quei casi in cui i prodotti vengono venduti per essere fumati o dove sia facile questo equivoco, tanto che il testo sottolinea come l’infiorescenza non può essere piazzata sul mercato “per consumo personale attraverso il fumo o altra analoga modalità di assunzione”.
Non si parla solo di infiorescenze, ma anche di oli e resine e qualsiasi altro prodotto derivato dalle prime.
Secondo il dispositivo emanato dal Viminale, le infiorescenze della canapa con concentrazione superiore allo 0,5% rientrano tra le sostanze stupefacenti. Le forze dell’ordine possono procedere al sequestro “sulla base dell’esito positivo del narcotest”.
Per i commercianti, oltre al naturale sequestro della merce, è prevista la denuncia a piede libero. In aggiunta è stata disposta anche la segnalazione al Prefetto dei consumatori, coloro che vengono trovati nei negozi ad acquistare Cannabis Light o trovati anche fuori con questo prodotto.
Le reazioni
Quel che adesso sta accadendo spinge le diverse realtà del settore a chiedere urgentemente un incontro con i vertici dello stato e i capi dicastero coinvolti per competenza.
“Auspichiamo un incontro da cui possano nascere delle linee guida su produzione e messa in commercio delle infiorescenze – ha detto a La Stampa Benedetto Croce, presidente di FederCanapa – Fenomeno che per l’intero settore agricolo è oggi vitale ossigeno”.
“Bene risolvere il problema del fumo – ha sottolineato Margherita Baravalle, presidente di Assocanapa – ma si deve affrontare subito il problema degli altri prodotti, come alimenti, cosmetici e oli”.
a quando una raccolta di firme organizzata dalle associazioni per abrogare le inutili restrizioni di legge e liberallizzare il consumo della canapa?
BELLA E COMPLETA L’ESPOSIZIONE DELLA CIRCOLARE DI SALVINI Senza il benché minimo cenno ad argomenti concreti tipo il fatto che le persone che acquistano legalmente nei smartshop confezioni di erba leggera, non fanno altro che togliere risorse finanziarie al volume d’affari della criminalità organizzata che detiene il controllo assoluto sul commercio della droga illegale.
Come confermato da recenti studi che hanno evidenziato come l’incremento delle vendite di erba legale tolga capitali alle mafie che gestiscono il mercato illegale degli stupefacenti.
direi a mai Paolo, non abbiamo bisogno di drogarci per vivere felici sopratutto se usiamo la canapa per fare case ecosostenibili, tessuti, cibo sano ecc ecc che sia nel modo giusto 🙂